lunedì 14 settembre 2020

Finalmente alla luce ...SOPHIA


Anni e anni di lotta contro la separazione tra mente e corpo come contro l’ipocrita “mens sana in corpore sano”; di lotta contro teorie e pratiche di corpo oggetto, da plasmare, da modificare a piacere secondo i dettami estetici o funzionali del momento, come se questo non significasse stravolgere pensieri e comportamenti dell’individuo, l’essenza stessa, la sua “anima”.

Anni ed anni di solitaria minoranza in cui, di proposito od occasionalmente, incontravo pensatori e praticanti più “grandi” di me a cui attingere per il mio percorso pratico e teorico, o compagni di viaggio con cui confrontarmi lungo questo percorso eretico ed antagonista, persino alternativo allo stupidario dominante.

Poi, da un pugno di anni, le voci amiche, quelle vecchie e quelle nuove, si sono fatte più forti, più insistenti.
Tra queste, oggi segnalo la rivista
La chiave di Sophia

che, nel numero di Giugno – Settembre 2020, dedica un dossier al corpo,
col titolo
Sentieri del corpo

Personalmente esaltante leggere voci di diversa formazione ed operanti in campi così diversi:
Paola Boldrin, docente universitaria di bioetica; Maria Angela Polesana, docente universitaria di sociologia dei media; Alice Chiesurin, dottoressa in Storia delle Arti e conservazione dei beni artistici; Andrea Bianchi, ingegnere e consulente di comunicazione, ma soprattutto conduttore di workshop di camminata scalza un po’ ovunque, dalle Dolomiti alla Via Francigena; Giacomo Dall’Ava, HR manager; Maria Teresa Russo docente universitaria di Filosofia Morale e Bioetica nonché docente universitaria di Antropologia e direttrice della rivista “MEDIC; Riccardo Breda, ex atleta di livello nazionale, master in posturologia, e tanti altri, tra cui spicca un’intervista a Jean Luc Nancy, filosofo e docente emerito di filosofia.
tutti coinvolti, nelle arti visive, in filosofia, in pratiche motorie, ecc. a dimostrare che il corpo, ogni azione del e sul corpo, “ci costituisce come individui e al contempo consente di relazionarci con gli altri e con il mondo” (E. Casagrande, nell’editoriale della rivista) aborrendo la concezione secondo cui il corpo sia qualcosa altro da noi, di cui disponiamo.

La mente è incorporata, nel senso più pieno del termine, non soltanto intrisa nel cervello”, scrive Antonio Damasio, neuroscienziato, riprendendo quanto trasmesso dal sapere taoista (cit. da P. Boldrin pg.14).
Noi abitiamo il nostro corpo, attraversato da una vita interna non solo puramente fisiologica
ma che coinvolge ogni nostra esperienza 
emozionale, affettiva, psichica.

Niente pensiamo e agiamo che non sia corpo e, come scrive nella rivista Giacomo Dall’Ava, partendo da un buffo caso di “sguardo di troppo” posato su una fanciulla che non era la moglie: “Le azioni sono inscritte nella carne ancor prima che l’intenzionalità consapevole agisca e detti i comandi. Insomma non è che abbiamo un corpo ma siamo corpo”. (pg.25)

