Affondare nel terreno, accelerare il moto ascendente tramite
un’energia spiraliforme che non trovi freni o intoppi o sacche di resistenza
grazie ad un corpo flessibile. Flessibile dentro e fuori. Libero e “vuoto”.(2)
Per
questo è importante lavorare Fushime Taiso, laddove la mappa
neurologica primordiale, alle radici, la possiamo esplorare compiutamente.
Laddove, in caso di mancanze, di strappi o immaturità nel percorso di crescita
ontogenetico (la maturazione infantile) in cui si riflette quello filogenetico
(della specie) riscontriamo, una volta
adulti, deficit di movimento sino ad una asfissia nella percezione
sensoriale.
Dalla posizione fetale alla “stella marina”, movimento
abbozzato che l’ombelico indirizza alle parti connesse, ai quattro arti, passiamo
ai movimenti spinali testa - coda (pesci), poi a quelli omologhi, in cui gli
arti agiscono simultanei e simmetrici (anfibi).
Quando l’essere, l’animale, esce definitivamente
dall’acqua, ecco i movimenti omolaterali, asimmetrici sullo stesso versante di
un arto superiore ed uno inferiore (rettili), a seguire i controlaterali, l’arto
anteriore di destra si muove in avanti insieme al posteriore di sinistra e
viceversa (felini), fino alla salita alla stazione eretta (bipede) e … ritorno.
Da bipede ecco, appunto, l’importanza di scaricare il
peso a terra per poi esprimersi nello spazio, recuperando un pieno uso del
bacino / femori e della colonna vertebrale in cui, nei millenni, il mancato uso
degli arti superiori (anteriori) per la deambulazione, la parte “alta” si è
impigrita fino a concedere poco o nulla alla qualità del movimento.
Simbolicamente,
dalla Terra verso il Cielo.
Dall’accoglienza del femminile all’avventura di scoperta
tipica del maschile. Sorta di separazione, di rescissione traumatica, violenta,
dal cordone ombelicale, dal maternage
come condizione necessaria per divenire maschio adulto. Certo, poi, ogni volta,
torniamo alla terra, al femminile, per poi riprendere il viaggio in una sequenza
senza fine.
Eppure,
in questa affascinante sequenza così come l’ho descritta, sequenza di
straordinaria efficacia motoria e pure marziale, di combattimento,
manca
ancora qualcosa.
Manca,
meglio, ora scopro un ancor più
raffinato andamento corporeo che si traduce in azione e gesti ancor più fluidi,
ancor più rapidi; scopro un nuovo,
un diverso rapporto con la Terra, con il femminile, con la Madre.
Non una separazione netta, agita come strappo. Piuttosto
un’accoglienza che mentre mi accoglie, accoglie il mio pesare ed io mi lascio
accogliere, al contempo mi permette di allontanarmi, di esplorare nuovi spazi,
di scoprire l’avventura del maschile senza
lo sforzo, che è traumatico, del distacco.
E’ un incontro foriero di esplorazioni che nascono
spontanee, senza traumi, senza sforzi e danzando l’armonia dell’ambiente.
Scopro,
nell’azione corporea (3), che, dal
semplice e primordiale movimento di irradiamento ombelicale fino al balzo
sull’avversario, posso ora agire ancor più fluido, ancor più rapido.
Scopro, nell’elaborazione
psicologica, che il distacco dal materno può essere una potente delizia, un
delicato e audace slancio nel maschile, nel paterno.
Scopro che la
separazione, ogni separazione, non necessariamente, anzi, deve essere
trancio doloroso.
Scopro
che faccio meno fatica ed ottengo di più.
Che è
il succo, il cuore, di ogni pratica motoria, corporea, dunque anche sportiva se
l’intellighenzia sportiva fosse realmente tale e non un mondo chiuso nella sua
ignoranza! (4)
Che è il succo di ogni pratica marziale, combattente,
lottatoria, laddove la rapidità del successo sull’avversario col minor
dispendio di energie stabilisce chi vive e chi muore.
Che è il succo di ogni pratica terapeutica, di ricerca
del benessere e del bellessere.
“Per quanto tu sia bravo,
puoi sempre migliorare,
ed è questa la parte
emozionante”
(Tiger Woods)
(Tiger Woods)
Un
sentito grazie ad Eleonora che, prendendomi per mano, mi ha permesso questa
scoperta.
1. Pratica sensazionale di efficacia ed efficienza ben più
progredita di chi ancora pratica privilegiando gli arti al lavoro del corpo
tutto, ma pure di chi ancora pratica affidandosi al ruotare dei fianchi o alla
contrazione / decontrazione muscolare delle gambe.
2. “Possiamo allora
dire che lo spazio incorporato, vale a dire tutti i volumi che percepiamo al
nostro interno, si espande leggermente tutt’intorno a noi, nello spazio
peripersonale (…) e che lo abitiamo e
lo utilizziamo molto meglio se affiniamo la consapevolezza della sua dinamicità”
(M. Della Pergola).
3. Non sono ancora in grado di spiegare compiutamente in
forma teorica questa evoluzione: dall’agire descritto nelle prime righe a
quanto vado scrivendo in quelle a seguire. So come fare, come proporlo ad
altri. So come trasformare in questa innovazione ogni esercizio, ogni gioco già
praticato: dai Fushime Taiso agli spostamenti, dalla forma Tai Chi Chuan ai
push hands, dai colpi di braccia e gambe alle proiezioni al suolo. Ma, al
momento, non ho ancora trovato come passare dalla pratica all’elaborazione
teorica scritta, o, quanto meno, ad una elaborazione tanto esaustiva quanto
sufficientemente sintetica da essere ospitata in un blog!!
4. Ancora largamente maggioritaria è la pletora di docenti,
allenatori e praticanti che sostiene il “Ho
le spalle contratte” invece di “ Io
sono spalle contratte”. Sorta di schizofrenia
che scinde Io e corpo, che guarda al corpo come corper, oggetto di scienza, oggetto posseduto, oggetto da misurare,
invece che leib: corpo del mondo
della vita, essere corpo.
Dal Platone (Atene 428-347 a. C.) del valore universale
delle idee, per cui diviene necessario negare corpo e sensazioni, alla nascita
del capitalismo con le teorie comportamentiste ( primi del ‘900) per cui, dato
l’inserimento sistematico delle macchine nel ciclo produttivo, era imperativo
sapere ciò di cui un individuo è capace attraverso osservazione e misurazione,
fino al dominio della tecnica dei giorni nostri (dove ogni essere umano è
trattato come se fosse soltanto una macchina, cioè un mezzo), ecco il percorso
dell’alienazione del corpo, ecco le palestre ed i corsi in cui il corpo è da
modificare, da modellare, in cui persino un’arte complessa, profonda e
pulsionale come il combattimento viene insegnata / praticata seguendo il foglio
simil IKEA per montare un mobile!!.
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