Quattro proposte di esercizi, di movimenti, di “danza”,
secondo gli insegnamenti del fondatore dello Yi Quan, da praticarsi da
fermi o in movimento.
Attenzione: Come
al solito,
importante
è il “cosa” si fa, ma
ancor
più importante è il “come”.
Imitarli per come si vedono non è il praticarli. Praticarli
richiede una gestualità costruita sulle onde cinetiche, le spirali
e le torsioni; alcuni accorgimenti quali l’opposizione corpo / bacino
ed arti, unica in grado di costruire un corpo e delle percussioni “a molla”
ed altro ancora. Praticarli allo Spirito Ribelle.
Comunque, ecco a voi La Gru o Gru bianca; il Serpente
curioso o sorpreso; il Drago; la Grande Onda.
E per
chi volesse saperne di più sul rapporto
tra
antiche pratiche marziali e mondo moderno ….
Introduzione
Al Maestro Wang Xiang
Zhai (1885 – 1963) si deve la creazione dello Yi Quan / I Chuan.
E’ generalmente considerata arte di sintesi e radicale trasformazione di arti e
pratiche salutistiche e di combattimento secondo il Maestro cadute in disgrazia
in quanto fossilizzatesi e sclerotizzate formalmente con conseguente perdita
delle peculiarità salutistiche e combattenti. Secondo Il Maestro Tokitsu “Mi
sembra più corretto pensare che Wang Xiang Zhai abbia fondato il moderno Yi
Chuan negli anni Venti sulla base dell’antico Yi Chuan le cui radici risalgono
a più di 2500 anni fa”. (K. Tokitsu ‘Yi Chuan. Metodo energetico di Wang
Xiang Zhai’).
Dalla sua creazione, il Maestro Kenichi Sawai
(1903 – 1988) ha fatto nascere il Taiki Ken, l’arte che noi
pratichiamo qui, allo Spirito Ribelle.
1. Che
c’azzecca una pratica marziale antica con l’oggi,
con il
nostro vivere quotidiano
nel
terzo millennio?
C’azzecca eccome. A cominciare dal recupero di una
profonda pratica corporea.
Scrivo da anni di come il corpo
e la corporeità purtroppo siano letti con una concezione alienata del corpo: non
Leib, corpo vissuto, abitato, ma Korper, corpo oggetto.
Per non ripetermi e fare solo qualche esempio:
- I corpi contemporanei non sanno nemmeno dove si trovano: fisicamente stanno in un posto ma la loro consapevole presenza è altrove. Seduti in metropolitana, inchiodati allo schermo del cellulare o a camminare per strada l’udito totalmente avvolto da musica o podcast, non odorano, non gustano, non odono, non sperimentano i loro sensi, potrebbe persino camminare loro accanto un enorme unicorno rosa e nemmeno se ne accorgerebbero e, nell’eventualità, si affretterebbero a filmarlo per postarne le immagini sui social.
- Sui social non è importante la persona, ma il suo profilo, che è sempre materia di manipolazione. E proprio grazie ai social si può comunicare senza mai confrontarsi di persona.
- Il corpo, con la pratica diffusa dei tatuaggi, è diventato una sorta di cartellone pubblicitario che raccoglie insulsaggini, errori e sgorbi di ogni genere, dall’acquiescenza alle mode con gli anni del tribale sul polpaccio alle scritte in lingue incomprensibili al soggetto (si va di fiducia!!), dalle frasi motivazionali a versi di poesie del tutto avulse dal contesto, dalle immagini aggressive di animali feroci tatuati sul corpo di innocui e titubanti studenti ed impiegati ai toraci scarabocchiati a tal punto da ricordare i banchi di scuola della nostra adolescenza. Disordinato vaniloquio a mostrare narcisismo incontinente quale coperta di Linus di insicurezza tardo adolescenziale?
