sabato 21 giugno 2025

L’intelligenza del corpo: Viaggio tra Movimento, Propriocezione e Arti Marziali



Esiste il sesto senso?

Certo che esiste e noi esseri umani siano predisposti in un certo qual modo a percepire che qualcosa sta per accadere e a comportarsi di conseguenza. Qualcuno la chiama intuizione’.

Certo che esiste e fuor di sproloqui di fantasia, mistici o new age, è ben identificabile con la propriocezione.

Propriocezione origina dal latino (proprium – proprio) e significa “intercettazione di segnali propri”, originati da strutture proprie. I segnali propriocettivi nascono infatti dai sensori che abitano i muscoli, i tendini e le articolazioni ed esprimono il canale sensoriale più rilevante.

Sono segnali in contatto col cervello rettile, le parti più antiche del sistema nervoso (midollo spinale, tronco dell’encefalo e parte primordiale del cervelletto) che operano sottotraccia rispetto ai livelli di coscienza (sottocorticali)

La propriocezione è dunque un “sesto senso” del corpo: La capacità di percepire la posizione e il movimento di articolazioni e muscoli senza doverli guardare.

Nelle pratiche di movimento, nelle Arti Marziali,

quanto è importante la propriocezione, ovvero il sesto senso?

Proprio perché i segnali propriocettivi si concludono nel cervello cosiddetto profondo, le parti primitive del sistema nervoso, essi sono deputati alla fluidità, alla precisione dei movimenti, alla gestione dell’equilibrio.

Tutte pratiche di corpo e movimento generalmente:

  • obsolete nella vita quotidiana, dove camminiamo su marciapiedi lisci e gridiamo allo scandalo per ogni buca o dislivello; saliamo e scendiamo (quando non prendiamo l’ascensore!!) scale e scalini ben uniformi; guidiamo l’automobile su strade perfettamente asfaltate ecc.
  • trascurate nelle pratiche fitness che di volta in volta la moda ci propone nei supermercati del corpo esibito e impegnato sempre e comunque su pavimenti lisci, salendo e scendendo da un gradino (step) con la stessa altezza, allenandosi in attività cicliche (ovvero gesti uguali ripetuti e ripetuti e ripetuti…), usando macchine che isolano i muscoli coinvolti impedendo così un coinvolgimento globale, pedalando su biciclette fissate al pavimento dunque prive di ogni tensione alla ricerca dell’equilibrio, ecc.
  • dimenticate nella gran parte delle pratiche marziali dove si usa imitare un gesto comandato e mostrato e ripeterlo all’infinito sempre uguale a se stesso, spostandosi su parquet, tatami e comunque sempre superfici lisce e piatte.

Chiunque si occupi di salute e prevenzione non può trascurare

il ripristino delle funzioni del cervello ‘profondo’.





Infatti ha poco senso aspirare ad una vita più lunga se questo prolungarsi non si accompagna ad una buona salute che è anche “efficienza da un punto di vista motorio (e psichico – relazionale)” ed una indagine che tenga conto di “una età media biologica di ‘funzionalità motoria’ che ne qualifichi il livello di efficienza”. (1)

Tutto questo mentre la qualità del nostro agire quotidiano è vieppiù minata da una deficienza motoria sempre più marcata, dato riscontrabile e ampiamente riscontrato nelle nuove generazioni (2) probabilmente le più indifese davanti alle innovazioni tecnologiche, capaci di fare della pigrizia e della passività uno stato abituale.

Pensiamo solo, come ci fa notare Dario Riva (3) nel suo eccellente “Ghepardi da salotto” alle ossa che si rinnovano ogni anno, tanto che, per esempio, le ossa che abitano un cinquantenne non sono le stesse di quando avrà settant’anni. L’inevitabile scadere della loro qualità sarà maggiore o minore soprattutto in relazione al cibo con cui ci si è nutriti e all’attività motoria, la quantità ma soprattutto la qualità della stessa. Pratiche motorie di equilibrio, condotte in situazioni di instabilità, con una incessante diversificazione e modulazione delle forze messe in atto per affrontare la forza di gravità, dipanano un’azione rimodellante come farebbero “le mani di un vasaio che lavorano la creta al tornio”. (4)

Massima attenzione, per esempio, alla muscolatura profonda la cui efficienza consente di muoversi abilmente e fluidamente, di contrastare abilmente situazioni di squilibrio accidentale o imposto, e pure di rimodellare le ossa. 

