Venerdì 4 “vernissage” al MAS per
On Leonardo’s road –
mostra d’arte contemporanea
Francesca Callipari,
curatrice di mostre, presenta gli artisti che espongono nelle sale superiori.
Luogo incantevole, il MAS, crea un’atmosfera
vagamente misteriosa, le sedie tutte occupate e qualcuno in piedi, luci
soffuse, le pareti riccamente addobbate. Il fascino finisce subito all’appello
degli artisti che, uno dopo l’altro, salgono sul piccolo palco. Per tutti,
salvo qualche dimenticanza (!!) le parole della curatrice ripetono “sperimentare”,
ma quel che vedo proiettato sullo schermo, in attesa di sincerarmi di persona,
non ha nulla a che vedere con lo sperimentare, sono le solite noiose
ripetizioni del già visto, senza alcun guizzo di originalità. Ben calate nel
grigiore generale sono anche le parole degli artisti: Brevi ringraziamenti alla
curatrice, qualche parola di apprezzamento per il posto e tanta emozione
dipinta sui volti e trasmessa dal corpo. Si staccano il pittore, marito della
curatrice (!!) che regala alcune nozioni tecniche alla platea, e la giovane che
frettolosamente parla della necessità di vedere con nuovi occhi e quest’intento
anima le sue fotografie.
Pare la premiazione ad una recita scolastica o a un torneo
amatoriale in una bocciofila. I presenti, a giudicare dai capannelli, sono
tutti parenti o amici degli artisti.
Finalmente la lunga lista di artisti si esaurisce e tutti
si sale a vedere le opere esposte.
Quanto vedo, non fa che
rafforzare la convinzione maturata al piano di sotto: Nulla mi emoziona, tutto
mi risuona di già visto e rivisto.
Due fanciulle restano a lungo davanti alla foto che, di fatto, potrebbe essere (o magari lo è!!) la riproduzione di un dipinto di Esher. Un autore si dilunga a spiegare alla fanciulla che lo accompagna i significati presenti nella sua opera. Io mi fermo davanti ad un dipinto che, secondo curatrice ed autrice, ha suscitato scalpore sui giornali: Una rivisitazione della “Donna con ermellino” di Leonardo da Vinci. Uno sguardo più attento lo dedico all’opera di chi ci ha spiegato di giochi di luce, di colori d’oro e di esoterismo. In effetti, nelle mie scorribande presso librerie esoteriche, in molti libri sul tema ho visto illustrazioni del tutto simili, come immagini simili crea Leo Principe, pittore molto ”cliccato” sul web. Vado, curioso, davanti alle opere di chi si è descritta come “digital artist” che utilizza anche l’intelligenza artificiale e me ne allontano con la curiosità ancora in tasca.
Non sono un professionista delle arti figurative. Con
questa necessaria premessa, mi trovo però a concludere la visita, per
l’ennesima volta, col motto “Nulla di nuovo sotto il sole”.
Certamente, ormai nel terzo millennio d.c., dopo le tele
lasciate bianche, l’orinatoio di Duchamp, i colori gettati sparsi sotto
l’impulso di irrefrenabili pulsioni, le tele tagliate, i barattoli riempiti di
feci, le figure umane gonfiate a dismisura e via con tutto l’enorme e inelencabile
elenco di tendenze e sotto – tendenze, dopo millenni di opere d’arte, cercare e
pretendere del nuovo, del non visto prima, pare insensato.
Però… è insensato nelle opere artistiche contemporanee,
vista l’impossibilità di creare cose nuove, cercare relazioni nuove dentro
contesti e stili vecchi e già visti? Relazioni che, poste in quel contesto,
suscitino emozioni diversamente aggettivabili a seconda dell’estro e del gusto
dell’autore in rapporto alla singolare e soggettiva personalità di chi le guarda?
Opere che siano disturbanti, accoglienti, offensive, estranianti, confortevoli,
interrogative, inquietanti ecc. Che emozionino, insomma.
Non sono un professionista di
arti figurative, lo ripeto. Come non lo sono di musica o letteratura. E ci sarà
un motivo, motivo grande, più grande di me, se incidono dischi e fanno concerti
(a cui il pubblico va) Alessandra Amoroso, Marco Carta, Elodie e tutti quei
distributori di musica “marmellata” tutta uguale, indistinta, dai testi di una banalità disarmante, che cade
nell’oblio nel giro di pochi mesi; se tutti i politici, nonostante impegni
lavorativi per forza gravosi data la loro professione, scrivono (o si fanno
scrivere) libri per altro immediatamente dimenticabili; se scrivono e pubblicano
e vendono Fabio Volo e Marina Di Guardo (quest’ultima, forse più nota come la
mamma della Ferragni).
Per lo stesso motivo, hanno tutto il dritto di dedicare
tempo e passione alla loro arte anche tutti i pittori e fotografi che
imperversano nelle mille e mille gallerie e mostre d’Italia. Dunque anche i
simpatici artisti che in questi giorni espongono al MAS. Io mi arrogo il
diritto di continuare a cercare, tra mostre ed esposizioni, quell’artista,
quelle opere, che mi facciano emozionare.
Un po' come avviene nel mondo
del movimento e del fitness. Tra la moltitudine di proposte tutte uguali
nel considerare l’uomo – corpo (Korper) una macchina (o uno
stupido?), quei supermercati del chiacchiericcio e del narcisismo che si
chiamano Get Fit, Virgin e gli epigoni meno famosi, a voler cercare, cercare
attentamente, trovi, in spazi per niente rinomati, gioielli stupendi di corpo Leib,
gioielli che rispondono al nome di Laban Movement Analysis, Natked, Body
Mind Centering, Feldenkrais.
Un po' come avviene nel
mondo delle Arti Marziali. A ben cercare, dietro ed oltre gli spacciatori
dei soliti nomi noti come delle invenzioni fantasiose, dietro ed oltre stili e
tecniche da ripetere e ripetere e ripetere e mandare a memoria, dietro ed oltre
Maestri, Guru, professori, gonfi di ego e certezze assolute, puoi trovare
autentici ricercatori appassionati, cacciatori di emozioni. Puoi trovare noi Spirito
Ribelle e altri come noi, che senz’altro ci sono, esistono; senz’altro, da
qualche parte seminascosta, c’è chi, come noi Spirito Ribelle, pratica
di cuore e di pancia contribuendo a formare individui adulti, coraggiosi,
vitali ed erotici; pratica di crudo Bujutsu per aprirsi all’etica
del Budo.
DAL 5 al 11 OTTOBRE 2024
Presso MAS Via Quintino Sella 4. Milano
Nessun commento:
Posta un commento