Esiste il sesto senso?
Certo che esiste e noi esseri
umani siano predisposti in un certo qual modo a percepire che qualcosa sta per
accadere e a comportarsi di conseguenza. Qualcuno la chiama ‘intuizione’.
Certo che esiste e
fuor di sproloqui di fantasia, mistici o new age, è ben identificabile con la propriocezione.
Propriocezione origina dal latino (proprium –
proprio) e significa “intercettazione di segnali propri”, originati da
strutture proprie. I segnali propriocettivi nascono infatti dai sensori che
abitano i muscoli, i tendini e le articolazioni ed esprimono il canale
sensoriale più rilevante.
Sono segnali in contatto col cervello rettile, le
parti più antiche del sistema nervoso (midollo spinale, tronco dell’encefalo e
parte primordiale del cervelletto) che operano sottotraccia rispetto ai livelli
di coscienza (sottocorticali)
La propriocezione è dunque un “sesto senso” del
corpo: La capacità di percepire la posizione e il movimento di
articolazioni e muscoli senza doverli guardare.
Nelle
pratiche di movimento, nelle Arti Marziali,
quanto
è importante la propriocezione, ovvero il sesto senso?
Proprio perché i segnali
propriocettivi si concludono nel cervello cosiddetto profondo, le parti
primitive del sistema nervoso, essi sono deputati alla fluidità, alla
precisione dei movimenti, alla gestione dell’equilibrio.
Tutte pratiche di corpo e movimento generalmente:
- obsolete nella vita quotidiana, dove camminiamo su marciapiedi lisci e gridiamo allo scandalo per ogni buca o dislivello; saliamo e scendiamo (quando non prendiamo l’ascensore!!) scale e scalini ben uniformi; guidiamo l’automobile su strade perfettamente asfaltate ecc.
- trascurate nelle pratiche fitness che di volta in volta la moda ci propone nei supermercati del corpo esibito e impegnato sempre e comunque su pavimenti lisci, salendo e scendendo da un gradino (step) con la stessa altezza, allenandosi in attività cicliche (ovvero gesti uguali ripetuti e ripetuti e ripetuti…), usando macchine che isolano i muscoli coinvolti impedendo così un coinvolgimento globale, pedalando su biciclette fissate al pavimento dunque prive di ogni tensione alla ricerca dell’equilibrio, ecc.
- dimenticate nella gran parte delle pratiche marziali dove si usa imitare un gesto comandato e mostrato e ripeterlo all’infinito sempre uguale a se stesso, spostandosi su parquet, tatami e comunque sempre superfici lisce e piatte.
Chiunque
si occupi di salute e prevenzione non può trascurare
il
ripristino delle funzioni del cervello ‘profondo’.
Infatti ha poco senso aspirare ad una vita più lunga se
questo prolungarsi non si accompagna ad una buona salute che è anche “efficienza
da un punto di vista motorio (e psichico – relazionale)” ed una indagine
che tenga conto di “una età media biologica di ‘funzionalità motoria’ che ne
qualifichi il livello di efficienza”. (1)
Tutto questo mentre la qualità del nostro agire quotidiano
è vieppiù minata da una deficienza motoria sempre più marcata, dato
riscontrabile e ampiamente riscontrato nelle nuove generazioni (2)
probabilmente le più indifese davanti alle innovazioni tecnologiche, capaci di
fare della pigrizia e della passività uno stato abituale.
Pensiamo solo, come ci fa notare Dario Riva (3)
nel suo eccellente “Ghepardi da salotto” alle ossa che si rinnovano ogni
anno, tanto che, per esempio, le ossa che abitano un cinquantenne non sono le
stesse di quando avrà settant’anni. L’inevitabile scadere della loro qualità
sarà maggiore o minore soprattutto in relazione al cibo con cui ci si è nutriti
e all’attività motoria, la quantità ma soprattutto la qualità della
stessa. Pratiche motorie di equilibrio, condotte in situazioni di instabilità,
con una incessante diversificazione e modulazione delle forze messe in atto per
affrontare la forza di gravità, dipanano un’azione rimodellante come farebbero
“le mani di un vasaio che lavorano la creta al tornio”. (4)
Massima attenzione, per esempio, alla muscolatura profonda
la cui efficienza consente di muoversi abilmente e fluidamente, di contrastare
abilmente situazioni di squilibrio accidentale o imposto, e pure di rimodellare
le ossa.
