Non poteva mancare la musica tra le arti con cui
“giocare” in questa afosa estate milanese.
E’ Lucio, amico e compagno di pratica nel Tai Chi Chuan
by Sifu Mizner, a suggerirmi la serata con Delvon
Lamarr. https://www.youtube.com/watch?v=wx0BipbRJTU
qui
in una vecchi registrazione.
Così ci ritroviamo, con Monica che accetta entusiasta,
nel cortile di uno stabile che la via Bergognone, come ha fatto con altri
stabili, ha trasformato in uno dei luoghi cult della metropoli.
Ottimo ritmo che miscela jazz e soul e vivaci sonorità
“nere”, tastierista, Delvon Lamarr, e chitarrista, Jimmy James, di pregio, e un batterista (che Lucio mi dice da poco
subentrato a quello storico) di ordinaria amministrazione, impreziosiscono di
potenti assoli la serata.
Questa sera non ho voglia di affrontare la mia ricerca
corpo / movimento e manifestazioni artistiche.
Sì perché questa mia ricerca si può estendere ad ogni
manifestazione d’arte, dunque alla musica, oltreché, ma questo lo faccio ormai
da decenni, ad ogni aspetto della vita quotidiana.
Come, mutando le ampiezze di una musica, queste entrano
in relazione con i volumi di me corpo? Come i repentini cambi di ritmo si
identificano nei cambi del ritmo del mio respirare? Come posso rapportare il
ritmo dato dal pedale sulla grancassa col variare dei battiti del mio cuore?
No, questa è serata di birra, confidenze con l’amico Lucio
(finalmente, è da Settembre che gli propongo una serata di alcool e
chiacchiere!!) e sguardi teneri con la donna con cui vivo da vent’anni.
Nell’incantevole cornice notturna del Castello Sforzesco
mi attende il jazz.
E’ “West Side
Story – Una voce e 10 strumenti” ad interpretare l’opera di Leonard Bernstein.
Gruppo solido che miscela musicisti affermati (1) e nuove leve con l’accompagnamento
vocale di Paola Folli, a me totalmente sconosciuta ma che il grande pubblico
(!?) ha apprezzato in TV come vocal coach nella trasmissione “X Factor”.
Gli arrangiamenti sono davvero notevoli, come l’insieme
dell’esecuzione e gli assoli. Solo la cantante ha sì una voce vellutata quando
parla (a parte che l’incespicarsi l’accompagna ad ogni intervento!!) ma timbro
anonimo come anonima, scolastica, l’interpretazione quando canta, non mi
piacciono affatto (2).
Accanto a me Monica e tra i piedi la piccola Kalì, mi
riservo comunque di sperimentare un poco della mia corporeità. Lo faccio
complice un cielo profondo in cui sono fiondate alcune piccole stelle luminose;
lo faccio lasciandomi assorbire da mura e cortile che emanano storie di uomini
e battaglie, di sangue ed amori, di nobili e poveri sconosciuti; lo faccio
ascoltando come il ritmo entri nella terra e lo rimandi sul mio corpo sdraiato
al suolo; lo faccio ascoltando i piccoli movimenti degli ischi ogni volta che
cambio il mio modo di sedere, ascoltando il respiro stare con la sezione
ritmica o involarsi con gli assoli di sassofono o tromba.
Usciamo in una Milano notturna che non finirà mai di affascinare
ed ammaliare.
1. Tra di loro, al contrabbasso, Attilio Zanchi, mia
frequentazione giovanile ai tempi dell’ARCI e degli Yu Kung, gruppo storico
milanese di “protesta” in cui, per un certo tempo, militò anche Francesca
Oppici, che i più anziani tra gli allievi ricordano praticare con noi per
diversi anni. Devo a Zanchi le prime ispirazioni, erano i tempi del Karate,
che, con le letture del Maestro Plée, mi portarono a sperimentare l’attività
multipla e simultanea, la diacronia gestuale, nell’esecuzione dei kata.
2. D’altronde, da una trasmissione che ha visto e vede
giudici, tra gli altri, dei figuri come Fedez, Arita, Manuel Agnelli, Morgan,
Levante e dei “vincitori” come Marco Mengoni, Michele Bravi, Lorenzo Fragola …
che mi posso aspettare?!?!
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