“
Ho odiato ogni minuto dell’allenamento, ma mi dicevo ‘Non smettere. Soffri oggi
e vivi il resto della tua vita come un campione’ ”
(Muhammad
Alì)
Sempre bella la Liguria, i suoi paesini, le rocce e le case
incastonate a picco sul mare, i colori intensi e le ombre misteriose che
lasciano gli alberi.
Il tempo fa di suo, tra brevi rischiarate e scrosci di
pioggia e vento che ci costringono a casa o a uscite improvvise.
Freddo e umido. Io, che già ho lasciato Milano carico di
raffreddore e tosse, non ne traggo certo giovamento.
Ciò non mi impedisce di avvolgermi tra le calde, potenti
e fluttuanti spire del Tai Chi Chuan.
Mi allungo, mi raccolgo su me stesso. Disegno traiettorie
ellittiche nello spazio.
Lo spazio.
Nel grande come nel piccolo.
Da Copernico, che rivoltò come un guanto le concezioni di
Tolomeo, ponendo la terra in subordine al sole, astro centrale, sommo “rais”
del cielo e delle stelle, a Keplero che completa l’opera di scardinamento
copernicano mostrando uno stuolo di pianeti ruotare attorno al sole procedendo
per orbite ellittiche. Ed ognuno di loro a ruotare sul proprio asse.
Rotazioni continue, in assenza di spigoli, frizioni o
intoppi; curve dentro altre curve e volume e movimenti spiraloidi: come a dire, a fare ….circolarità, che è sia
ritorno che continuità, insieme a linearità, che è discontinuità … percorso,
movimento che pur “tornando” si evolve e si trasforma.
Curve, spirali che si sprigionano nell’aria fredda del
piccolo giardino, danzando Peng Lu Ji An.
Ontogenesi e filogenesi.
Il mare. Onde su onde, piccole e continue, lambiscono la
terra di sabbia e ciottoli.
Lupo scava e costruisce, costruisce e scava, pantaloni
alzati al ginocchio e mani lordate da terriccio e pietruzze.
“Chi sono io?”
Mi interrogo. E mi rispondo “Io sono
molti”.
Sono il padre premuroso che affianca Lupo nell’ordinario
lavoro dei compiti, accoccolati dentro la piccola cucina a ridosso del
giardino.
Sono l’uomo solo (Monica, la sua amica, Lupo ed una
vivace adolescente, alla volta di Genova e di un diversivo che non troveranno)
che erra sul molo, tra sconosciuti frettolosi che scansano la pioggia.
Sono il predatore che, come
un animale affamato, torna sempre sul terreno di caccia intriso di sangue.
Una merenda, sempre in solitario, le pagine di un libro
che corrono rapide verso la fine.
Cose dentro altre cose del mondo e di ognuno di noi.
Come le fluttuanti movenze del Tai Chi Chuan. Come gli
archi assassini che traccia la lama del katana.
La sera, un sole giallo fuoco ci incontra, mentre
attraversiamo Santa Margherita Ligure, poi Camogli.
Un ristorantino incassato sul pendio della montagna, due
passi per i vicoli, tra gli schiumi delle onde, la notte che scivola lentamente
nella gola del buio.
Sabato, ancora vessati da freddo e vento, lasciamo
Rapallo. Si torna a Milano, si torna a casa.
“Persino
oggi, non oserei dire di aver raggiunto un qualunque stato di realizzazione.
Sto
ancora imparando, poiché l'apprendimento è illimitato.
Essere
un praticante di Arti Marziali, vuol dire anche essere un praticante dell'Arte
della Vita”
( M° R. Baccaro )
Anche per me andare nella "mia" liguria significa un po' staccare e a volte mi domando "da cosa?" dato che le mie basi a Milano non sono niente di troppo concreto né di troppo stabile...forse è solo l'effetto che paesaggi del genere fanno su noi milanesi abituati al cemento e allo smog...
RispondiElimina“Chi sono io?” Questa fu la prima domanda che sentii udire da te in una delle prime esperienze di Tai Chi Chuan, se non la prima lezione o seminario.
RispondiEliminaUna domanda che mi mise subito in crisi. Fino ad allora non mi ci ero mai soffermata. Io ero Gilda… e basta. Non sapendo invero cosa fosse l’io!
Questa domanda negli anni a venire l’ho sentita ancora e credo che ogni volta le assegni una risposta diversa, perché dipende dallo stato emozionale del momento, da come mi sto vivendo e vivendo nel quotidiano.
Ero convinta che prima o poi sarei arrivata alla risposta definitiva, ma probabilmente la risposta definitiva deve ancora arrivare o non arriverà mai. Intanto vivo.
Già, cara Gilda, “intanto vivo”.
RispondiEliminaUna persona cara, letto il post, mi ha detto “bello”. Bello ? Bello perché scritto “bene” ? Bello perché ho, da anni, il coraggio di denudarmi, anche se non ancora del tutto ?
Mah.. un maschio adulto solo, dilaniato dalle emozioni, indomitamente chino di fronte al silenzio assordante delle persone e delle cose che gli rotolano accanto, sopra, dentro. Di questo ho scritto.
Bello ? Ma sì, dai è sempre bello vivere, godere di questi pochi, troppo pochi anni, che qualcuno ci ha concesso. Bello anche e proprio perché vissuti con tutto il proprio carico di emozioni, quelle languide e quelle che segano ossa e cuore.
Poi, a volte, incontriamo altri maschi, altre femmine, che gioiscono e sanguinano come noi. Transitori compagni di un viaggio denso come la cioccolata calda e pungente come un grumo di catarro in gola.
Chissà, Andy, forse sono quei paesaggi liguri, che odorano di mare e montagna, che ci aiutano a scoprire altri e turbolenti paesaggi dentro.
Io ci sono , non mi nascondo. Danzo leggero e sufficientemente conformista come questa società, questa gente addormentata chiede, faccio onesti passi indietro perché nessuno punisca la mia diversità. Ma resto, sempre e comunque, un “cacciatore di emozioni”, come mi definì anni addietro qualcuno di importante, a partire dalle mie, che, anche quando in bocca sanguinano, lascio uscire. In attesa di un abbraccio, di un ascolto.
https://www.youtube.com/watch?v=Xef4cAb7xJg