Certamente, questo modo di pensare ed agire corpo è ancora minoritario nel senso comune come nelle pratiche sportive tutte.
Certamente, per ottenere prestazioni agonisteiche eccellenti in tempi rapidi, risulta più semplice modellare ed usare il corpo come una macchina a cui accostare un minimo di psicologia motivazionale.
Ma anche in questo campo le voci dissonanti, quelle amiche, si stanno facendo sentire.
La stessa “rosea”, la Gazzetta dello Sport, in un suo recente convegno, ha provato ad affrontare il corpo e la motricità con un piglio chiamiamolo olistico.
Tra gli sportivi affermati, nei giorni scorsi, a seguito dell’incidente di gioco occorso al calciatore Zaniolo, l’ex calciatore ed ora allenatore Francesco Rocca ha affermato: “Il potenziamento del quadricipite porta ad un’alterazione del rapporto di equilibrio tra i legamenti e la potenza del quadricipite stesso. Perché se si aumenta la potenza di un muscolo, teoricamente bisogna potenziale le strutture che lo sorreggono, quindi, i legamenti e le capsule articolari. Siccome questo non avviene, il rischio è che il potenziamento a gioco lungo possa danneggiare le strutture”.
Siamo, è evidente, ancora nel campo limitato, ignorante, di una anatomia del movimento meramente meccanica. Però è almeno un segnale che potenziare il motore ed abbellire la carrozzeria senza coinvolgere telaio, sospensioni, sistema frenante ecc. porta a prestazioni che non durano, logorano il mezzo fino al suo rapido esaurimento. Ora, questo paragone, traduciamolo da mezzo meccanico a noi corpo, l’unico “noi” che abbiamo… non è che un poco di paura e tanta voglia di cambiare prenda ad attanagliare tutte le amebe del fitness, dei pesi, dei muscoli mostrati per piacere e illudendosi di essere più forti?

Credo ci vorranno ancora anni ed anni, all’interno di un radicale cambiamento sociale anticapitalistico che abbandoni l’idea di profitto ad ogni costo, di reificazione, ovvero considerare il lavoro umano come una cosa, di elogio dissennato del superfluo e dell’apparire, perché l’intero mondo del fitness e dello sport agonistico, amatoriale o professionista che sia, facciano il salto di qualità.
Anni ed anni perché siano capaci, sportivi e semplici amanti del fitness, di trattarsi come Leib, corpo vissuto, e non più Korper, corpo oggetto; fino a sfiorare la concezione che “Il corpo non è ‘altro’ rispetto alla persona o al soggetto; è l’essere – al - mondo della persona o del soggetto. L’anima, o qualsivoglia dire lo spirito, è il rapporto del corpo con se stesso”. (J.L. Nancy pg. 27).

Concetti a cui far seguire pratiche probabilmente troppo ostiche per le capacità culturali ed intellettive di molti; troppo antagoniste, finanche alternative, al pensiero unico dominante.
Io sono, altresì, convinto che più una visione olistica dell’individuo, di un sé fisicoemotivo, si diffonderà, più sarà fattibile scardinare questa società capitalista e sfruttatrice, perché saranno uomini e donne nuovi, integri, autodeterminati, creativi a portare segni ed azioni di cambiamento. A partire proprio da come si considereranno “corpo”, come agiranno di corpo.

Intanto, sopportiamo la pletora di ossessivo compulsivi che ripetono e ripetono e ripetono lo stesso gesto, che corrono in bici sotto le urla di un assatanato e sempre restando allo stesso posto, che rischiano ernie e dilatazione della linea alba (1) e danni ai dischi intervertebrali facendo i crunch, che attentano ai legamenti delle ginocchia scaricandovi il peso, che ancora fremono per apparire snelli e muscolosi come loro impone la pubblicità, la moda: “Come sostiene Baudrillard (2), il corpo diventa ‘il più bell’oggetto del consumo’ “ ( M.A. Polesana pg. 15)
Ma camminiamo al fianco di persone e movimenti che sono consapevoli di essere un sé corpo che pensa, parla, agisce ben oltre le mere funzioni anatomiche; che ogni gesto nello spazio, qualsiasi gesto, è in stretta relazione con cosa e come noi pensiamo e agiamo nella vita di ogni giorno e 
ci trasforma ogni giorno.

Siamo (ancora) pochi, ma sempre più buoni, ottimi.
E tu, da che parte vuoi stare? Beh, intanto, prendi in mano la rivista e dalle una lettura, chissà che …




1. La linea alba è una linea tendinea che si trova nella parte di mezzo della parete addominale anteriore, segnando i margini dei due muscoli retti e si estende dal processo xifoideo al pube, aumentando la larghezza fino all’ombelico e restringendosi progressivamente al di sotto di questo.

2. Sociologo, filosofo, politologo, accademico e saggista, fu particolarmente attivo sul versante della critica alla società del consumo, con i suoi riti e i suoi miti, e sullo studio dei media, potentemente dotati di “forza mortifera”.







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