domenica 22 maggio 2011

Emozioni d'acciaio

Le finestre del Dojo si rigano di luce spezzata, quasi refrattaria ad entrare, fin troppo rispettosa del mio silenzioso muovermi in pedana.
   Scivolo in avanti e di lato, mi avvolgo e ripiego su me stesso, “Lama Danzante” appare tra le mie mani a fendere ed offendere avversari invisibili.
Praticare l’Arte del katana è innanzitutto fare esperienza di sé corpo, corpo tutto, corpo fisico emotivo come forma di comunicazione.
Praticare l’Arte del katana vuol dire intraprendere un lungo, interminabile, percorso, attraverso la scoperta e ri - scoperta del proprio corpo, attraverso lo studio di tutte le sue parti, per poi continuare, scavando nel proprio sé, a scoprire quanto la nostra esperienza corporea abbia il potere di trasformare le nostre capacità emotive.
          Giro, volteggio, immagini feline nel respiro e nel cuore, mentre do l’assalto all’orrendo nemico che mi attacca di lato. Musoku noho, il movimento senza i piedi, mi consente di sfidare l’impossibile, mi consente di sgusciare via indenne e rientrare a tagliare preciso, letale, definitivo.   
L’Arte del katana  si mostra tra leggi della fisica che dominano immanenti e sempre uguali, ed un corpo, una corporeità, che invece, sa e vuole essere spazio indiscutibilmente soggettivo, relativo, abitando  un  “soma” che solo meccanicamente è uguale per tutti.  Essa accoglie  concetti sconosciuti da applicare al movimento e all'espressione. Essa è  interessata allo stato ibrido del corpo, che agisce in un mutamento plasmato con le forze in campo e le emozioni; che interagisce e si modifica con l’ambiente; che è a sua volta l’ambiente.
L’acciaio di “Lama Danzante”,  opera perfetta  forgiata dal “Master of fire” Yong Soo Park, scende a riposare nel saya. I suoi riflessi rossastri turbano la luce melanconica di un sole al tramonto, la costringono a ripiegarsi e ad assopirsi, tingendo di un colore cupo il mio hakama bianca.
L’Arte del katana può essere una scelta di vita, la passione che ci fa vivere diversamente (meglio ?), se sappiamo affrontare e sopportare la scoperta del mondo Ombra che giace dentro di noi, se sappiamo accettare la logica dell’incompiuto che è in ogni cosa, in ogni azione, in ogni pulsazione di noi e del mondo. Essa è un punto di vista che permette uno sguardo coraggioso ed audace, guerriero ( “colui che sa stare nei conflitti”) sull'esistenza di ognuno di noi.
Praticare l’Arte del katana, così come la intendiamo noi nella nostra Scuola, praticare Kenshindo ( “la Via dello spirito della spada”)  è passione offerta a tutti, ma scelta da pochi coraggiosi moderni samurai.
Essi decidono, come tali, di “servire” (“samurai”) se stessi e le proprie imprese. E nessun altro padrone che non sia loro. E nessun’altra protezione  o responsabilità che non sia la loro quando estraggono il katana.                 
Mi volgo al tokonoma, mi inginocchio … la mia personale formazione guerriera, in pedana, finisce ora.




Guidare altri, guidare un gruppo lungo l’Arte del katana, lungo Kenshindo, è una scelta d'amore e di responsabilità, perché su un Sensei, proprio perché “nato prima”, grava la responsabilità dei corpi e delle anime che a lui si affidano per crescere. Grava la responsabilità , proprio perché anch’egli incompiuto e nient’affatto “Maestro”, di lasciar loro scoprire il momento dell’agguato e quello della caccia e quello …. del vivere, quello di kinorenma, forgiare il proprio Ki, il proprio potere personale.
Non ci si improvvisa spadaccini, non ci si improvvisa Sensei.
Non c’è un corso per diventare spadaccini, non c’è un corso per diventare Sensei.
Semplicemente, ci si accetta più o meno nudi lungo la Via. E si cammina. Insieme.





1 commento:

  1. Il Katana è stato amore a prima vista. Son rimasta subito colpita dal suo modo affascinante di muoversi e della sua presenza nello spazio.
    Purtroppo la pratica del Katana è un pò diversa e ha minato il bello che avevo provato inizialmente impugnandola. Le ombre si son fatte avanti e le forme che assumono mettono a dura prova la mia pratica...ma sono ancora qua...eh già.

    PS: e poi "la mia" Katana è bellissima...devo solo tirarle fuori un'anima.

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