Tra una camminata e l’altra, tra il riposare coi piedi
lambiti dall’acqua, ci stanno un paio di ore dedicate alla formazione
fisicoemotiva, marziale.
Praticare Iron Shirt (la camicia di ferro),
la “Spiralizzazione dei tendini”, la “Danza delle spirali”, le “Spire del
drago” non può non essere immersione totale nella Madre Natura, almeno qui dove
le voci degli uomini tacciono e il palcoscenico spetta agli animali.
C’è voglia di Tanshu la “Danza del guerriero”,
di momenti di “Shadow Boxing” (la boxe con l’ombra), di Hai,
lo “strisciare” che è protezione di sé e occupazione dello spazio.
Respiro lento assaporando ogni attimo ed ogni figura, suono
ed immagine che quell’attimo va riempiendo.
Come un vecchio combattente che
sa incassare senza crollare a terra, credo di conoscere i tranelli della vita;
schivo e sferro colpi, non mi lascio bruciare da sentimenti troppo forti, solo
li ascolto e ci danzo dentro.
Impugno il coltello, da un coltello non mi separo mai: “Il
servo silente” era chiamato in Italia nei secoli scorsi, “Never
unarmed” usiamo dire ora nel mio ambiente.
Taglio, affondo, falcio.
E’ il tempo della forma di Tai Chi Chuan, è il tempo
della “Respirazione testicolare”: energia Kundalini lungo la
schiena tutta, vitalità ed erotismo a piene mani.
Colgo una linea ferma a delimitare il mio orizzonte, sta a
dividere ciò a cui ambisco dal mondo che ho di fronte. Non importa, ogni limite
è un messaggio, sta a me interpretarlo.
Il tramonto si colora di
stanchezza. Sembra la danza di un uomo ormai anziano, anziano e solo. Poi,
volgo lo sguardo a Monica, a cui devo la scoperta di questo incanto, innocente
oasi di bellezza scampata allo scempio dell’avidità umana, e so di non essere,
almeno in parte, solo. So e voglio avere il compito di non fare mai sentire lei
sola.
Kalì, educato cagnolino cittadino che ritrova se stessa in
queste situazioni, mi corre accanto rotolandosi nell’erba.
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