lunedì 23 giugno 2025

La saggezza del Maestro Wang Xiang Zhai: Antichi insegnamenti per il mondo moderno

 



Quattro proposte di esercizi, di movimenti, di “danza”, secondo gli insegnamenti del fondatore dello Yi Quan, da praticarsi da fermi o in movimento.

Attenzione: Come al solito,

importante è il “cosa” si fa, ma

ancor più importante è il “come”.

Imitarli per come si vedono non è il praticarli. Praticarli richiede una gestualità costruita sulle onde cinetiche, le spirali e le torsioni; alcuni accorgimenti quali l’opposizione corpo / bacino ed arti, unica in grado di costruire un corpo e delle percussioni “a molla” ed altro ancora. Praticarli allo Spirito Ribelle.

Comunque, ecco a voi La Gru o Gru bianca; il Serpente curioso o sorpreso; il Drago; la Grande Onda.

E per chi volesse saperne di più sul rapporto

tra antiche pratiche marziali e mondo moderno ….

Introduzione

Al Maestro Wang Xiang Zhai (1885 – 1963) si deve la creazione dello Yi Quan / I Chuan. E’ generalmente considerata arte di sintesi e radicale trasformazione di arti e pratiche salutistiche e di combattimento secondo il Maestro cadute in disgrazia in quanto fossilizzatesi e sclerotizzate formalmente con conseguente perdita delle peculiarità salutistiche e combattenti. Secondo Il Maestro Tokitsu “Mi sembra più corretto pensare che Wang Xiang Zhai abbia fondato il moderno Yi Chuan negli anni Venti sulla base dell’antico Yi Chuan le cui radici risalgono a più di 2500 anni fa”. (K. Tokitsu ‘Yi Chuan. Metodo energetico di Wang Xiang Zhai’).

Dalla sua creazione, il Maestro Kenichi Sawai (1903 – 1988) ha fatto nascere il Taiki Ken, l’arte che noi pratichiamo qui, allo Spirito Ribelle.

1.     Che c’azzecca una pratica marziale antica con l’oggi,

con il nostro vivere quotidiano

nel terzo millennio?

C’azzecca eccome. A cominciare dal recupero di una profonda pratica corporea.

Scrivo da anni di come il corpo e la corporeità purtroppo siano letti con una concezione alienata del corpo: non Leib, corpo vissuto, abitato, ma Korper, corpo oggetto.

Per non ripetermi e fare solo qualche esempio:

  • I corpi contemporanei non sanno nemmeno dove si trovano: fisicamente stanno in un posto ma la loro consapevole presenza è altrove. Seduti in metropolitana, inchiodati allo schermo del cellulare o a camminare per strada l’udito totalmente avvolto da musica o podcast, non odorano, non gustano, non odono, non sperimentano i loro sensi, potrebbe persino camminare loro accanto un enorme unicorno rosa e nemmeno se ne accorgerebbero e, nell’eventualità, si affretterebbero a filmarlo per postarne le immagini sui social.
  • Sui social non è importante la persona, ma il suo profilo, che è sempre materia di manipolazione. E proprio grazie ai social si può comunicare senza mai confrontarsi di persona.
  • Il corpo, con la pratica diffusa dei tatuaggi, è diventato una sorta di cartellone pubblicitario che raccoglie insulsaggini, errori e sgorbi di ogni genere, dall’acquiescenza alle mode con gli anni del tribale sul polpaccio alle scritte in lingue incomprensibili al soggetto (si va di fiducia!!), dalle frasi motivazionali a versi di poesie del tutto avulse dal contesto, dalle immagini aggressive di animali feroci tatuati sul corpo di innocui e titubanti studenti ed impiegati ai toraci scarabocchiati a tal punto da ricordare i banchi di scuola della nostra adolescenza. Disordinato vaniloquio a mostrare narcisismo incontinente quale coperta di Linus di insicurezza tardo adolescenziale?

D’altronde, una persona che di successo se ne intende, ebbe a dire di sé e del suo essere priva di tatuaggi: “Mettereste mai un adesivo su una Bentley?”. Quante Panda vecchie ed obsolete, Fiat Cinquecento truccate Abarth, Opel smarmittate ridondanti di fanali circolano, mostrando adesivi di ogni genere per nascondere (non accettare, non saper valorizzare) quello che sono e invece apparire altro da sé!!

