Molto entusiasmo, molta voglia di fare, tra le allieve
del corso Tai Chi Chuan ai giardini Marcello Candia, Milano.
Tant’è che una di loro, Teresa, mi porta, per un parere,
il libro che ha appena acquistato:
Anatomia
& Tai Chi
di
David Curto Secanella e Isabel Romero Albiol
Il libro si presenta molto bene, con un formato che mi
cattura immediatamente, una grafica semplice e di immediata comprensione e dei
caratteri facilmente leggibili.
Ben venga un testo così preciso sull’anatomia del corpo
umano relativamente alla pratica del Tai Chi Chuan. E capisco che Teresa,
medico, ne sia stata attratta.
Certo, condensare in un libro l’enorme tesoro di saperi
che sta nel Tai Chi Chuan, credo sia impossibile.
Con questa debita premessa e una volta chiarito che ogni
pubblicazioni onesta sul Tai Chi Chuan è benvenuta, e questo “Anatomia &
Tai Chi” è onesto nella sua esposizione e contribuisce, almeno in parte, a
colmare una lacuna sul piano strettamente anatomico, veniamo, brevemente, a ciò
che non condivido, a ciò che, per me, manca.
Non
condivido l’inserire lo stretching come parte importante nella pratica.
Credo che nel corpus del Chi Kung e del Tai Chi Chuan sia
già presente ciò che serve a “preparare il muscolo all’attività,
incrementandone capacità elastica e rilassamento” (pg. 45).
Di più, sono convinto che il sapere di queste due Arti
comprenda un preciso lavoro che investe il sistema miofasciale ( assente invece
nel libro), ovvero quel sistema che avvolge ogni muscolo, ogni organo viscerale. Tale involucro, da un lato costituisce una
rete che sostiene, collega e separa tutte le unità funzionali del corpo,
dall’altro, sotto la pelle, funge da contenitore per tutto il corpo.
Arriviamo così al corpo come tensostruttura in cui
l’esatto rapporto tra tensione e rilassamento (rilasciamento) è ciò che lo fa ben funzionare.
Ne hanno scritto sia autori lontani dalla pratica Tai Chi
Chuan come Massimo Soldati, psicologo e psicoterapeuta, che si occupa di dell’Integrazione
Posturale Transpersonale; Jader Tolja, medico e ricercatore, divulgatore
dell’Anatomia Esperienziale; sia praticanti della Scuola Tai Chi Chuan del
Maestro Gianfranco Pace.
Per restare nel campo “libri”, ci pensò già Mantak Chia,
in Italia negli anni ’90, a lasciarci una visione ben più complessa e completa
nelle sue svariate opere, per esempio in “Tao Yoga, Chi Kung dell’energia”.
Personalmente, se volessi integrare affidandomi a
pratiche occidentali, per la mia formazione ed esperienza virerei sul metodo
Feldenkrais.
Non certo sullo stretching, a cui, probabilmente tra i
primi nelle Arti Marziali, mi avvicinai nei primi anni ’80 per poi lasciarlo
perché nient’affatto convinto della sua utilità, tanto più ora che la sua
divulgazione ha portato frotte di runners e clienti di palestre a rovinarsi
praticando esercizi strampalati e del tutto dannosi.
E non sono certo in cattiva compagnia:
“Secondo uno studio pubblicato sul “British Medical Journal”, scaldare i
muscoli con lo stretching prima di qualsiasi attività sportiva potrebbe essere
una perdita di tempo, perché non serve a prevenire gli stiramenti o a ridurre i
dolori” (pubblicato in “Le Scienze” Settembre 2002)
“Lo stretching
non è il miglior mezzo sul quale basare la fase di riscaldamento pre-gara e/o
pre-allenamento (…) L’utilizzo dello
stretching nella prevenzione del fenomeno del delayed muscle soreness (1) apparirebbe ingiustificato e sostanzialmente inutile” (pubblicato in “Sport e Medicina” Dicembre
2007)
Più
in generale, in “Anatomia &Tai Chi” manca del tutto una visione olistica
del corpo,
dell’individuo
come sé fisicoemotivo.
Si resta ancora al corpo macchina, quello su cui lavorano
gli ossessionati del corpo che affollano le palestre o gli atleti che tuttalpiù
ci aggiungono una spruzzata di psicologia: portatori di riduzionismo
positivistico (2) e di una
concezione scientista (3) e
nient’affatto scientifica dell’individuo, del corpo e del movimento.
Alla faccia del pensiero taoista o, per restare nella
nostra cultura e a tempi più recenti, al pensiero ed alle pratiche di quei
numerosi ricercatori che hanno esplicitato come corpo e movimento rivelino chi e come siamo e siano alla base delle
nostre azioni, delle nostre sensazioni e delle nostre emozioni.
Giusto qualche nome:
Ida Rolf, medico e fondatrice dell’omonima
pratica tesa a ristabilire l’allineamento naturale e l’integrazione strutturale
del corpo;
Rudolf Laban, danzatore e coreografo, per il quale
l’uomo, attraverso movimento e danza, può divenire padrone della propria energia vitale,
muscolare ed emozionale;
Moshe Feldenkrais, fisico e ingegnere, fondatore
dell’omonima pratica che utilizza il movimento per arrivare alla consapevolezza
di sé e migliorare la funzione;
Stefania Guerra Lisi, artista e docente di discipline
della comunicazione, ideatrice del metodo della Globalità dei Linguaggi.
