Raduno ed Esami Kenpo
Bimbi – Ragazzi
23 e 24 Maggio 2015
Agriturismo Il Bivacco |
Diversi,
perché strappi, capricci, boriosi atteggiamenti, ansie che si fanno scatti
d’ira, noia che diviene piattume intellettuale, nel gruppo scompaiono da
subito.
Qualcosa,
inquieto e sotterraneo, ora viene alla luce, nel verde dell’accogliente Agriturismo
“Il Bivacco”, che ci ospita per
questo evento.
Qualcosa,
uno spirito di gruppo, quel JITAKYOEI che
è “io insieme agli altri in armonia”, “amicizia e mutua prosperità”, si fa
largo a spallate.
Costruiamo le tende |
Si
mostra mentre il Maestro Giuseppe li guida nella costruzione delle tende,
ponendoli ogni volta di fronte a problemi concreti, al necessario connubio tra
progetto teorico e realizzazione materiale, al dover lavorare in gruppo perché
solo in gruppo, insieme, la genialità di uno acquista maggior vigore con
l’intuizione dell’altro, perché solo dieci, dodici mani insieme possono sostenere e manovrare aste di
tre metri o rotoli di venti metri.
Piccoli boscaioli crescono |
Si
mostra mentre Giovanni li guida a far legna, in una solida catena umana, poi a
manovrar di accetta perché i ceppi più grossi si spacchino divenendo utili al
fuoco. Manualità antica, probabilmente persa ai più, anche tra gli adulti, che
nei cuori di questi bambini non può che risvegliare l’eco del selvatico,
dell’uomo che doveva, per sopravvivere, misurarsi ogni giorno con la potenza,
questa sì sovraumana, delle Natura.
La
curiosità dei bastoncini da sfilare dalle mani del Maestro Giuseppe. E il risultato
sono i gruppi che faranno i turni di notte a guardia dei compagni che dormono.
Insieme,
tutti, a preparare i giacigli sotto la tettoia, mentre il cielo nero versa in
terra le prime gocce d’acqua.
La sorpresa ... |
Cartoni
che vengono stesi, a ripararsi dall’umidità, i sacchi a pelo e gli spontanei
gesti d’aiuto a chi ha meno, a chi manca del k way o di un maglione pesante,
che, fuori, la notte si è fatta fredda e la pioggia scrosciante.
Il
saluto e via: l’Insegnante Celso e il Maestro Giuseppe a guidare giovani ombre
guerriere.
Due
ore di formazione marziale. Alla mezzanotte, chi è di guardia accende il fuoco
nel braciere. Lingue rossastre lottano per distinguersi dal nero della notte.
Generazioni
e generazioni di uomini e donne si sono scaldate, per non morire, al fuoco
della legna. Antichi echi di un mondo lontano che siamo pur sempre noi. Ancora
gesti sconosciuti ai bambini e ai ragazzi e la magia, potente e pericolosa, del
fuoco e delle fiamme.
Accendere un fuoco |
I
gruppi di guardia si susseguono regolari. Rumori, fruscii, ombre distorte … in
lontananza, versi animali, forse l’ululato del lupo, forse il bramire di un
cervide, la vista lunga interminabili secondi di un coniglio selvatico.
Brandelli d’autentica paura e semplici giochi di bimbo attorno al fuoco.
Giovani guerrieri dormono |
Il
chiassoso vociare delle tortore accompagna la sveglia. Questa volta il sole
regna incontrastato nel cielo azzurro.
La
colazione, e che colazione di dolci e dolcetti fatti in casa, di latte questo
sì cremoso e denso !!
Poi,
a smontare i giacigli, ad accatastare i cartoni, a smontare le tende e a
mettere al riparo ciò che resta del fuoco.
Due
ore di formazione marziale mentre arrivano i primi genitori, nonni e parenti.
La veglia attorno al fuoco |
I
colpi secchi dei guantoni e lo sfilare rapido dei calci. Così insisto, ben
coadiuvato da Donatella, perché la “guardia” non sia la goffa imitazione di un
nerd incollato al telefono cellulare, di un modesto pugile dei giorni nostri,
ma disveli il coraggio degli artigli mostrati all’avversario, dello spazio
occupato ad affermare “io ci sono”.
Le
combinazioni, l’attività multipla e simultanea, tra chi cede alle primi crisi
pavide e chi getta il cuore oltre l’ostacolo.
Intanto
gli altri giocano e lottano, con l’Insegnante Celso e il Maestro Giuseppe
ripercorrendo quanto tracciato la notte prima.
Sveglia !! |
Poi,
tutti insieme, a praticare di Ju, la
cedevolezza, la flessibilità, a smussare spigoli caratteriali, paure che sono
duro quanto fragile vetro, gesti irosi che sono altrettante paure annidate
dentro il cuore, dentro la pancia.
Di pugni e di calci |
Perché
noi siamo la Scuola della vulnerabilità,
del mostrarsi nudi in quanto consapevoli della stupidità e dell’autentica
sofferenza che ci infliggiamo attraverso maschere e ruoli con cui ci
proteggiamo e ci mostriamo agli altri; delle resistenze di ognuno qui accettate
e trasformate, a fatica certo, a tentoni, in risorse eccezionali.
Perché,
allo Z.N.K.R., praticare Arti Marziali è praticare di sé per conoscersi e
crescere .
Lo sguardo sornione del Sensei |
Il
saluto finale.
Io
ripeto, ancora una volta, che “Ogni
nostro gesto, qualsiasi esso sia, nel giocare come nello stringere amicizie,
nel lottare, nello scegliere, nel lasciare, nell’allacciarsi le stringhe delle
scarpe, nel cucinare, nel leggere un libro, in ogni gesto grande o piccolo che
sia, portiamo sempre la nostra
firma. Per questo, in esso, noi abbiamo il dovere di dare sempre il meglio, il
massimo, perché esso ci rappresenta, esso parla di noi”.
Darle e ... prenderle |
L’Insegnate
Celso consegna le cinture, consapevolezza ed orgoglio dei propri progressi
quanto orizzonte sulle prossime sfide, le prossime avventure, che ci attendono.
Abbracci,
pacche sulle spalle, sorrisi.
Ancora darle e ... prenderle |
Una
gran tavolata, siamo quasi una trentina, a chiacchiere, cibo e vino.
Io
mi concedo, con Donatella preziosa risorsa, poi coinvolgendo Annalisa, Monica,
Rossana, di rovinare l’aria e le orecchie di chi mi sta accanto, stonando a
squarciagola le canzoni degli anni ’60: karaoke per tutti sotto la regia di
Mario, gestore dell’Agriturismo.
Lentamente
il gruppo si scioglie, non prima che genitori e nonni contattino chi ha guidato
bimbi e ragazzi in quest’evento. Perché se è vero che il gruppo è stato
magnifico, è stato davvero un clan vincente, qua e là sono emerse le smagliature, le malevole ombre
acide del carattere ( della personalità ?) di alcuni.
Immancabili, le mamme |
Ma,
tutti insieme, JITAKYOEI, ci si può
lavorare.
I nonni e anche un paio di papà |
I
genitori soprattutto, perché loro è la presenza quotidiana come la
responsabilità prima verso i propri figli, contando, se lo vorranno, sulle
competenze della nostra Scuola. Perché, pur nel risicato tempo a disposizione,
possiamo dare il nostro contributo alla crescita di questi giovanissimi
“guerrieri”. Perché, allo Z.N.K.R.,
praticare Arti Marziali è sana e coinvolgente terapia, è cammino, BUDO, di
lotta e di trasformazione, di vita da vivere
(E. De Luca)