L’importanza
fondamentale (hon) nelle pratiche marziali
Nelle Arti
Marziali occuparsi di propriocezione che, come abbiamo visto, è agire
fluidamente ed efficacemente (vedasi il mio https://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/2025/06/le-tre-qualita-che-fondano-una-buona.html) è
abitare il “sesto senso”, è attingere alle risorse istintuali del cervello
“profondo”, costituisce una parte fondamentale nella formazione di ogni
praticante.
Questa abilità fondamentale opera su più livelli:
- Controllo del corpo: Migliora l’equilibrio, la coordinazione e la stabilità, elementi essenziali per eseguire tecniche precise e fluide anche in condizioni di crisi e di stress fisicoemotivo quale è uno scontro.
- Reattività e adattamento: Aiuta a percepire ed agire rapidamente ai cambiamenti di posizione, sia propri che dell’opponente cercando subito le soluzioni migliori.
- Prevenzione degli infortuni: Una buona propriocezione consente di correggere movimenti sbagliati prima che diventino lesivi per la salute del praticante.
- Consapevolezza marziale: Sviluppa una connessione profonda tra le vari parti del corpo tutto, amplificando la capacità di percepire il combattimento, non solo di vederlo o pensarci.
Qui allo Spirito Ribelle, ormai da alcuni decenni, facciamo della propriocezione un compagno di viaggio assiduo. Lo facciamo sia dedicando domande (5) che koan zen fisicoemotivi, corporei, adatti allo scopo in ogni momento della formazione o anche praticando in condizioni di instabilità quali l’uso di superfici instabili, gli occhi chiusi, le improvvise pressioni e spinte / trazioni di un compagno. Da quando, poi, abbiamo scelto di praticare all’aperto per tutto l’anno o quasi, il lavoro di affinamento ed approfondimento della propriocezione si è fatto dii standard elevato; pensiamo solo al terreno irregolare di un parco, agli elementi di disturbo e distrazione presenti in un luogo pubblico, alle numerose ed imprevedibili sollecitazioni sensoriali.
No alla ripetitività,
all’omologazione dell’“uguale per tutti”, alla ricerca della copia perfetta; Sì
ad una pratica che investa l’attività multipla e simultanea, l’intelligenza del
corpo, quella fisicoemotiva; convinti che più offri variabili, fino anche a creare
disordine dentro di te, più ti evolvi allo scopo di muoversi bene, muoversi
meglio, muoversi a lungo.
Dunque, per ogni praticante intelligente di movimento,
certo, ma anche e forse più per ogni artista marziale, quanto sopra DEVE essere
materia masticata sempre.
“Come
dimostrano lo studio della percezione e le neuroscienze moderne, ogni stimolo
che si ripete con costanza riduce gradualmente il proprio effetto a causa dell’assuefarsi
dell’organismo allo stimolo stesso”.
(G.
Nardone)
1. D. Riva, medico chirurgo, specializzato in pediatria e
medicina dello sport, esperto di movimenti antigravitari ed entropia del
movimento, in ‘Ghepardi da salotto’.
2. In “Current Sports Medicine” December 2023, citato da
Fanpage Dicembre 2024. Le nuove indicazioni nazionali 2025 a cura del Ministero
dell’Istruzione e del Merito, citato in Orizzontescuola Giugno 2025
3. La prima edizione di questo eccellente libro è del 1966.
Giunto recentemente (2018) alla quarta ristampa, mantiene tutt’ora
l’intelligenza della ricerca e l’acume nelle proposte.
4. Ibid
5. Per esempio, uso la "informazione d'anticipo".
Chiedo ad un allievo "Al prossimo gancio che porterò alla mascella, ti
chiederò quale componente del movimento di schivata che devi fare per evitarlo
ti crea maggiore disagio, maggiore difficoltà". In questo caso, sto
equiparando la sensazione di fluidità nel movimento e l'efficienza
biomeccanica, dal che consegue che qualsiasi inefficienza biomeccanica verrà
sperimentata come una sensazione di disagio localizzata nel punto interessato
dal movimento. Mille volte meglio che correggere io o fargli ripetere e ripetere
sperando che impari!!
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