martedì 11 ottobre 2022

Giochi d’acciaio

Il katana, l’acciaio sfoderato e sibilante, i fendenti a sfiorare volto e corpo dell’opponente.

E noi con un’anima, con il cuore e il coraggio a sfidare ogni paura.

Ancora noi, identità in movimento, tracce lasciate in anni di pratica che ogni taglio, ogni estrazione, cancella e ricrea.

Vedi un mondo a testa in giù, ti chiedi che mondo sia questo qui. E in questo mondo capovolto che senso abbia uccidere per non morire, e non mentire mai.

Kata, forme in coppia, tre passi e un’estrazione, tre passi e un contrattacco. Le lame sono affilate, perché qui non si gioca ai samurai, qui si pratica di vita contro morte, qui danzano uomini e donne veri, la cartapesta dei Maestri della finzione, dei loro studenti della finzione con le loro inutili spade di latta, non abita qui.

Mettere il cuore in una lama non può mai essere teatralità, è un incendio in un bosco, è un buco nero nel ventre. Kenshindo, la “Via dello spirito della spada”, opera nel “qui ed ora”, più che sullo sviluppo lineare di un programma stabilito, è attenta alla figura che emerge dallo sfondo, privilegia l’evento e la discontinuità introspettiva, la crescita del guerriero.

Rinto kata, aggressivi, sporchi e letali. Dove l’amore per la vita è un oscuro sicario, dove quel che meriti non ce l’hai scritto in faccia, ma sul tagliente della lama sì, quello c’è e lo sai.

C’è una parte di me, la sola che mi vuole bene, che scorre e sfila via rapida, incurante dei mostri che l’assalgono. E questa cosa di voler spaccare, mentre ora metto tutto in ordine.

E’, lo so da un pezzo, il cuore dentro di ogni acciaio che luccica, è il nostro Spirito Ribelle che si ritrova a dialogar di spada.

 


Un Lunedì al mese

a Milano

la pratica Kenshindo

 

 





Il Sensei ti apre la porta, ma tu la varchi da solo

 

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