lunedì 4 giugno 2012

Il miele e l’aceto


Eppure il coraggio essenziale, quello più necessario all’azione, sta proprio nella capacità di rimanere in agguato nelle tenebre della morte e dell’inquietudine
(Y. Mishima “Lezioni spirituali per giovani samurai”)

Le stuoie, beffarde e insieme docili vittime impotenti, sono davanti a me.
Urlo. Ho un nodo in gola. La musica si insinua nell’aria.
Mi pare una sfida.
Non sono stato un “bravo ragazzo”. Per niente. E a volte, non lo sono neppure ora.
Il “passeggero oscuro” lo sa e ride. Lui c’era.
Era lui, tra spranghe brandite nello scontro; esplosioni violente là, lungo i bastioni di porta Venezia; la lama del coltello che scatta verso l’avversario, il “nemico”; quel viso dolce di bimba debole che se ne va con un sorriso, scegliendo di non tornare mai più; quelle figure estranee e fragili violate per un gioco maschio e ignorante.
by angotti 81
Era lui, ed ero io.
L’acciaio di “Lama Danzante” scatta rabbioso, un taglio dopo l’altro. Al limite della perfezione.
Ma che perfezione ci può essere in tanta violenza ?
Che “perfezione” è se le lacrime mi inondano gli occhi, se la rabbia morde, mai paga ?
Urlo. E urlo ancora.
Il “passeggero oscuro” non è mai sazio.
Tranci di stuoia rasata che cadono al suolo sono, forse, deboli palliativi; una sorta di metadone per la fame insaziabile di un predatore violento.
Le sei stuoie sono ora solo dei moncherini sparsi sul pavimento.
Bravo Tiziano, bei tagli: poche le fibre sfilacciate per terra, i moncherini caduti tutti esattamente ai piedi del trespolo.
Bravo un cazzo. Lui se la ride. Lui sa che io e lui siamo la stessa persona, la stessa cosa, sempre e per sempre.
Aiutare gli altri almeno a galleggiare, se non a uscire, dalla merda, dai dolori, dalle brutture subite, è un po’ risarcire chi io ho violato e faccio fatica a perdonarmi; un po’ è mostrare al “passeggero oscuro” che l’altro da lui non è poi così cattivo, è sano; un po’ è spalmare il miele sull’aceto, per renderlo meno aspro.
Pulisco “Lama Danzante” e gli occhi miei sono tristi. L’oceano nero non mi lascerà mai. Ho da farmene una ragione, ho da farmene un valido motivo per tirare dritto. Un valido motivo per guidare, da “Sensei”, ( “colui che è nato prima” e nella bufera più sozza e violenta c’è già stato senza mai arretrare, gyakufu, ovvero faccia al vento) chi lo vorrà verso orizzonti dove la luce, comunque, saprà tenere al suo posto il buio. Che è naturale il vivere e succedersi dell’uno e dell’altro.
Ho da forgiare carattere e personalità: Kinorenma. Consapevole del gusto inebriante dell’uccidere e scegliendo di donare la vita.
A casa, mentre pulisco tutto l’acciaio, noto con sorpresa che la tsuba nuova montata su “Lama Danzante”, un Dragone, è lo stesso motivo della tsuba del wakizashi, la spada corta, che mi regalarono gli allievi anni or sono; della tsuba antica, fine ‘800, di “Ammazzademoni”, il katana del Demonio e delle pulsioni profonde; della tsuba dello Iaito che per venticinque anni mi ha accompagnato in quello che io considero la mia lunga iniziazione all’Arte del katana.

Disse a don Juan che l’agguato era un’arte applicabile a tutto, e che c’erano quattro gradi di apprendimento: la spietatezza, l’astuzia, la pazienza e la gentilezza
(C. Castaneda “Il potere del silenzio”)




4 commenti:

  1. ho letto varie volte il tuo post, ma mai come ora riesco a sentire le tue parole, dopo l'ultimo seminario di kenshindo al Gasshuku.
    Ti esposi,dopo quei tagli mai fatti così, un mio dubbio, scaturito anche da questa lettura:
    "sono io Giovanni in divenire a tagliare il Demone? o è il Demone che sta tagliando?"
    Tu mi hai risposto facendo sì che io stesso cercassi..
    E sì, quel mio "oceano nero" diverso da quello di ogni altra persona, non mi lascerà mai.
    Io e Kalashi, acciaio e carne in una leggerezza possente. Io Giovanni, io demone.
    Un compagno d'Arte mi ha detto " tu hai così tante palle per cercare nella tua Ombra, ora prova a usarle per guardare la Luce".
    e forse proprio per questo cerco di ripagare i danni fatti provando a dare una mano a chi ha bisogno di aiuto..
    Continuo a seguire la luce di una stella cometa Sui Sei,guardo verso la Luce iniziato da uno Iaito che subito a richiesto il mio sangue, Sorriso Tagliente e il suo dragone nella tsuba..KalaShi in trasformazione e Randagia donata al continuare della Luce..

    essere "servitori di se stessi" altro non è che essere uomini quindi, con le nostre fragilità, il nostro passato, la morte sempre sulla spalla sinistra..il sorriso e i nostri sogni in evoluzione..e agire non con orgoglio ma con umiltà ora, quì e ora.
    Oss!!

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  2. che meraviglia...il sensei che parla di se e delle sue pulsioni,dell ombra che c'è sempre e comunque per ognuno da condividere in parte...o forse anche no...immagino...bell'art.
    de panza de core...ho sentito tutta l'onta catramosa dell'oceano scuro...e la luce del faro per rientrare in porto.
    Ross

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  3. Sono parole molto profonde, molto "toccanti" e mi danno un senso di pienezza anche se ricoperte di tristezza.
    Ste

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