lunedì 14 maggio 2018

Fuori dal coro



Alcuni li conoscevo anche, o proprio, in virtù del loro essere “eretici, irregolari, scorretti”.
Penso ad Amedeo Guillet “il ‘nostro’ Lawrence d’Arabia”; Paolo Sollier, “il rivoluzionario del pallone”; Michel Houellebecq, ”lontano dai salotti della gauche – caviar”, recentemente di nuovo salito alla ribalta con il suo “Sottomissione” che ha scatenato le ire di buonisti e pacifisti; Giovanni Lindo Ferretti, “il cantante punk che ama papa Ratzinger”, trasmigrato dalla “falce e martello” alle simpatie per la Lega Nord e poi Fratelli d’Italia.


Di altri, noti, non ne conoscevo però pensieri ed azioni controcorrente.
Brigitte Bardot, condannata, nel lontano 1997 e dunque in anni non sospetti, per “incitamento all’odio razziale”: “Gli arabi ci sgozzeranno tutti: sgozzano donne e bambini, sgozzano i nostri monaci, i nostri funzionari, i nostri turisti. Per ora tocca ai montoni e ben presto toccherà a tutti noi. Lo avremo meritato. Siamo alla vigilia di una Francia musulmana”; John Fante, uomo di successo nel mondo hollywoodiano che non ama, ma scrittore, la sua vera passione, escluso e dimenticato da pubblico e critica fino pochi anni prima della morte; Ezio Vendrame, “uno che una volta ha dribblato il portiere e poi, a porta vuota, è tornato indietro perché anche un portiere è un uomo e bisogna dargli un’altra possibilità” (G.Mura); l’amicizia intensa tra José Antonio Primo de Rivera, fondatore della “Falange, organizzazione fascista, ed il poeta simbolo della sinistra Garcia Lorca.

Poi, e sono tanti, ho letto di quelli di cui non sapevo nulla.
Piero Ciampi, “un perdente d’insuccesso” e le sue stralunate e tristi canzoni; Mustafa Barbani, “il guerriero della nazione che non c’è”, grande capo della lotta kurda; Roger Coudroy, il primo europeo a morire per la causa palestinese; e tanti altri ancora.

Ne ho letto nell’avvincente ,
Fuori dal coro
 agile libro di Giorgio Ballario che raccoglie sprazzi di vita eccentrica, antagonista quando non alternativa, di cinquantacinque persone separate tra di loro dagli anni come da ideologie e campi di interesse, ma tutti a formare un gruppo di irriverenti e sfrontati, di uomini e donne decisi a realizzare un loro sogno, a non piegarsi sotto il giogo dominante, spesso dei perdenti ma sempre, a loro modo, dei coraggiosi.

Negli anni dei conformisti dell’anticonformismo, dove anche la trasgressione è dettata e soggetta alle regole del business, la figura dell’autentico ribelle è scomparsa.
Questo libro, semplice e diretto, ne riporta in auge la personalità, gli restituisce la dignità che spetta ad ogni perdente, ad ogni sognatore che, forte anche delle sue paure, delle sue debolezze, tra mille cadute e tentennamenti, comunque rischia di suo per il sogno realizzare, rischia di suo per non arretrare di un passo davanti alla prevaricazione, fa tutti i giorni i conti coi propri demoni, con la parte Ombra, sapendo che quel che importa è quello che si è stati, non quello che si è, una volta giunti, stanchi e delusi, al traguardo.
Forse, questo perverso intreccio tra edonismo e narcisismo di facciata e nichilismo di fondo, che regna ora nella nostra società, è figlio della rassegnazione all’esistente.
Questi ribelli, anche questi ribelli, ci dimostrano che può non essere così.

Certamente, scorrendo l’elenco dei nomi riportati nel libro, ognuno di noi storcerebbe il naso davanti a qualcuno, comunque portatore di un successo, di una fama, che gli rende stretta, persino fuori luogo, la compagnia di autentici perdenti e disadattati; ognuno di noi, per sua cultura, li sostituirebbe con nomi che sente più vicini al coraggio del ribelle, alla disperazione del solitario.
Personalmente, e per restare nella sola Italia, ho una lista lunga, lunghissima, che spazia dal sindacalista rivoluzionario Alceste De Ambris ad Alberto Manzi, sottovalutato autore di libri per ragazzi che sono, in realtà, autentiche perle per adulti, massimo divulgatore di conoscenza e primo sostenitore, anni in anticipo sull’influenza U.S.A., della crescita personale, del “Non è mai troppo tardi”; da Pietro Valpreda, un po’ malvivente un po’ sognatore, finito, con Giuseppe Pinelli anche lui innocente, nel tritacarne di una giustizia deviata e corrotta al senza fissa dimora (come si dice oggi, con un’espressione elegante che schifa il più autentico “barbone) e splendido poeta Bernardo Quaranta, morto nell’anonimato ai primi anni ’90.

Però, questo libro, con i suoi forti e deboli eroi, grandi o piccoli che furono, rende giustizia all’idea, all’utopia della ribellione; rende giustizia ai mille e mille sconosciuti e modesti ribelli che da sempre attraversano il tempo e le società, mai ammainando la personale bandiera del coraggio, dell’irriverenza, del cercare eretico, dello … 

Spirito Ribelle







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