Il piccolo cortile sotto la mia abitazione accoglie flebili lame di sole, le ultime che un esile Novembre oppone all’avanzare del cupo autunno. Mi muovo lento, calpestando sassi e rade distese d’erba, attorno le mura di una casa, la parete di legno che avvolge il circolo ricreativo, alcune biciclette lì addossate, il malandato cancello che mi separa dalla strada. Minuscolo e nascosto spazio verde dentro una metropoli ormai affogata nel cemento.
Pratico lento e poi sprazzi improvvisi di rapidità vorace, quando il corpo si fa ascolto e ogni pensiero si dissolve nel gesto, lì emergono due correnti invisibili: Yuri e Neri. Non sono waza, tecniche, non sono forme. Sono onde interiori, movimenti primordiali che sorgono dal centro e si espandono come visioni incarnate.Yuri / Neri sono immagini che respirano. Un’inspirazione che succhia, raccoglie, un’espirazione che si espanda, libera. Un gesto che non colpisce, ma rivela.
Nel primo di questi, Il corpo si flette come la marea che si ritira. Le braccia succhiano a sé l’energia dell’ambiente, a nutrirsene. L’aria entra, profonda, e con essa l’intuizione: Non per trattenere, ma per travolgere, onda possente, inarrestabile.
Poi l’espirazione: Un’esplosione che è tanto violenza quanto espansione. Il gesto si apre come un’onda gigantesca, che travolge senza urto, che abbraccia e spinge, che dissolve ogni distanza tra me e l’altro.
Nel terzo, il respiro è più sottile. L’ispirazione è un filo che si tende, una lama che si affila nel silenzio. Le mani si raccolgono come un ago che cerca il punto preciso, il cuore del bersaglio invisibile.
L’espirazione è una traiettoria, una penetrazione che nello squarciare svela. Come un pugnale che nell’aprire la carne fende la nebbia dell’illusione, dita assassine.
Ogni Yuri / Neri ha la sua propria immagine intimamente legata alla respirazione e a quel preciso gesto corporeo. Ogni Yuri / Neri è un’arma diversa: Trattiene, difende, evita, blocca e colpisce, disperde, scardina, travolge, in modo diverso.
Immagini che guidano il gesto
Ogni gesto si accompagna ad un’immagine che nasce dal respiro e si modella esprimendo l’immagine stessa. Ogni Yuri / Neri narra una storia guerriera diversa e senza questo immaginare, senza questa reverie, resterebbe solo gesto tecnico, vuoto waza, arida imitazione.
Nel Kenpo Taikiken, il corpo non esegue, esso risponde. Risponde all’immagine che lo anima e gli dona la vita, al respiro che lo guida, alla necessità che lo attraversa.
Il ciclo eterno: Inspirare per conoscere, espirare per manifestare
Così, nel fluire di Yuri /Neri, tra raccogliere e circondare, tra onda e pugnale, il praticante diventa poeta del gesto, pittore dell’invisibile, testimone di un’arte che respira. Individuo vitale ed erotico.
Uno dei prossimi Martedì, esploreremo quanto, facendo
dell’immaginare, di reverie, la scrittura del nostro praticare
Yuri / Neri.





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