“Le attività fisiche sono utili, i corsi di
ginnastica, lo sport, almeno ci aiutano a muoverci (…) ma non ci connettono con
noi stessi, perché anch’esse hanno una motivazione esterna all’esperienza di
noi stessi ”.
(M. Whitehouse)
Un cerchio, un cerchio che vieppiù si allarga perche
altre persone arrivano.
by Sentrythe2310 |
Un cerchio di uomini e donne, nell’Auditorium della
biblioteca di Vimercate, nella verde Brianza.
Un disguido tra gli operatore dell’Ente preposto ha
impedito che l’iniziativa avesse la giusta pubblicità tra le manifestazioni
patrocinate dall’Ente stesso. Un disguido che non ha impedito ad un cerchio di
uomini e donne di esserci, Lunedì 4 Novembre, per la mia conferenza.
“Contatto. Tai Chi Chuan, non solo chiacchiere, non
solo sberle”.
Un percorso di riflessioni e
domande, contraddittori e immagini. Un percorso che, alla luce della mia
esperienza:
- Da
un lato mostrava la pochezza e l’inettitudine, il rachitismo e la
superficialità del solito Tai Chi Chuan praticato e mostrato ovunque. Tra
cineserie di mercato, movenze meccaniche e “ginniche”, pretese di autenticità a
suon di diplomi e genealogie. Una
pratica anaffettiva e frigida, priva di immagini e corposi silenzi, del
tutto estranea ed ignorante di emozioni e pulsioni. L’assurda ed impossibile
riproposizione di un modello agito secoli e secoli fa in un enorme paese
lontano da individui del tutto estranei alla nostra società. Come a dire che un
modello, qualsiasi modello, potrebbe avere fondatezza descrittiva generale e
meta contestuale. No, ogni modello ha
senso solo all’interno delle condizioni (antropologiche, culturali,
sociologiche, ecc.) in cui è nato, in relazione ai bisogni ed alle attese della
comunità che gli ha dato vita.
by Roy Adzak |
Come a dire che chi lo pratica è una macchina asettica, piegata
a ripetere gesti memorizzati imposti dal Maestro. Di più, in grado di trarre
vantaggio, ( e perché mai questo dovrebbe accadere ? In virtù di cosa ?)
qualsiasi vantaggio, salutistico o marziale, dal muoversi sforzandosi di
imitare, copiare, riprodurre, tutti uguali l’uno all’altro: in cento, in un
parco, a fare la stessa forma.
Nessuno di costoro ha mai visto ( altrimenti si sarebbe riconosciuto !! ) “Un
americano a Roma”, vivace pellicola con uno smagliante Alberto Sordi.
Nessuno di costoro è
artista- guerriero. Tutti costoro, invece, sono
soldatini, ma … nessuno “di piombo”, per citare l’intensa fiaba di Hans
Christian Andersen !!
- Dall’altro
lato proponeva una pratica, la nostra, in cui il corpo sia contenitore della
nostra energia vitale, che lo plasma nelle emozioni (emos – azioni: moti
d’animo iniziatori di ogni movimento, compreso quello di contrattura frenante o
difensiva) espresse all’esterno in motilità, un corpo fisico emotivo che è l’habitat delle emozioni. Esso coglie
l’azione del sé. Ovvero non è solamente muoversi, ma è vivere, “sentire” in
toto il movimento, nella sensazione della motivazione che tende e distende.
Una pratica che è in sintonia con l’ambiente nel momento
in cui riconosce le espressioni formali nello spazio come esplosioni, spirali,
meandri, ramificazioni e raccordi e le ripropone attraverso il corpo in
risonanza con l’ambiente medesimo.
Lo fa affidandosi alla forza della vulnerabilità e dell’immaginazione.
