Ci hanno, a vario titolo, contribuito i due allievi ed
amici a me più vicini: il Maestro Valerio e Giovanni, e Monica, mia allieva, ma
soprattutto autentica compagna di vita nelle acqua calme come nelle tempeste
più assassine.
Ci hanno contribuito e poi Giovanni ci ha messo il
“tocco” finale.
La svolta, dopo gli oltre trentacinque anni dello
Z.N.K.R., che ha portato allo Spirito Ribelle (ne trovate tracce, odori e una
descrizione nel precedente numero di Shiro: Giugno – Settembre 2019) ora si
mostra anche in una vetrina “on line” che rispecchia appieno questo nuovo corpo
e cuore.
Uno sfondo che è Milano, la mia, nostra città.
Perché la Natura: i boschi e l’acqua, i monti e i laghi,
gli alberi e il muschio, sono sì affascinanti, sono sì un ricordo atavico da
non dimenticare mai, sono sì luoghi e tempi di pratiche che ancora oggi io e lo
Spirito Ribelle (come fu dello ZNKR) abitiamo a volte, per ore o notti e
giornate intere. Ma io e gli allievi, siamo uomini e donne di città. Come
ricordava lo sciamano Don Juan, in un prezioso libro di Carlos Castaneda: “Tu sei un guerriero metropolitano”.
Allora è Milano, la nostra Milano, quella dei noti Duomo
e Castello Sforzesco, Brera ed i Navigli, ma anche quella della chiesa di San
Eustorgio dove compare un inquietante affresco raffigurante una Madonna con le
corna; della basilica di Sant’Ambrogio e del pilastro su cui è scolpito un
serpente; del Carrobbio luogo dove si leggevano le condanne o si proclamava la
concessione della libertà agli schiavi; di Piazza Vetra che fu una delle zone
più temute di Milano in quanto vi si svolgevano le esecuzioni capitali di
coloro che erano condannati per eresia comprese le streghe, arse sul rogo (1); di via Scaldasole dove, negli anni
’60, agiva un circolo anarchico di cui faceva parte Giuseppe Pinelli.(2)
Ma anche la Milano della periferie: quel piazzale
Corvetto dove, nella prima decade del 2.000, i capi mafia si incontravano
apertamente in un bar di corso Lodi, proprio dove si affaccia una delle mie
finestre, mentre i “soldati” venivano arruolati nei pressi di un distributore
in piazza Bologna (3); il quartiere
Giambellino, passato dagli anni ’60 e ’70, in cui il tessuto operaio ed
associativo era vivace e coeso e la mala quella simpaticamente cantata da
Giorgio Gaber nel “Cerutti Gino”, a luogo di degrado e simbolo di una mancata
integrazione (4)
Poi, sfondo milanese alle spalle, quel che noi facciamo e come lo facciamo.
Una pratica corporea, una pratica motoria, che evidenzi
lo scorrere insieme, inseparabile, di pensiero, emozioni, sensazione e
fisicità; una pratica corporea, una pratica motoria, che stimoli a ricercare le
condizioni migliori per percepire, per riorganizzare i pensieri e per
apprendere attraverso il sapere carnale, corporeo; una pratica corporea, una
pratica motoria, che faccia dei vari modi del confliggere un’arte di
comprensione e crescita reciproca.
Buttagli un’occhiata e, se ti andasse, vieni a trovarci,
vieni a praticare. Ti aspettiamo!!
1.
Per saperne di più, “Milano magica”, di
Elisa Ghiggini, docente e laureata in storia e filosofia, già attiva nella
comunità di Damanhur, che ebbi il piacere di conoscere e frequentare negli anni
’80.
3.
“Criminalità organizzata nelle periferie
milanesi: il caso Corvetto”, consultabile su https://www.stampoantimafioso.it/wp-content/uploads/2017/03/Tesi-Triennale-Corvetto.pdf
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