L’alternarsi di freddo e gelo con caldo e bollore dentro il
cuore, dentro il ventre. Come se il respiro faticasse a penetrare il corpo e
poi a uscirne dialogando con chi c’è e chi non c’è.
Troppe aspettative dietro un fendente di katana, dietro il
rapido guizzare del coltello.
L’acciaio che si nutre
d’autunno, che vive nei polmoni e nella pelle, che è colore bianco e animale
tigre, tigre bianca. L’acciaio che è tristezza e il suono del pianto.
E come possiamo relazionarci
con l’altro, stare con l’altro, se non sentiamo quanto di diverso e quanto di
comune c’è tra di noi? Perché “Ogni emozione è una possibilità illimitata”
(Ngakpa Chogyam). Perché ogni gesto, ogni azione, ogni movimento contiene
l’avvio del successivo.
Nel petto, nel ventre, un
dolore rauco che non so cosa sia, ma non mi abbandona mai.
Sono tecniche di solitudine, alla caccia di un isolamento
che è raddoppiamento, che è ricerca di un rapporto sincero, autentico, con se
stesso, che è disvelamento delle immagini che si agitano nella propria profonda
Ombra.
Nonostante l’età che il tempo
incalza senza alcuna misericordia, senza alcun pigro rallentamento, non sento
la fretta di crescere, di sapere; semplicemente mi godo questo mio viaggiare,
questo mio incontrare nuovi e vecchi saperi, questo mio migliorarmi giorno dopo
giorno.
Non succedono miracoli, semplicemente… Colpisci
gentilmente!!
Poi, sempre a disposizione per
affiancare nel loro viaggiare altri erranti, altri eretici, altri cacciatori di
sé, altri costruttori di vitalità ed erotismo. Altri aspiranti guerrieri di Poteri
Potenti.
“Essi (gli uomini) sono intelligenti, le loro
virtù hanno dita svelte. Ma gli mancano i pugni, le loro dita non sanno chiudersi
in un pugno” (F. Nietzsche)
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