Vulnerabilità che
è aprirsi alle emozioni, affondare le mani nelle pulsioni, è guardare negli
occhi la propria parte Ombra, quella bestia nera che vive in noi e che ognuno
di noi teme / nega perché socialmente poco raccomandabile, persino bandita. Vulnerabilità che è il coraggio dell’uomo
vero, che si cerca adulto responsabile fuori da evitamenti e proiezioni,
dalla protezione di maschere e ruoli.
Immaginazione
che
non è pensare un’immagine, ma calarcisi dentro. Gaston Bachelard scriveva “Non è la forma dell’albero ritorto che fa
immagine, quanto piuttosto la forza di torsione e questa forza implica una
materia dura, una materia che si indurisce nella torsione”. Ovvero
immaginare oltre la forma ricurva dell’albero per entrare nel vivo delle linee
di forza in virtù di una complicità che consenta di provare dentro il proprio essere fisico emotivo, di condividere
emozionalmente, la materia e la durezza.
by Miguel Berrocal |
Ecco, se proprio volessi attribuire al
Tai Chi Chuan un valore di autentico, delle origini, lo attribuirei,
paradossalmente, a quanto noi andiamo proponendo.
Se il Tai Chi Chuan era,
alle origini, pratica insieme, indissolubilmente, di difesa e salute:
- sto
bene, in equilibrio sia con le varie parti che compongono la mia personalità
sia con l’ambiente e le relazioni sociali in cui vivo;
- sono
in grado di prevenire e difendermi dalle aggressioni (interne a me o
provenienti dall’esterno attraverso accadimenti e persone) che questo
equilibrio vorrebbero turbare;
se, appunto il Tai Chi Chuan
era tutto questo, praticarlo come
continuità del processo di contatto con il “reale” che sono e mi circonda è
l’unico modo per fare ed essere originale, autentico Tai Chi Chuan.
Altrimenti è solo asettica ripetizione di gesti
presumibilmente ( chi ne ha testimonianza ?) nati in quel modo qualche
centinaio d’anni or sono, ripetizione fatta ad opera di impassibili mimi
costretti ad agire privi di ogni emozione, di ogni sentimento e, cosa per altro
impossibile, di ogni personale ed individuale memoria corporea.
by Lynn Davis |
Noi proponiamo, invece, un
Tai Chi Chuan poco attento ad una ortodossia, per altro inventata o difesa a suon di diplomini
o pretesa solo perché alle spalle c’è un individuo con gli occhi a mandorla,
quanto tesa all’ortoprassi: il suo
statuto non è quello di essere un mezzo conoscitivo, ma un mezzo legato
all’agire; il suo rigore non sta nella
coerenza a un modello ( pure presunto !!), ma nella continuità del processo di contatto
con la realtà. La realtà di chi, italiano
del terzo millennio ed individuo unico nella sua individualità, pratica,
come e dove pratica, in relazione a chi e a cosa … ogni giorno vive.
Qualche domanda, alcune osservazioni dei presenti.
La serata si conclude lasciando un alone che io leggo di simpatico stupore,
a tratti, di destabilizzazione, sia in chi del Tai Chi Chuan sapeva solo quel
che viene generalmente diffuso, sia in
chi lo pratica nei modi da cui io mi sono ben distanziato.
E stupore, voglia di comprendere ulteriormente e, magari, in modo diverso,
sono due ottimi punti di partenza per un sano lavoro su di sé e per sè, sempre che lo si voglia !!.
“Il mio
corpo è il mio simbolo”
Un grazie particolare all’allievo Renato, per aver fortemente voluto questa
serata, nonostante gli intoppi organizzativi; a quegli allievi che, con la loro
presenza, hanno voluto testimoniare l’adesione ad un progetto formativo e
guerriero a cui, evidentemente, credono e sentono loro; a chi, pur non
praticando nella Scuola e tantomeno Arti Guerriere, ha voluto comunque esserci
e portare il suo contributo.
Perchè hai scritto:
RispondiEliminaTai Chi Chuan: tra “bullshit” ...
