lunedì 15 dicembre 2014

I cacciatori di distruzione, ovvero riflessioni intorno al Wing Chun Boxing


Tutto quello che hai sempre voluto è dall’altro lato della paura”
( G. Addair )

Alte tempeste che inondano il ventre, lo divorano di passione ruvida e purpurea. Gomiti come pugnali sguainati.
Senza uno scopo chi saremmo ?
E quando lo scopo è ostruito da un ostacolo, la fame aumenta a dismisura e l’ostacolo null’altro è che, appunto, un ostacolo: insignificante nullità che osa frapporsi tra noi e la nostra decisione.

Le maglie nere della Scuola si tendono e si gonfiano sopra schiene lisce, animali sinuosi e feroci.
Entrano divorando la distanza, puntando quegli angoli morti che permetteranno loro di sbriciolare ogni resistenza.
Colpi, percosse, ossa e carne allo scontro.
Lo spirito del Wing Chun è tutto qui.
Maledizione dei secoli, brutale istinto di sopravvivenza, lame di incubi che si fanno corpo e respiro e sudore.

Lo so, sarebbe più semplice “costruire”, preparare allo scontro, il guerriero sfiancandolo con pesanti esercizi fisici o torturandolo con frequenti apnee. Oppure lavorandone il respiro perché, di ritmo frenetico e di ampiezza profonda, avveleni il cervello intellettuale inducendone semplici ed immediate risposte  rettiliane. Ed eccolo allora pronto a combattere.
Ma non puoi prepararti ad innamorarti, nemmeno ad incontrare la morte. Quale stolto si può illudere, ed illudere altri, di prepararsi alla distruzione totale, all’aggredire per non morire, di più, per uccidere, di più ancora, per togliere quell’insignificante ostacolo tra noi e il nostro scopo ?
E ti innamori, così, d’improvviso. Ti innamori della collega d’ufficio una settimana dopo che ti sei sposato con la ragazza che hai da dieci anni. Ti innamori della cassiera del supermercato proprio mentre tua moglie sta per mettere al mondo tuo figlio. Ti innamori, i tuoi capelli già ingrigiti dal travaglio degli anni, di quella sconosciuta che sale con te alla stessa fermata dell’autobus e neppure sai come si chiami.

Non puoi prepararti. Puoi solo fare, immediatamente fare, semplicemente stare nel tuo “qui ed ora”.
E questo è il nostro Wing Chun Boxing. Da subito cacciatori di distruzione, per un’ora sola ma, in quell’unica irripetibile ora, totalmente votati alla distruzione di quell’insignificante ed inutile ostacolo che si frappone tra te e la tua decisione.
E non importa se quell’ostacolo ha occhi che ti guardano e un respiro che è del tutto simile al tuo: essere uomo come te. Lui è l’insignificante ostacolo da abbattere, da disintegrare. Ad ogni costo.
L’essenza, il cuore, del Wing Chun è tutto qui.

Ad altri i passi a “pinocchietto”, il “giro delle mani”, le integrazioni con tecniche e faccende copiate da altre arti o altri sport. Anche quando meccanicamente corrette, che senso hanno se prive del mostro della distruzione, della violenza dell’uccisione ?
Per altro, che ne possono capire atleti da performance o lottatori da ring ? Questi fanno bene ad irridere il Wing Chun ed i suoi praticanti. Ne osservano le tecniche, la motricità e sono palpabili i limiti. Ma anche quando gesti e forme appaiano efficaci, la loro comprensione si ferma lì. Se ( se) praticassero, come loro chiesto, dentro le regole scritte e non scritte di una pratica sportiva, mai a costoro sarebbe consentito annusare il rosso della passione violenta, l’estrema brutalità dell’agire che distrugge. Dentro, nell’animo prima ancora che nel corpo. Droga cieca che ti irrora le vene.

Incerti sul destino dell’eroe, sulla riuscita delle sue opere, il mondo retto con mano d’acciaio da una divinità malvagia dalle mille sembianze, la cenere di un pensiero decadente che, dal cielo, scende ad inquinare città e campagne, la nebbia di valori incerti e sgangherati nella loro superficialità che rende l’atmosfera inquietante, un gruppo di cacciatori, di predatori, decide che se le antiche profezie erano tutte false nemmeno  possono aspettare un nuovo Godot che giunga a salvarli. Perciò decidono di agire per conto loro. Non riusciranno mai a cambiare la situazione né tantomeno il mondo. Ma nemmeno questo a loro importa.  Importa solo tornare uomini e donne guerrieri, deboli nella loro potenza. Che, forse, si sono innamorati e si innamoreranno ancora, forse ascolteranno le loro emozioni, sposteranno oggetti e forze, energie di questi oggetti ed eventi,  accresceranno i propri attributi fisico emotivi, forza e resistenza e sensi profondi, costruiranno relazioni sane, anche conflittuali e probabilmente sane proprio per questo. Consapevoli della propria immensa forza acquisita quanto dell’ineluttabilità dell’altro da sé. Portatori di doni.
E comunque, vittoriosi o sconfitti, sicuramente, vivranno.

 “Gli ostacoli sono quelle cose spaventose che vedi quando togli gli occhi dalla meta”
( H. Ford )



1 commento:

  1. trambusto di sonagli, i corpi sibilano,guizzano per andare oltre, senza perdere troppo tempo a "giocherellare" con l'ostacolo che si pone tra noi e l'obiettivo, due,tre colpi di gomito al volto,scorretti in ogni sport da combattimento e letali..eppur qualcosa ancora mi è estraneo. Non facile ancora trovare quell'attitudine, che ritrovo con le armi,coltello,spada..presumo abbia a che fare come dicevi l'altra sera,col fatto che non abbiamo sensibilità nei gomiti, poichè semplicemente non siamo abituati nel quotidiano ad usarli.L'uso delle attività manuali, dalla riflessologia plantare al dipingere col pennello, al sistemare manualmente varie piccole cose,allo scrivere...al semplice dare la mano per presentarsi..almeno finora non mi è mai capitato di dare il gomito...ciò significa che ancora non c'è una piena consapevolezza di me corpo,lasciamo perdere le motivazioni ora, ma mi chiedo quanto sia solo questo? la componente psico emotiva ancora non la trovo...ma è l'obiettivo.
    un corso di massaggio tahi (coi gomiti appunto) non sarebbe una cattiva idea ma ora sarebbe come mettere troppa carne al fuoco..e già ne ho da cucinare a fuoco lento. Potrei provare a dipingere coi gomiti, e col dorso della mano e scoprire che accade? assurdo,ma proprio per questo motivo sarebbe al caso mio ora. Distruggere uno schema abitudanario dell'uso delle mani per giungere all'obiettivo,di una miglior consapevolezza dei gomiti.

    "Medesimamente, e per tutti i giorni di una vita senza splendore, siamo portati dal tempo; ma viene sempre il momento in cui noi dobbiamo portarlo.....il domani: egli desiderava il domani, quando tutto il suo essere avrebbe dovuto ribellarvisi. Questa rivolta della carne è l'assurdo".
    A.Camus - Il Mito di Sisìfo

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