L’importanza fondamentale (hon) nelle pratiche marziali

Nelle Arti Marziali occuparsi di propriocezione che, come abbiamo visto, è agire fluidamente ed efficacemente (vedasi il mio https://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/2025/06/le-tre-qualita-che-fondano-una-buona.html) è abitare il “sesto senso”, è attingere alle risorse istintuali del cervello “profondo”, costituisce una parte fondamentale nella formazione di ogni praticante.

Questa abilità fondamentale opera su più livelli:

  • Controllo del corpo: Migliora l’equilibrio, la coordinazione e la stabilità, elementi essenziali per eseguire tecniche precise e fluide anche in condizioni di crisi e di stress fisicoemotivo quale è uno scontro.
  • Reattività e adattamento: Aiuta a percepire ed agire rapidamente ai cambiamenti di posizione, sia propri che dell’opponente cercando subito le soluzioni migliori.
  • Prevenzione degli infortuni: Una buona propriocezione consente di correggere movimenti sbagliati prima che diventino lesivi per la salute del praticante.
  • Consapevolezza marziale: Sviluppa una connessione profonda tra le vari parti del corpo tutto, amplificando la capacità di percepire il combattimento, non solo di vederlo o pensarci.



 Qui allo Spirito Ribelle, ormai da alcuni decenni, facciamo della propriocezione un compagno di viaggio assiduo. Lo facciamo sia dedicando domande (5) che koan zen fisicoemotivi, corporei, adatti allo scopo in ogni momento della formazione o anche praticando in condizioni di instabilità quali l’uso di superfici instabili, gli occhi chiusi, le improvvise pressioni e spinte / trazioni di un compagno. Da quando, poi, abbiamo scelto di praticare all’aperto per tutto l’anno o quasi, il lavoro di affinamento ed approfondimento della propriocezione si è fatto dii standard elevato; pensiamo solo al terreno irregolare di un parco, agli elementi di disturbo e distrazione presenti in un luogo pubblico, alle numerose ed imprevedibili sollecitazioni sensoriali.

No alla ripetitività, all’omologazione dell’“uguale per tutti”, alla ricerca della copia perfetta; ad una pratica che investa l’attività multipla e simultanea, l’intelligenza del corpo, quella fisicoemotiva; convinti che più offri variabili, fino anche a creare disordine dentro di te, più ti evolvi allo scopo di muoversi bene, muoversi meglio, muoversi a lungo.

Dunque, per ogni praticante intelligente di movimento, certo, ma anche e forse più per ogni artista marziale, quanto sopra DEVE essere materia masticata sempre.

“Come dimostrano lo studio della percezione e le neuroscienze moderne, ogni stimolo che si ripete con costanza riduce gradualmente il proprio effetto a causa dell’assuefarsi dell’organismo allo stimolo stesso”.

(G. Nardone)

 

1. D. Riva, medico chirurgo, specializzato in pediatria e medicina dello sport, esperto di movimenti antigravitari ed entropia del movimento, in ‘Ghepardi da salotto’.

2. In “Current Sports Medicine” December 2023, citato da Fanpage Dicembre 2024. Le nuove indicazioni nazionali 2025 a cura del Ministero dell’Istruzione e del Merito, citato in Orizzontescuola Giugno 2025

3. La prima edizione di questo eccellente libro è del 1966. Giunto recentemente (2018) alla quarta ristampa, mantiene tutt’ora l’intelligenza della ricerca e l’acume nelle proposte.

4. Ibid

5. Per esempio, uso la "informazione d'anticipo". Chiedo ad un allievo "Al prossimo gancio che porterò alla mascella, ti chiederò quale componente del movimento di schivata che devi fare per evitarlo ti crea maggiore disagio, maggiore difficoltà". In questo caso, sto equiparando la sensazione di fluidità nel movimento e l'efficienza biomeccanica, dal che consegue che qualsiasi inefficienza biomeccanica verrà sperimentata come una sensazione di disagio localizzata nel punto interessato dal movimento. Mille volte meglio che correggere io o fargli ripetere e ripetere sperando che impari!!




 

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