Lo sapevo prima, lo so meglio ora, che non si può fare
movimento, non si può praticare Arti Marziali, se non ci si confronta
con il mondo delle emozioni; che il malessere fisico, la stanchezza e le
membra pesanti, tanto quanto l’energia vitale, l’audacia di ogni assalto e di
ogni difesa, sono le espressioni di arrembanti risonanze psichiche.
Importanza
e funzioni del “recupero”
Già nel muoversi nello spazio c'è un continuo fluttuare tra
gesti e movenze che richiedono stabilità, come quando lavoriamo sul
radicamento o sull'equilibrio, e movimenti che richiedono mobilità, come
quando inanelliamo una serie di percosse o attuiamo spostamenti particolarmente
dinamici. In realtà, queste due fasi spesso si presentano insieme oppure sono
una di seguito all'altro, in quanto si sostengono a vicenda.
Stabilità non indica "immobilità", ma una operazione
di sostegno che tende a costruire equilibrio. Sovente per produrre un movimento
dinamico, un balzo, uno spostamento circolare, è necessario preparare l'azione
con un movimento stabile e questo può significare applicarsi all'allineamento
posturale e alla scelta di quale “peso” del corpo: Pesante, leggero, forte,
collassato, sono le quattro distinte qualità tra cui optare.
Dopo il “dinamico” abbiamo da ritornare alla stabilità, per
poi prepararci al successivo passaggio dinamico. Così come dopo un movimento fondato
sull'equilibrio, cerchiamo il recupero (che è recupero di energia o cambio di
energia), con qualcosa di dinamico. A volte stabilità e mobilità convivono
nello stesso movimento, si bilanciano a vicenda.
Quale rapporto tra “recupero” e movimento,
tra recupero e ragione dell’emozione?
Dunque, come nel piccolo così
nel grande, ad ogni incontro di formazione (noi Spirito Ribelle da
decenni prediligiamo “formazione”, lasciando “allenamento” agli animali
da circo, agli imitatori ad oltranza) si accompagna o segue il tempo ed il modo
del recupero: fondamentale per crescere e migliorarsi.
Così, consapevoli che la tendenza all’agire è in parte già azione, che “le azioni sono inscritte nella carne ancor prima che l’intenzionalità consapevole agisca e detti comandi” (G. Dall’Ava, HR Manager, laureato in filosofia e in neuroscienze, in “La chiave di SOPHIA” Giu- Sett 2020) ), sappiamo che la vitalità e lo slancio erotico, elementi fondanti la nostra pratica Spirito Ribelle, sono di per sé origine possibile di conoscenza, di quella conoscenza “altra” da quella razionale, conoscenza che affonda anche nelle pause, nel “vuoto fertile” di impronta gestaltica, nel tempo che è anche modo del recupero.
- E’ questa particolare conoscenza, questa ragione
dell’emozione, emos – azione, che ci permette, praticando con passione, di
afferrare il senso profondo, ancora nascosto, di ognuno di noi e almeno di
intuire il senso di ciò che l’altro prova.
- E’ il tempo e il modo del recupero, un po' come le pause
tra una nota e l’altra, che contribuisce a fare melodia. E questo recupero è
anch’esso mondo e sapere emozionale, mondo e sapere di vita vissuta.
I modi della pratica, la nostra pratica Spirito Ribelle, lo testimoniano: Per fare, per agire, per spostarsi nello spazio, perché non occuparsi del “togliere”, dello svuotarsi “più che” o “prima del” premere, del riempire? Dello Yin più che dello Yang? Perché non considerare fondamentali tempo e modi del recupero?
“In
modo generico questo tema ha a che vedere con una fase di esecuzione di una o
più azioni a cui segue una fase di recupero/cambiamento/riposo. Possiamo quindi
osservare come le Qualità (Effort), l’uso dello Spazio, e l’Organizzazione del
corpo in determinate combinazioni, danno vita a ritmi e fraseggi caratteristici
che possono essere un segno distintivo della personalità di una persona oppure
semplicemente formano un ritmo che risulta efficace per l’esecuzione di una
azione” (L. Rapisarda)
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