lunedì 9 febbraio 2015

cuore solitario


“Le persone spesso dicono che la motivazione non dura. Bene. Nemmeno un buon bagno, rispondo io, per questo si raccomanda di farlo ogni giorno
(Zig Ziglar)

 Percorro a balzi la pedana silenziosa, irregolare scacchiera di colori diversi, materassine gialle, rosse, blu, verdi, che coprono per due terzi la sala principale del Dojo.
Ore 18,30, l’ora del Wing Chun Boxing. Ma nessuno c’è a condividere la pratica.
Disegno tracciati di colpi e schivate e deviazioni. Ora rapido ed elastico, ora lento, ancor più lento, come se il tempo potesse dissolversi, scomparire.
L’intrecciarsi di torsioni del busto e palmate esplosive, di calci rasoterra e rantoli sotterranei, mima la ricerca della forza di un altro corpo come condizione unica per conoscere la mia di forza.
Tengo le luci basse, ragnatela di chiaroscuri tremuli, deformi a sbirciare una perversa alchimia di cose ordinarie: un calcio, una ginocchiata, una presa al collo, ovvero movimenti, gesti umani semplici, una buona intuizione che però si fa strumento di violenza, di distruzione.
Danzo da solo, in questa che è l’ora del Wing Chun Boxing. C’è sempre un buon motivo per mancare ad un incontro, addirittura per abbandonare il percorso marziale, la Via del Guerriero.

Accaldato, sudato, sono negli spogliatoi.
La giacca blu del Kenpo, la cintura nera a cingermi i fianchi.
Qualcuno entra, poi altri ancora.
La serata, è arrivato il momento del corso di Kenpo, scorre agevole, dopo il riscaldamento vivace della pallavolo, le pressioni e le giravolte sulla fit ball a simulare un controllo al suolo.
Tiriamo di scherma, lama corta e scudo piccolo, ripercorrendo le strade che furono di combattenti lontani nel tempo e nei continenti. Gruppo piccolo ma unito nello scontrarsi e poi scontrarsi ancora di corpi e respiri pesanti.

Già, c’è sempre un buon motivo per mancare ad un incontro, addirittura per abbandonare il percorso marziale.
Io, invece, ne ho sempre uno, e più d’uno, per non mancare, per tenere su la guardia, per impedire all’acqua di fermarsi, di stagnare, perché l’acqua stagnante è acqua maleodorante, perché sono i deserti del cuore e delle emozioni a creare fanatici e uomini appassiti, frigidi.
Spesso, non sempre, altri come me scelgono il momento della presenza, della ricerca, del confliggere, della conoscenza e della libertà. E allora la pedana si anima di combattenti eretici che anelano alla libertà, a conoscere di sé e di come stare, consapevolmente e coraggiosamente, al mondo
Così, continua a vivere una piccola e modesta “Scuola di Formazione Guerriera”.

 “L’accumulare conoscenza da parte di alcuni, dipende dal fatto che altri la rifiutano”
(P.D. Ouspensky)

 



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