domenica 24 gennaio 2021

1° Urban Kangeiko

 Milano 23.01.2021

 

Io scrivo parole, ma non sono uno scrittore né un oratore, anche se, lo ammetto, zitto non so stare.

Con la voce, con le parole sparse nell’aria o fissate su un foglio mi piace comunicare, ma è di corpo che prediligo dialogare, con cui scelgo di confrontarmi e una mia personale strada cavalcare.

Ed è di corpo che siamo qui a fare, al 

1° Urban Kangeiko

Momento di formazione intensa, nel freddo della metropoli, a trascinare e ricordare imprese passate, in montagna o al mare, neve alta, vento gelido, notti a volte di stelle a volte di nuvole gonfie e scarpe infangate.

Ma sono anni nuovi, questi, così il “Tradizionale allenamento invernale”, Kangeiko, lo costringiamo in una mattinata, alla Rotonda della Besana.

So che se il mondo appare privo di senso o dotato di un senso estraniato, di chi lo guarda, di chi lo vive è la colpa, perché, nella relazione, nella manipolazione, lui mondo invero aspetta la tua impronta.

Io la do, la porgo, questa impronta, fatta di scoperte e percezioni corporee, di una colonna vertebrale che è viva, flessibile e corposa: la sento, la immagino “cosa” presente dentro di me. Se di corpo che sei e che muovi non sei consapevole, non sei intimamente e profondamente tu, che stai facendo? Ginnastica per scimmiette ammaestrate?

Allora una collana dove le perle sono una fila di esercizi scelti tra i mille e mille studiati decennio dopo decennio nel solco del Chi kung, del Taiki Ken, del Kiko. Ogni perla è un passo dentro il rilasciamento muscolare, dentro il tessuto connettivo esplorato elastico e denso insieme, che muscolo e organo sa ammantare.

Ogni diversa verità non sopporta che per tante, troppe volte le si rivolgano le stesse domande, sente il peso di dover soddisfare gli interrogativi di molte e diverse persone. Sarà per questo che viene imbalsamata, cristallizzata e venduta, bene incartata, a praticanti per loro stessa scelta avidi di certezze codificate, di capi da indossare e dismettere con le stagioni, prodotti in serie, uguali per tutti sì ma… made in China o, con la moda che corre, made in USA!!

Così, in questa immane tipografia della Natura che è il mondo dei marzialisti, dei combattenti, dei mistici e dei salutisti, scompaiono tutte le memorie genetiche, onto e filo, restando solo figurine accartocciate, meccaniche inanimate, gestualità come minestre riscaldate.

A noi Spirito Ribelle, nei giardini urbani della città, tocca riannodare il filo dell’umanità, di un volere intuitivo che ricordi istinti perduti, di un agire spontaneo che attraversa ogni ostacolo con letale dolcezza e semplicità.

Iron Shirt, la “camicia di ferro” con spiralizzazione dei tendini; gli esercizi di rilasciamento della Gru, l’animale che possiede il segreto della longevità; l’onda chock, questa volta ribaltata, messa sotto sopra laddove inizia il suo snodarsi dal rachide cervicale e non più dalla coda equina.

Diretto, controdiretto, combinazioni ficcanti, rapide ed esplosive proprio grazie a un lavoro corporeo profondo. Altro che “uno, due”, quello lo lasciamo ai meccanici del muscolo, ai forzati del sudore. Qui, Spirito Ribelle, si “spara” a raffica, si va a segno sempre a tutto tondo.

Dal centro alla periferia per colpire, mentre inverso è il percorso per premere e pressare. Strano, no? Ma è così che funziona!!

Ritornano allora tra noi le pratiche di sempre, le nostre poesie, che nelle sere dei corsi o nei giorni di Stage e Seminari pronunciammo a corpo pieno per ore ed ore; solo che ora, in un frastuono di voci e rumori indistinti che, pian piano, si fanno melodia, assumono connotati diversi, fino a divenire parole nuove, mai sentite se non in un’animalità lontana, sepolta sotto cascate di modernità che si è fatta pregiudizio.

Sono Poteri Potenti, tu che mi leggi chissà se lo comprendi; tu che con me pratichi lo stai sperimentando, lo senti, lo prendi.

Noi, Spirito Ribelle, intanto danziamo di guerra e duelli, di conflitti e violenza. Di un amore sconfinato che nasce dalla corporeità visitata nuda, senza veli. Di erotismo e vitalità umani, tanto umani, così umani da nutrirsi di coraggiosa speranza.

 


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