Ecco, riappropriarsi di una pratica corporea che si basa sulla consapevolezza, sull’immaginazione (vedi il mio https://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/2025/06/corpo-e-immaginazione-le-pratiche.html), sulla spontaneità dell’agire, è davvero coraggiosa e salutare pratica salvifica contro il debosciato mondo di non – corpi che ci circonda: “ L’Occidente ha abdicato all’esplorazione coraggiosa dell’esistenza: Il corpo esce da sé non per entrare in altri mondi ma per sottrarsi a questo in cui si sente così spiazzato” (W. Siti ‘C’era una volta il corpo’).




2. La Filosofia di Wang Xiang Zhai

Il Maestro propose la sua Arte con modalità estremamente sovversive: Dalla grande attenzione data alle posizioni statiche (che statiche non sono), al rifiuto di gestualità codificate, alla ricerca di un atteggiamento vigile ed attento all’ambiente, interno ed esterno, ovvero non reagire, che è una risposta obbligata ad uno stimolo, ma capacità di interpretare quello stimolo agendolo di conseguenza. Altro che “Pugilato dell’Intenzione”, questo è proprio “Pugilato della spontaneità”. Altro che ripetizioni a raffica, che sono pure un tratto ossessivo compulsivo, ma personale ed appassionata ricerca di una propria strada corporea e motoria.

Assurge ad importanza fondamentale (Hon) la sensibilità, l’adattabilità e la consapevolezza nel movimento che è consapevolezza di pensiero.

 


3. Applicazioni nella Vita Quotidiana

La pratica dello Yi Quan (e del Taiki Ken), come la intendiamo qui allo Spirito Ribelle, si basa sull'idea che il corpo sia integralmente tale, ovvero comprensivo della mente. Non si tratta di unire mente e corpo perché sono già un’unica realtà. Noi enfatizziamo l'importanza della percezione interna, piuttosto che della forma esteriore.

Sosteniamo che la forza migliore non origini dalla tensione muscolare, ma dalla capacità di armonizzare tra di loro tutti i componenti del corpo, nessuno escluso. Dunque, ancor prima che la muscolatura superficiale, l’attenzione e la cura è posta alla muscolatura profonda, al tessuto miofasciale, ai tendini, alle articolazioni, fino agli organi interni e al registro emozionale.

Questo approccio, traslato nella gestualità quotidiana, comporta l’essere presenti in ogni azione (l’esserci nel qui ed ora), la gestione dell’ansia, l’uso corretto del mondo emozionale, l’adesione ad uno stile di persona che sia vitale ed erotica. Questo è davvero allenarsi (ma per noi è “formarsi”) h 24, proprio perché la pratica corporea, fisicoemotiva marziale, diviene consapevole pratica di vita.

Questo è un approccio olistico alla salute, dove il movimento Yi Quan / Taiki Ken diventa un potente mezzo per coltivare la serenità interiore e la coraggiosa presenza nel mondo.



4. Yi Quan / Taiki Ken e qualche domanda per saper stare bene

nel mondo moderno

  • Sei consapevole della tua postura, di come respiri, di cosa e come metti in atto per avviare il tuo muoverti nello spazio?
  • Stai attento ad evitare movimenti rigidi e forzati, trovando, invece, uno scorrere fluido ed aggraziato ascoltando le sensazioni di te – corpo?
  • Quando agisci, sei sempre presente in ogni tuo movimento?
  • Sai muoverti stando sul terreno dei diversi ritmi richiesti o ti fai sopraffare dall’ansia e dalla fretta?



 

Conclusione

Credo che chi pratichi Yi Quan / Taiki Ken nel modo succitato e faccia del praticare marziale un modo di vita quotidiano si ponga autorevolmente fuori dalle logiche distorte ed aberranti che oggi imperversano. Sarà presente di corpo, corpo fisicoemotivo, in ogni suo agire, in ogni sua relazione. Prenderà contatto con il sé corpo allontanando, almeno per se stesso, il tristo futuro che ci attende tra corpi deboli perché logorati dal contrastare ossessivamente la debolezza, corpi in difficoltà nel sapersi riprodurre, corpi perennemente alienati dalla relazione fisica con l’altro da sé, corpi incapaci di percepire lo spazio e il movimento nello spazio, corpi estranei alla consapevolezza emozionale ed alla educazione sentimentale, corpi esibiti per piacere, corpi – cosa.

 

 

 

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