domenica 21 settembre 2025

Mani Nude



Mani nude, pellicola del regista Mauro Mancini tratta da un libro di Paola Barbato, si alza come un urlo silenzioso, una danza brutale tra carne nuda e immutabile destino.

Davide, ragazzo ‘bene’, trascinato suo malgrado nel fango dei combattimenti clandestini, non veste keikogi né onora Dojo, ma ogni colpo è un drammatico haiku di sopravvivenza.

Le Arti Marziali qui non ci sono, eppure ci sono. Non c’è kata, non c’è rispetto, ma il corpo comunica, come in ogni disciplina che nasce dal vuoto per domare il caos.

Minuto, l’allenatore, non insegna la Via del guerriero, ma una semplice e raccapricciante via del dolore, dove il tatami è cemento e il saluto è mostrare le mani nude.

Ciononostante, nel dramma della violenza, batte kokoro, il cuore marziale: Il combattimento come specchio dell’anima, il combattimento come rito di passaggio, la sofferenza come maestro silenzioso.

La pellicola non celebra l’Arte, la profana, la distorce, la obbliga a urlare. Ma proprio lì, nel suo tradimento, ci ricorda quanto sia sacra, quanto rantoli nel profondo di ogni umano. Quanto sia importante riconoscerla.

Mani Nude è il lato oscuro del Bushido, dove l’onore è violentato dalle scommesse e il guerriero non anela alla pace interiore e nemmeno alla vittoria, ma ad una impossibile redenzione

Una pellicola che non sprona ad imparare a combattere, ma a sopravvivere con tutte le proprie pur esili forze. Non indica la Via, ma il prezzo pesante di averla smarrita.

Poca, pochissima musica a sostegno delle riprese, chiaro / scuro a regnare sovrano, recitazione essenziale ed asciutta. Bellissimo. Per stomaci forti e curiosi, per ricercatori di sé e dello stare al mondo.

In TV su Paramount plus

 


 

 

Nessun commento:

Posta un commento