mercoledì 10 gennaio 2024

Di pratiche perturbanti

Siamo, io e lui, in un intenso corpo a corpo. E’ studio pratico di squilibri percepiti, di aperture sottintese, di inganni nelle pressioni che svaniscono nel baratro dell’assenza. Poi, improvviso, quasi trovato nel suo essere cercato, il corpo dell’uno o dell’altro perde aderenza col terreno, la perde e si trova col culo al suolo.

Di contro al tardo “illuminismo”, al goffo imperativo cartesiano di “mente e corpo”, noi Spirito Ribelle apparteniamo all’esigua schiera dei “corpo e mondo”, di chi sa e vive di corpo abitato, esperito.

Noi Spirito Ribelle sappiamo che antecedente ad ogni forma di ragionamento linguistico e razionale vive unintelligenza incarnata, che è organizzazione relazionale tra corpo e mondo, dunque corpo e ambiente, con il quale ci affacciamo al mondo e che nel corso del vivere si struttura crescendo con noi.

Semplificando, il primo movimento è, quando qualcosa mi attira, orientarmi nella sua direzione, mentre se qualcosa mi repelle, mi ci allontano. Il “noi corpo”, essere fisicoemotivo, nasce con un assetto di questo tipo e si sviluppa verso la costruzione di un modello corporeo che tende a conservare costante la mia identità, la mia “coerenza” verso gli stimoli dell’ambiente, dell’altro da me.

E’ quanto ora sto facendo, in questo gioco di pressioni e trazioni, di ricerca di apertura nella “coerenza” dell’altro nascondendogli la mia, persino giocando di illusioni sulla sua tenuta, sul suo radicamento, quanto sulle crepe che potrebbe offrire.

Il corpo è tutto, e di questo le mani assumono importanza. Nel corpo a corpo sta quell’elemento tattile costitutivo di ogni relazione: Senza contatto fisico non esistono legami. Il contatto è oceano di voci senza suono.

Ogni gioco di coppia, di corpo a corpo, qui allo Spirito Ribelle, elude l’altro come oggetto, come semplice avversario da battere e combattere, come oggetto neutro su cui riversare le tecniche apprese, dunque oggetto disponibile, da consumare. Noi Spirito Ribelle siamo invece convinti che senza l’altro come componente viva della relazione il nostro egoismo la faccia da padrone, diventiamo autoreferenti; pronti a lamentarci, ad incolparlo, se l’altro non “tira” come vogliamo, se l’altro non si lascia usare e consumare come vogliamo. Se l’altro si rifiuta di essere “oggetto”.

Di più, l’esperienza consapevole della presenza, comporta sempre una esposizione, una vulnerabilità, un’apertura che è necessariamente flessibilità (Ju, il concetto chiave che regge la pratica marziale Tradizionale); che è Chi Sao nella sua accezione di mani “appiccicose”, cioè in stretta relazione, quanto mani “vuote”, cioè inserite nel mutevole “Qui ed ora” senza programmazione, senza intenzione precostituita e dunque dogmatica, e infine di mani “energetiche”, cioè membrana elastica in grado di recepire l’energia che arriva dall’esterno, dall’altro, quanto di trasmettere quella che sorge dall’interno, da noi, in un tentativo di equilibrio soddisfacente che spetterà a noi volgere a nostro vantaggio.

Siamo così dentro una intelligenza incarnata che rappresenta ed esprime le nostre competenze motorie e relazionali necessarie a vivere ed operare nel proprio ambiente; quella nostra “coerenza” che, nello scambio corpo a corpo praticato come sopra descritto, ci consente di costruire ed affinare le qualità necessarie ad adattarci, quando non anticipare, le modificazioni che l’ambiente attorno a noi ci suggerisce o, addirittura, ci impone.

L’adattamento, che è apprendimento continuo, è quindi sempre mediato da quello che oggi si è soliti chiamare embodiment: “Oggi l’embodiment è anche una riflessione sulle sensazioni e le emozioni, è un approfondimento del canale cinestetico. (…) L’embodiment riguarda lo sviluppo del canale cenestesico, e cioè la capacità di sentirsi attraverso il movimento e le sensazioni interne del corpo. Riguarda lo sviluppo delle capacità propriocettive. In Italia usate l’espressione “sesto senso”? Per il 90 per cento, lo sviluppo dell’intuizione ha a che fare con l’accesso al canale cenestesico e quindi con la conoscenza attraverso l’esperienza del corpo.” (M. Eddy.1)

Pratichiamo la sensibilità 

per espandere la nostra creatività

(E. Parrello. Insegnante, educatrice del movimento somatico e del movimento in età evolutiva, practitioner diplomata presso The School for Body-Mind Centering)

 

1. Dott.ssa Martha Eddy, CMA, RSMT, direttrice fondatrice dell'EdD/direttrice della programmazione e della ricerca di Moving For Life, Dynamic Embodiment (una formazione sulla terapia del movimento che utilizza l'educazione somatica) e Centro per l'educazione cinestetica.

 

 




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