martedì 7 giugno 2016

Un pizzico e forse più, di buon senso in ogni pratica motoria



Kenpo armato. Maggio '16
Come avviene per ogni pratica artistica corporea, così anche la pratica marziale, intesa nel suo senso più profondo: efficacia lottatoria e crescita interiore, si basa essenzialmente sue tre aree intellettuali:

-       la psicofisiologia, ovvero l’impostazione anatomo – funzionale del corpo in azione, la senso – motricità;

-       l’impostazione filosofica, la cosmogonia, che coniuga compresenza del tutto di stampo taoista (Wu Wei, non forzare !!) e fenomenologia della pratica corporea i cui referenti culturali più evidenti sono Merleau Ponty  (“Corpo: mezzo con cui ciascun uomo fa esistere per se stesso lo spazio circostante e riesce a conoscerlo e spiegarlo grazie all’affettività, ovvero alle reazioni emozionali che scaturiscono dagli stimoli dei sensi”; “Riflettere autenticamente significa darsi a se stesso, non come una soggettività oziosa e recondita, ma come ciò che si identifica con la mia presenza al mondo e agli altri come io la realizzo adesso.”) e Levinas;


Pranzo offerto dai neo Dan. Marzo '15
-       la simbolizzazione corporea, ovvero l’idea del corpo come conduttore di segni, di metafore dove l’organo fisico – matrice di segni rimanda a realtà psico-fisiologiche di vario ordine.

Queste sono evidenziate da una prassi mirata e consapevole che, nel lavoro con il compagno e nel gruppo, fa del “corpo proprio” un ponte per il recupero del rapporto con l’altro: che sia l’ovvio altro da me come, il meno ovvio e scontato, altro di me.


Rinfresco offerto dai neo  Kyu. Ottobre '15
E’, la nostra, una prassi che rifiuta la “ginnastica dell’obbedienza”, il meccanico ripetere, la strumentalizzazione del corpo come oggetto di lavoro: Palestre e pratiche di fitness, tapis rulant, spinning, crunch, lezioni di aerobica, vasche su vasche a nuotare avanti ed indietro, ma anche ossessive ripetizioni di tecniche, stili e modelli da copiare pedissequamente, ignoranti scazzottate a mò di sfogatoio, ecc. bye bye !!
Essa, invece, come ho scritto più volte, è vicina alla medicina olistica, al sapere medico cinese antico, quanto lontana dal “corpo macchina” inteso come assemblaggio di parti, in cui il danno consiste nel cattivo andamento di parti non auto – adattive.
Così essa interpreta il vivente come “organo omeostatico” (Il corpo matrice di segni. di S. Guerra Lisi & G. Stefani), in cui tutte le componenti hanno un nesso organico e funzionale tra di loro e rispetto al tutto. Questo, ovvero ogni componente è metafora e metonimia del tutto, comporta, da parte dell’individuo, la concreta assunzione di responsabilità: non afferma “mi si contraggono le spalle”, ma “io sono contratto di spalle”, e a chiedersi cosa questo significhi …

Tale disponibilità, questa apertura a sé, si connota come un “vuoto fertile”, per usare un termine caro alla Gestalt, in cui vivano la dialettica pieno / vuoto, intendendo il secondo come vulnerabilità e disponibilità allo scambio, al mutamento.
Dal punto di vista strettamente corporeo, essere vuoti, aperti, investe le aree tonico e posturali. Anche la neurofisiologia ci parla di sensorialità e motricità non distinguibili tra di loro.

Se la tonicità del muscolo, come noi crediamo, sta nella sua capacità di farsi stirare, parliamo di disponibilità. Tutto il contrario dell’ispessimento, dell’ipertrofia. Della creazione di una massa, di un’ostruzione al confronto, all’apertura, al contatto.


Residenziale Kenshindo. Luglio '15
La presenza attenta e sensibile a sé alla propria esperienza corporea, struttura questa disponibilità, questa apertura. Ancora una volta, con i classici testi taoisti, interviene la neurofisiologia a parlarci di “una struttura di regolazione centrale comune” (Se la cura è una danza. di V. Bellia),  una formazione reticolare, ovvero un complesso di cellule  nervose immerse in un folto intreccio di fibre nervose che le collegano sia tra di loro che con le vie nervose  ascendenti e discendenti, atta a interpretare l’integrazione sensoriale.
Ecco perché abbiamo più volte scritto di emos-azioni. Che tono, presenza di sé e sensorialità costituiscono un unico ceppo.

Se la funzione tonica interviene così nel nostro agire, sappiamo anche che essa esiste anche come tono organico, neuronale, financo psico-emozionale: “La funzione tonica rinvia allora a uno stato di attivazione globale, di tensione interna, che rappresenta in un certo modo la necessaria risposta alla pressione ambientale” (Se la cura è una danza. di V. Bellia).
Ecco perché quanto sopra è fondamentale (hon) per affrontare uno scontro, un combattimento, in pedana quanto, dal Jutsu ( la pratica del combattimento) al Do ( la Via, la personale ed autodiretta scelta di chi essere e come vivere), per stare nei conflitti quotidiani, quelli affettivi, familiari, lavorativi, ecc.

Rinfresco per il mio compleanno. Novembre '15
Saper stare nei conflitti, saper gestire il confliggere, si può e meglio grazie ad un buon equilibrio della pressione interna globale del corpo. Essa è chiara e coraggiosa affermazione di voler essere presenti sul palcoscenico quotidiano. Un essere vivente non è solo tale, è anche deciso a restarci !!

E qui, potremmo aprire un capitolo su cosa sia realmente la difesa personale.
Ma ….. sarà per un’altra volta !!






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