Purtroppo, la massa resta (ed è fatta restare….) ben
ignorante e soprattutto illusa.
Ma
il Chi Kung è davvero così poca cosa?
Quanto sopra, concisamente espresso, per esempio, da Vincenzo
Bellia in “Dove danzavano gli sciamani”:
“Il movimento
è in sé “azione interpretativa”: interpreta contenuti psichici ed emozionali
portandoli nel gioco interpersonale, interpreta i movimenti ai quali risponde,
in una co – creazione simbolica che porta alla luce le dinamiche intrapsichiche”, mostra l’estrema povertà delle pagine dedicate
al Chi Kung.
Solo posizioni e tavole anatomiche.
Del Chi Kung che resta? Della sua
capacità di trasformazione, diciamo pure alchemica, che resta? Nulla. Solo
figure, esercizi di puro stampo “ginnico” e, pur restando colpevolmente dentro
al territorio meramente “ginnico”, gli autori non si rendono conto che,
comunque e inevitabilmente, ogni postura, ogni portamento, investe l’aspetto
“tutto” dell’individuo. Allora è
necessario esserne consapevoli ed agire di conseguenza!!
Sì perché: “La personalità fisica non
è qualcosa di separato, di estraneo, o di differente dalla psicologia
dell’individuo, ma è parte di un’entità psicofisica interna covariante”
(Ida Rolf in “Rolfing”).
Allora, poiché ogni gesto, ogni atto
corporeo, è simultaneamente un investimento psichico, almeno proporre sequenze di figure e gesti che di questo
indissolubile legame siano consapevoli ed agiscano di conseguenza.
O, per restare in un campo forse più accessibile agli inconsapevoli portatori di un gretto
riduzionismo positivistico, ancora Ida Rolf: “Gli uomini sono soggetti sia alle leggi del mondo materiale sia a
quelle dell’energia. I corpi umani, le case, le automobili, gli aeroplani,
tutto ciò che esiste nel mondo tridimensionale è strutturato secondo le regole
della meccanica. Tale suddivisione basilare della fisica si occupa degli
effetti prodotti dall’involucro dell’energia terrestre – il suo campo
gravitazionale – sulle cosiddette ‘particelle materia’ e sui loro aggregati.
Tali particelle non sono semplicemente ‘materia’, ma sono anch’esse campi
energetici. Tutti gli aggregati di materia manifestano energia a qualche
livello” (ibidem).
Toccato sul
vivo, non ho apprezzato il capitolo dedicato allo Zhan Zhuang.
Riferendosi al Maestro Wang Xiang Zhai (1886 – 1963) come fondatore di tale
pratica, gli autori di “Anatomia & Tai Chi” si dimenticano
che l’Arte del Maestro nacque da una serrata critica a come si erano
ridotte le Arti Marziali interne, Tai Chi Chuan compreso;
che lo Yi Quan (Dachengquan), l’Arte da lui creata, è una completa pratica
di salute e combattimento;
riducendone, invece, la portata ad una ennesima serie di posizioni
statiche, del tutto anonime e nulla più.
Invece:
“E’ una attitudine di pugilato che
desidera prendere la quintessenza di tutte le scuole di pugilato cinese”
(Guo Guizhi in “Dacheng quan” traduz. mia)
“Così come gli schemi di boxe sono in
gran parte invenzioni, anche i metodi sono paccottiglia che va contro i
principi della boxe e impedisce ai praticanti di mettere in gioco i propri
istinti” (Wang Xuanjie in “Dachengquan”)
“Un albero immobile è vivo e cresce
incessantemente, fino a quando diventa forte e solido. Ispirati forse da questo
fenomeno della natura, i nostri antenati hanno inventato questo modi di
allenare la postura dell'albero” ( Yu Yong Nian in “ I Chuan” trad. mia)
Come praticante e docente della versione giapponese dello Yi Quan, ossia il
Taiki Ken, mi premeva dare a
quest’Arte affascinante la sua giusta dimensione.
Scritto ciò, “Anatomia & Tai Chi” resta un libro onesto, dignitoso, a
cui attingere consci che
l’Arte del
Tai Chi Chuan è ben più complessa e radicalmente trasformatrice
di quanto in
esso compaia, di quanto sia possibile racchiudere in un testo.
Ovviamente, riprendendo Carl Gustav Jung; “ciò che la Cina ha costruito impiegando migliaia di anni, non può
essere afferrato dal ladro. E’ necessario guadagnarselo per poterlo possedere”,
( cit. in “Taiji Quan” di Horwitz, Kimmelman, Lui) occorre praticare
intensamente, appassionatamente e … bene.
Come facciamo noi dello Spirito
Ribelle ZNKR.
1. Sono così chiamati quei dolori ad insorgenza ritardata, ovvero dopo giorni,
post allenamento.
2. Considera il mondo umano retto dalle stesse e, in questa concezione, immutabili leggi che dominano il mondo
fisico, negando all’individuo qualsiasi libertà di scelta.
3. Esaltazione acritica del potere della scienza, si fonda sull’idea che il
progresso scientifico-tecnologico possa risolvere di per sé tutti i problemi
sociali e umani e che la scienza possa cogliere in modo assolutamente oggettivo
la realtà in sé, prevedendo in modo infallibile gli sviluppi dei fenomeni
studiati. Nell’accezione comune, scientista è chi sia cieco difronte ai cambiamenti
che avvengono nelle scienze stesse e che ne indirizzano diversamente scoperte e
affermazioni.
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