La nebbia avvolge il mare, portando sabbia e bagnasciuga in
un limbo etereo. Conchiglie coloratissime spuntano irriverenti da ciuffi di
alghe contorte.
Fa freddo ed il vento spazza ogni ostacolo.
Ci avviciniamo a Chioggia, piccola cittadina affacciata sul
mare.
Monica mastica amaro, lei che avrebbe voluto una gita priva del grigiore nebbioso, lei che si aspettava di rivedere la Chioggia animata di persone e colori. Ma l’inverno, spesso, sa essere un’armatura pesante, capace di occultare i piaceri della vista e di diradare i movimenti degli umani.
Non starebbe a sentire la mia curiosità, io che qui non sono mai stato, tutta volta ad annusare i ricordi di una guerra sanguinosa che fu.
Io che mai ho visto Chioggia, e neppure la pensavo così
bella, raccolta nei vicoli stretti, lambita dall’acqua scura della laguna e
punteggiata da chiese lontane nel tempo.
Io che ho voglia di perdermi, per niente affranto dal tempo
invernale, anzi, contento dei colori che questi tinge su case e cielo, contento
che i radi passanti lascino spazi di tempo e campo allo sguardo.
Ho voglia di perdermi immaginando le fatiche, il sangue, le
uccisioni che investirono prepotenti la città nella feroce guerra portata qui
da Genova, e siamo al tempo delle repubbliche marinare. Siamo al tempo di una
città assediata dal mare e dalla terra, della sua caduta e della sua ripresa,
costata sangue e uomini e fame tra gli assediati ( si dice che furono ridotti a
mangiare cuoio bollito), onore per un comandante precedentemente disonorato,
Vettor Pisani, sfoggio di innovazioni militari con un’artiglieria innovativa,
una cultura di appartenenza e condivisione, nel momento del pericolo, tra
patrizi e popolo che bene farebbe alla nostra casta di politici avvoltoi, in
questa che non è più democrazia ma cleptocrazia.
In ogni dove io vada, mi piace riandare con la fantasia a
un periodo del passato, immaginare come fu, immaginare di uomini e donne come
me, come te che mi stai leggendo, anche loro amanti, genitori, figli,
lavoratori e di come il loro vivere quotidiano si sia scontrato con faccende
più grandi di loro, faccende enormi e terribili, poi divenute asettiche brevi
note su un libro di storia…ma… quanta umanità dietro !!
Il pomeriggio cala le sue ombre più scure, la nebbia è un
manto disteso di cui non si vedono i lembi.
Riprendiamo l’auto diretti a Bassano. Un grazie a Monica,
che mi ha spinto alla gita, che mi ha permesso qualche momento di fantasia nel
teatro del XIV secolo, tra le gagliarde avventure delle repubbliche marinare,
che mi ha fatto visitare una gran bella cittadina.
Nessun commento:
Posta un commento