Il caldo è estenuante ma ho deciso:
oggi
MUDEC per la mostra fotografica di Liu Bolin.
D’altronde, a fine corsi, lo scrissi ai miei allievi e a
tutti quelli che raggiungo con la NL
mensile:
“Dunque, se vi andasse,
leggetemi, statemi vicino e, soprattutto, come già Vi scrissi, praticate
quotidianamente e come più vi aggrada di “penna e spada”: praticate Arti
Marziali e leggete libri, praticate Arti Marziali, danzate e scrivete
confrontandovi con gli altri, praticate Arti Marziali, cimentatevi nelle varie
espressioni corporee ed artistiche,
praticate Arti Marziali e
dipingete, scrivete poesie.
In una parola, Vivete.”
Ah, se ti interessasse essere informato su quel che
faccio, su pensieri, riflessioni ed incontri miei e dello “Spirito Ribelle”, contattami che ti inserisco nella mailing list!!
Dunque, non sarò certo io ad esimermi dal dedicare tempo
e passione all’Arte ed alle sue manifestazioni.
Anche perché voglio provare, più compiutamente di altre
volte, a gustare delle opere artistiche partendo dalla mia corporeità, dal
contatto fisico che con esse vado ad instaurare: una esplorazione non limitata
alla sfera cognitiva, come accade abitualmente, ma consapevolmente capace di
coinvolgere le diverse aree del mio essere individuo fisicoemotivo.
Insomma, un collegamento tra osservazione visiva,
riflessione mentale ed esperienza corporea che aiuti a considerare come ogni
lavoro artistico (pittura, scultura, musica …) ci riconduca sempre ad un
confronto con la nostra corporeità come è e come la viviamo. (1)
Altri, ben prima di me e con un impianto epistemologico
probabilmente più strutturato, lo hanno già fatto.
Mi riferisco a Stefania Guerra Lisi, nei primi anni ’90,
ed al suo eccezionale metodo “La Globalità dei Linguaggi” e, più recentemente,
a Mara Della Pergola che ha piegato il metodo Feldenkrais a questa lettura
corporea.
Nessuna di loro, nessun altro che io sappia, lo ha però
fatto partendo dal campo Arti Marziali
ed integrandolo con altre diverse competenze corporee che, per il mio percorso,
sono soprattutto lo stesso metodo Feldenkrais, la Danza Sensibile e la pratica
Gestalt.
Ora vi dico come è andata.
Il cinese Liu Bolin è il formidabile autore di quelle che
sono chiamate “performance mimetiche” in cui, utilizzando un meticoloso body
painting, il suo corpo è del tutto integrato nello sfondo dell’immagine.
Immediatamente ho compreso come il peso del pur modesto
zainetto cambiasse le mie stesse sensazioni e, dunque, lasciasse andare impressioni
fisicomeotive ben diverse ad averlo in spalla o meno. E dunque, io sono quello
con lo zaino o quello senza? Ah ah ah ah!!!!!!!!!!!!!!!!!
Diversa, ai miei occhi, era la qualità del mio rapporto
con la fotografia se inspiravo, e l’immagine si avvicinava, o espiravo, con
l’immagine ad allontanarsi. Diverso pure era guardare con l’occhio dominante o
con l’altro.
Una volta di spalle alla fotografia, diverso era
guardarla dopo aver girato in senso orario o antiorario.
Ho sperimento diversi ritmi respiratori, diverse distribuzioni
del peso corporeo, diverse angolazioni di veduta.
Insomma: ognuno di noi, consapevole o meno, poco o tanto,
si trasforma, muta, quando entra in risonanza con un’immagine, un suono, una
forma ecc.
Mi sono permesso, stentatamente che sono ancora ai primi
passi in questo “viaggio”, di accostarmi alle opere di Liu Bolin provando a
cogliere e confermare primariamente me stesso e l’evoluzione delle mie
sensazioni. Da lì, ho aperto il mare delle emozioni e degli ancora fragili ed
incerti pensieri costruendo una mia personale visione, una mia personale
interpretazione, una mia personale conoscenza, delle opere del fotografo.
E’ stato un primo approccio ma, certamente, questa è la
strada migliore per avvicinarsi ad ogni manifestazione artistica vivendo una propria ed unica esperienza personale
che travalica qualsivoglia dotta spiegazione o interpretazione fatta da altri.
Ancora
di più per costruire un sé realmente olistico, fisicomoetivo, applicabile in
ogni occasione del nostro vivere quotidiano, che sia il lavoro o l’educazione dei
figli, una relazione di coppia o una comunicazione dei media.
Allora, mi permetto di esortare chi ora mi sta leggendo:
che pratichi di corpo e movimento come processo di consapevolezza, che pratichi
un qualsiasi sport per vincere un titolo o una medaglia, che faccia esercizi in
palestra per tonificare la muscolatura, ad affacciarsi su questa avventura nel
suo rapportarsi con l’arte.
Avrà solo di gioirsene, di scoprire un sé mondo
inaspettato e, se volesse “una mano”, se volesse approfittare del percorso
pratico-teorico che io ho già fatto, mi contatti liberamente.
1. Mi è molto spiaciuto che quando scrissi di queste mie
prime esplorazioni a contatto corpo / arte, del vicendevole influire di
pensiero, emozioni, sensazioni e moto (e torniamo alla differenza fondamentale
tra leib e korper, tra corpo vissuto, esperito e corpo meccanico) su cui stavo
lavorando, nessuno, sul mio blog o di
persona, dei miei allievi, nessuno dei destinatari della mia NL, si sia
espresso, si sia fatto avanti, abbia detto la sua. Nemmeno tra chi coltiva, o
ha coltivato, la passione del dipingere!! Per me, inspiegabile.
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