Il significato di bullshit è:
sono tutte k.a.z.z.a.t.e!" = "It's all bullshit!" (...)
...interessante...
Grazie Angelica per questa semplice ed intelligente domanda.
Elimina“Bullshit” è generalmente (superficialmente ?) tradotto come “sono tutte cazzate”.
Io preferisco, e così qui la uso, la lettura nell’accezione gestaltica: letteralmente “merda di toro”, ovvero un’intellettualizzazione, una “sega mentale” come spiega lo psicoterapeuta Giulio Giacobbe: “Per smettere di farsi le seghe mentali occorre rivolgere la propria attenzione a ciò che si sta facendo, a ciò che ci succede, al mondo che si ha intorno”.
Poi, Fritz Perls, uomo chiave nel pensiero e nella pratica gestaltica, distingueva addirittura tra “chikenshit”, “elephantshit” e “bullshit” stessa, a seconda degli strumenti difensivi / evasivi che la persona mette in atto.
E non sono differenze di poco.
All’interno della serata di Lunedì e più in generale della pratica del Tai Chi Chuan, qui, senza approfondire, basterebbe, di contro alla pratica come “merda di toro”, affidarsi al bambino protagonista della favola di Andersen “I vestiti nuovi dell’imperatore”. Tutte le persone che vedono sfilare l’imperatore sono suggestionate ( in buona o mala fede !!), lui no. E lui a gridare “L’imperatore è nudo !!”.
Per una pratica del Tai Chi Chuan viva e terapeutica ( terapeutico, ovvero al servizio di chi pratica ) che lo aiuti a crescere e migliorarsi anche a costo di confliggere con le parti di sé meno accettate, più destabilizzanti. Perché, per tornare al grande Fritz Perls: “La natura non è così sprecona da creare emozioni che siano una seccatura. Senza emozioni siamo morti, annoiati, macchine che non si coinvolgono”.
Con buona pace dei mille e mille praticanti e Sifu che si negano nella loro essenza per … apparire diversi da quel che sono, sopravvivere tra ruoli e “maschere” senza vivere.
Visione interessante, e grazie ad Angelica per aver pungolato una specificazione che, beh, ci voleva.
RispondiEliminaSe mi è concessa una critica (che colpisce me per primo), vorrei leggere meno riguardo a quello che mal fanno gli altri, e più riguardo a quello che magnificamente facciamo noi e a come migliorarci. So benissimo che lo scempio senza limiti perpetrato verso la locuzione "arti arziali" produce un costante sdegno, oltre ad inesauribili argomenti, comprendo pienamente come, in chi in esse crede tanto intensamente, da improntare buona parte della propria vita su di esse, provi una cocente ed imperitura mortificazione; tuttavia il continuo guardare allo squallore altrui, con risentimento o dileggio, non porta alcun risultato, se non quello di abituare i nostri occhi al peggio, i nostri cuori al disprezzo. Anche io sono incredulo e sbigottito, nel constatare il successo di chi non insegna nulla, di contro al nostro scantinato, che si sfoltisce, e nemmeno io ne trovo il senso. Quello che non siamo, tuttavia, lo abbiamo ben espresso, ora privilegerei argomenti su ciò che siamo o come ci trasformiamo, perché è l'ambito di discussione che ci può far crescere, che può portare il confronto reciproco dalla pedana a fuori, da fisico-emotivo a emotivo-cognitivo o meditativo: non lasciamo che i liquami degli altri annacquino ciò che di positivo viviamo. Il motivo per cui mi vedete in pedana è che trovo affascinante la pratica e portentoso quello che ne traggo, non il sapere che gli altri fanno pena.
Credo di non aver offeso nessuno, l'intento non era nel mio cuore, se è avvenuto chiedo scusa, pronto a chiarire eventuali incomprensioni, a sposare toni più soffici.
RispondiEliminaGrazie, Davide, per il tuo prezioso suggerimento.
