“A me
la morte fa una gran paura, si lasciano troppi sorrisi, troppe mani, troppi
occhi, i treni, le strade, quei sentieri di montagna che portano ai rifugi, i
mari che ho visto e che non ho mai attraversato”
(A. Daolio)
Un
modo per isolarmi dalla confusione quotidiana; per stare tranquillo, per
meditare forse ?; per sentire sulla pelle e nelle viscere la fragilità della
vita e il dramma ineluttabile della morte, del non esserci più.
Particolarmente
destabilizzante era quando la lapide parlava di numeri ridotti, ridottissimi:
un bimbo, un ragazzo strappati alla vita e gettati nell’inutile oblio della
morte.
Poi,
ho abbandonato quest’abitudine.
Venerdì
1 Maggio, con Monica, Lupo, un’amica di Monica e Kalì, raggiungiamo il cimitero
Monumentale di Milano.Patrimonio
dell’Unesco, è un autentico museo a cielo aperto, dove l’arte dello scolpire,
del cesellare, si piega alla volontà di ricordare i defunti.
Vi
sono sepolti nomi illustri, di importanza ormai storica quali Carlo Cattaneo e
Alessandro Manzoni, o di fama più recente e incerta, come Guido Crepax,
Giovanni D’Anzi, Ambrogio Fogar, don Giussani, Alda Merini, Bruno Munari,
Giovanni Pesce, o famiglie di rilievo nella storia milanese e d’Italia tutta
quali Falck e Treccani, più una lunga serie di individui e famiglie poco o
nulla noti ma comunque li sepolti.
Ad
onorarli hanno contribuito decine artisti come Giulio Ulisse Arari, Giò Pomodoro,
Giovanni Broggi, Francesco Messina, Luca Beltrami che ne hanno fatto un concentrato
di templi dal sapore greco, obelischi arzigogolati, “edicole” funerarie di ogni
tipo, intrecciando stili e correnti che vanno dal tardo eclettismo al liberty, alla
scapigliatura.
Un
pugno di ore , troppo poche in verità, a girare stupito (al Monumentale c’ero
stato una volta sola da ragazzo) e incantato. Tanto da farmi passare in secondo
piano quell’oceano di emozioni che, ogni volta, mi investe quando incontro quel
balletto folle che abbraccia vita e morte insieme.
In
fondo, il cimitero è una funzione dell’immaginario, specie di “teatro dell’anima”,
luogo in cui proiettiamo quanto di emotivo vive e si dispiega dentro di noi.
Certo,
qualche momento di commozione, lo spuntare di una lacrima ma .. troppo bello
questo “museo a cielo aperto” perché l’incanto dell’estetica non prendesse il
sopravvento sul fiume delle emozioni, del dolore, del senso di provvisorietà in
terra.
Ancora
una volta Milano mi ha mostrato un bellissimo aspetto di sé. Città che sa, a
cercarli, offrire luoghi e spazi meravigliosi.
Se
non ci avete ancora fatto visita, mi permetto di consigliarvi una mezza
giornata, meglio ancora una giornata intera, al cimitero Monumentale di Milano.
(J. Morrison)
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