Anche a me.
Che fosse un professore accidioso ad insultare il mio sogno di cambiare
il mondo.
Che fossero una paio di giovani dottori, al capezzale di un letto
d’ospedale, guardando mia madre per dirle “Non
guarirà e se mai guarisse, non tornerà normale”.
Che fosse un amore grande, troppo grande, a voler mancare una vita
frugale nelle cose materiali eppur grandiosa nei sogni e nel suo volare.
Che fossero uno, dieci, cento fine mese a “tirar la cinghia” per non
cadere, mentre quello sprezzante “Sei un
pezzente”, uscito forte da una bocca amata, mi rimbombava sempre nella
mente.
Ebbene, ora sto ancora più in alto.
Non so se
siano le ali, pur stropicciate dal vento avverso, gyaku – fu, quel vento
contro a volte cercato a volte per caso incontrato, ma sempre distese ad
accogliere indistintamente soffi e brezze e tempeste.
Non so se sia
il curioso desiderio di incontrare, di accostare, di mescolare. Oppure quello
di donare quanto appreso a chi, perso nei boschi, intrappolato nel fango del
terreno, guardi su in alto verso un tracciato di libertà e liberazione.
Sarà l’ascoltare,
che è abbracciare il tempo senza dargli limiti definiti, che è disponibilità ad
accogliere il dissenso. Perché ci vuole tempo per ascoltare, ma anche per
permettere ai gesti ed alle parole, pure a quelle avverse, a quelle al momento
distanti, di entrare dentro in noi. Ed ascoltare, accettandolo, il tempo che
occorre perché gesti e parole e incontri diventino la nostra personale saggezza
e non una vetrina per bellimbusti, saccenti, capitan Fracassa, o peggio, una
chiesa di fanatici adoratori di un’unica Verità.
Sarà
l'apprendere per poi incoraggiare chi mi accompagna nel volo, nel viaggio, a farne
uso nella vita di tutti i giorni, anche se questo significasse smarrire i
contorni del passato, volti e figure, per andare verso un orizzonte talmente
aperto da fare paura.
Sarà il
volare a spirale, cerchio dopo cerchio ad inanellare, che è testare, che è
provare.
Perché solo verificare
ciò che impariamo toglie scorie e sabbia lasciandoci fluire senza intoppi e
bugie raccontate persino a noi stessi. Ho visto troppe verità segrete mai
sperimentate, troppe banalità assurte a preziosismi rari, troppi docenti e allievi
mai mettere in pratica ciò che insegnano
o imparano.
Sarà
l’inesorabile passo di In yo gogyo, dove gli opposti ed i
cinque elementi si incontrano e scontrano per partorire sempre nuove vite e
lasciare accadere vecchie morti.
Perché solo quando
qualcosa raggiunge il suo estremo sviluppo, allora muta nel suo opposto. Altrimenti,
di contro alla fede ottusa in un’unica direzione, comunque ci si imprigiona nel
consumismo senza uso, nel rubare qui e là mischiando, apprendisti stregoni, e
mai realmente trasformando, mai crescendo.
Sarà
l’assumersi la responsabilità per ogni atto, di più, per ogni pensiero.
Perché come è
certo che nessuno può fare il percorso al posto nostro, così è certo che ogni
nostro agire ci riconduce a noi stessi. Inutile sottrarsi o scaricare su altri.
Inutile posticipare a quello che sarà il momento giusto o nascondersi dietro e
dentro le faccende quotidiane. O sei Tu o non lo sei. Non raccontare balle!!
Allora, viaggiare dentro di noi, che sia un volare nel cielo o un solcare
il mare aperto, un camminare tra boschi e sentieri o uno scavare sotto la
crosta della terra, è un ricco Tao.
Un Tao dove
non trovi ricette e pozioni e manuali d’istruzione, quanto piuttosto un
atteggiamento di fondo, una disponibilità, un’attitudine, che noi italiani
invece abbiamo tradotto storpiandolo in “forma”: Cristallizzazione di una vita,
carapace di un essere che è vivente, fissazione di ciò che è sempre movimento.
Un Tao che ci
permette di coltivare sentimenti coraggiosi e generosi, di concepire
comportamenti efficaci: Anche la tecnica più precisa, se non si fonda su un
atteggiamento che rispecchi sinceramente chi siamo e come stiamo viaggiando,
resta vuota astrazione, è un falso, un orpello che non ci rappresenta
Quando scopro
che ciò che io, o tu, o lei, o lui, pensavamo impossibile almeno riusciamo ad
immaginarlo; quando riusciamo ad immaginarlo dentro di noi, sorta di reverie
dove la coscienza pulsa ad una intensità tanto
impercettibile quanto capace di ricondurci alla dimensione originaria
dell’essere dell’uomo di fronte al mondo e del comparire del mondo all’uomo,
Un antico
detto recita:” Benché numerosi siano i
sentieri ai piedi della montagna, coloro che arrivano in vetta vedono tutti la
stessa luna”. Ma perché sia così, hai
da metterti in viaggio ora, volando nel cielo o navigando il mare,
camminando tra boschi e sentieri o scavando sotto terra, e non hai da fermarti mai.
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