E’ che, come nella citazione di Bruce Lee che ho messo a chiudere il mio post “Sulle tracce di un pugilato primitivo”: Volgendo lo sguardo al cielo, posso distinguere una stella più piccola, perché ce ne sono di più grandi e se non ci fosse il cielo nero, non ci sarebbero nemmeno le stelle. Non si tratta di una lotta tra il bene e il male, ma piuttosto del fluire come onde nell’acqua”, noi umani ragioniamo ed agiamo sempre a fronte di comparazioni. È la nostra “forma mentis”.
Quando tu scegli quale coltello comperare, quale birra bere, scegli facendo dei paragoni tra due o più modelli, due o più birre. Poi, fatta la scelta, quando parli del coltello appena acquistato, precisi che sì, c’è una versione combo, con il filo “seghettato”, ma tu .., che la versione “drop point” è davvero bella ma tu …
Poi, aggiungici che ho il … terrore della prima reazione del lettore.
Che sia “Oh no, la solita noia della ginnastica lenta per anziani !! Non lo leggo”. Oppure sia “Oh, che bello, quella ginnastica lenta che fa tanto bene !! Allora lo leggo”. Ambedue questi presupposti mi inquietano: meglio subito prendere le distanze e spiegare, comparando appunto, che noi siamo ben altro. Che piaccia o meno.
Senza nulla togliere agli amanti del bullshit.
Sono, per esempio, un sostenitore dell’importanza delle tanto vituperate zanzare e non solo per dotti ragionamenti sull’ecosistema. Anche solo semplicemente perché le zanzare permettono lo stipendio agli operai delle ditte Autan, Off, Vape e Zig-Zag; perché, sia che Tizio lo spray ce l’abbia o meno, permettono in estate, tra sconosciuti, incontri … “galeotti” : “Scusa, hai dello spray che le zanzare mi stanno divorando ?”.
Dunque, spazio anche a chi il Tai Chi Chuan bullshit lo propone e chi se lo divora …. ma, appunto, sia chiaro da subito anche allo sconosciuto lettore capitato per caso sul blog, che noi siamo ben altro !!
Raccolgo, comunque il tuo invito e mi riprometto, in futuro, di occuparmi poco, pochissimo, dell’enorme quantità di bullshit che appesta il mondo marziale, per dedicare le mie energie a scrivere di noi e di come e quel che facciamo.
Sono fiducioso, come tu stesso scrivi, che siano quegli stessi praticanti che mi accompagnano lungo il cammino marziale, i primi ad esporsi con riflessioni e suggerimenti. Ci conto !!
Comprendo a pieno Tizi, e già meditavo nello scrivere, che la mia posizione non è la più comoda per osservazioni di alcun tipo, giacché, se voglio uno shirò diverso, me lo posso scrivere anche io, mentre sono criminosamente sporadiche le mie scritture, reprensibilmente latitante io. A questo si riferiva la parte tra parentesi, in cui mi mettevo come primo oggetto della mia stessa critica. Cercherò di superare questo blocco, prendendo l'iniziativa sulla questione che mi preme, augurandomi di ottenere in risposta altre idee e impressioni, che possano arricchire la mia esperienza. Sulle zanzare, tuttavia, non riesco a trovarmi d'accordo, anche perché sono diventate pretesto di corruzione, con la questione delle disinfestazioni comunali...
RispondiEliminaE già, i primi risultati si vedono: i miei ultimi post sono commentati da più praticanti, circola una maggiore voglia di confrontarsi anche attraverso il blog. Un blog che, inoltre, è visitato anche da sconosciuti con ciò permettendoci di diffondere il nostro pensiero: che sia condiviso o meno.
RispondiEliminaSe, poi, chi mi scrive "in privato" lo facesse qui, pubblicamente, avremmo aggiunto ulteriori energie alla "scorrere dell'acqua".
Dunque, Davide, ben venga questa nuova corrente !!