“Le
persone spesso dicono che la motivazione non dura. Bene. Nemmeno un buon bagno,
rispondo io, per questo si raccomanda di farlo ogni giorno
(Zig Ziglar)
Ore
18,30, l’ora del Wing Chun Boxing.
Ma nessuno c’è a condividere la pratica.
Disegno
tracciati di colpi e schivate e deviazioni. Ora rapido ed elastico, ora lento,
ancor più lento, come se il tempo potesse dissolversi, scomparire.
L’intrecciarsi
di torsioni del busto e palmate esplosive, di calci rasoterra e rantoli
sotterranei, mima la ricerca della forza di un altro corpo come condizione
unica per conoscere la mia di forza.
Tengo
le luci basse, ragnatela di chiaroscuri tremuli, deformi a sbirciare una
perversa alchimia di cose ordinarie: un calcio, una ginocchiata, una presa al
collo, ovvero movimenti, gesti umani semplici, una buona intuizione che però si
fa strumento di violenza, di distruzione.
Danzo
da solo, in questa che è l’ora del Wing
Chun Boxing. C’è sempre un buon motivo per mancare ad un incontro,
addirittura per abbandonare il percorso marziale, la Via del Guerriero.
Accaldato,
sudato, sono negli spogliatoi.
La
giacca blu del Kenpo, la cintura
nera a cingermi i fianchi.
Qualcuno
entra, poi altri ancora.
La
serata, è arrivato il momento del corso di Kenpo,
scorre agevole, dopo il riscaldamento vivace della pallavolo, le pressioni e le
giravolte sulla fit ball a simulare un controllo al suolo.
Tiriamo
di scherma, lama corta e scudo piccolo, ripercorrendo le strade che furono di
combattenti lontani nel tempo e nei continenti. Gruppo piccolo ma unito nello
scontrarsi e poi scontrarsi ancora di corpi e respiri pesanti.
Già,
c’è sempre un buon motivo per mancare ad un incontro, addirittura per
abbandonare il percorso marziale.
Io,
invece, ne ho sempre uno, e più d’uno, per non mancare, per tenere su la
guardia, per impedire all’acqua di fermarsi, di stagnare, perché l’acqua
stagnante è acqua maleodorante, perché sono i deserti del cuore e delle
emozioni a creare fanatici e uomini appassiti, frigidi.
Spesso,
non sempre, altri come me scelgono il momento della presenza, della ricerca,
del confliggere, della conoscenza e della libertà. E allora la pedana si anima
di combattenti eretici che anelano alla libertà, a conoscere di sé e di come
stare, consapevolmente e coraggiosamente, al mondo
Così,
continua a vivere una piccola e modesta “Scuola
di Formazione Guerriera”.
(P.D.
Ouspensky)
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