D’altronde, una persona che di successo se ne intende, ebbe a dire di sé e del suo essere priva di tatuaggi: “Mettereste mai un adesivo su una Bentley?”. Quante Panda vecchie ed obsolete, Fiat Cinquecento truccate Abarth, Opel smarmittate ridondanti di fanali circolano, mostrando adesivi di ogni genere per nascondere (non accettare, non saper valorizzare) quello che sono e invece apparire altro da sé!!
Ecco, riappropriarsi di una pratica corporea che si basa
sulla consapevolezza, sull’immaginazione (vedi il mio https://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/2025/06/corpo-e-immaginazione-le-pratiche.html),
sulla spontaneità dell’agire, è davvero coraggiosa e salutare pratica salvifica
contro il debosciato mondo di non – corpi che ci circonda: “ L’Occidente ha
abdicato all’esplorazione coraggiosa dell’esistenza: Il corpo esce da sé non
per entrare in altri mondi ma per sottrarsi a questo in cui si sente così
spiazzato” (W. Siti ‘C’era una volta il corpo’).
2. La
Filosofia di Wang Xiang Zhai
Il Maestro propose la sua Arte con modalità estremamente
sovversive: Dalla grande attenzione data alle posizioni statiche (che statiche
non sono), al rifiuto di gestualità codificate, alla ricerca di un
atteggiamento vigile ed attento all’ambiente, interno ed esterno, ovvero non
reagire, che è una risposta obbligata ad uno stimolo, ma capacità di
interpretare quello stimolo agendolo di conseguenza. Altro che “Pugilato
dell’Intenzione”, questo è proprio “Pugilato della spontaneità”. Altro
che ripetizioni a raffica, che sono pure un tratto ossessivo compulsivo, ma
personale ed appassionata ricerca di una propria strada corporea e motoria.
Assurge ad importanza fondamentale (Hon) la sensibilità,
l’adattabilità e la consapevolezza nel movimento che è consapevolezza di
pensiero.
3.
Applicazioni nella Vita Quotidiana
La pratica dello Yi Quan (e del Taiki
Ken), come la intendiamo qui allo Spirito Ribelle, si basa
sull'idea che il corpo sia integralmente tale, ovvero comprensivo della mente. Non
si tratta di unire mente e corpo perché sono già un’unica realtà. Noi
enfatizziamo l'importanza della percezione interna, piuttosto che della forma
esteriore.
Sosteniamo che la forza migliore non origini dalla tensione
muscolare, ma dalla capacità di armonizzare tra di loro tutti i componenti del
corpo, nessuno escluso. Dunque, ancor prima che la muscolatura superficiale,
l’attenzione e la cura è posta alla muscolatura profonda, al tessuto
miofasciale, ai tendini, alle articolazioni, fino agli organi interni e al
registro emozionale.
Questo approccio, traslato nella gestualità quotidiana,
comporta l’essere presenti in ogni azione (l’esserci nel qui ed ora), la
gestione dell’ansia, l’uso corretto del mondo emozionale, l’adesione ad uno
stile di persona che sia vitale ed erotica. Questo è davvero allenarsi (ma per
noi è “formarsi”) h 24, proprio perché la pratica corporea, fisicoemotiva
marziale, diviene consapevole pratica di vita.
Questo è un approccio olistico alla salute, dove il
movimento Yi Quan / Taiki Ken diventa
un potente mezzo per coltivare la serenità interiore e la coraggiosa presenza
nel mondo.
4. Yi
Quan / Taiki Ken e qualche domanda per saper stare bene
nel mondo
moderno
- Sei consapevole della tua postura, di come respiri, di cosa e come metti in atto per avviare il tuo muoverti nello spazio?
- Stai attento ad evitare movimenti rigidi e forzati, trovando, invece, uno scorrere fluido ed aggraziato ascoltando le sensazioni di te – corpo?
- Quando agisci, sei sempre presente in ogni tuo movimento?
- Sai muoverti stando sul terreno dei diversi ritmi richiesti o ti fai sopraffare dall’ansia e dalla fretta?
Conclusione
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