mercoledì 9 aprile 2014

La Notte del Guerriero: parte 2 – Il sé fisicoemotivo. il Tai Chi Chuan, le origini

Sabato 10 Maggio, terremo la 4° edizione de “La Notte del Guerriero”: otto ore di formazione marziale “non stop”, dalla mezzanotte alle otto del giorno successivo.
In un precedente post del giorno 1 Aprile, ho “aperto” lo scenario su quel che faremo.
In questo post, offro una veduta sulle ore di formazione dedicate a
“Il sé fisicoemotivo. il Tai Chi Chuan, le origini”
 A seguire, gli altri post sugli argomenti successivi.
Chi si è iscritto, avrà un’idea di cosa lo attende, chi non ci sarà … avrà un’idea di cosa si è perso !!
Attendo commenti, suggerimenti, critiche, domande e quant’altro.




L’esperienza mi ha fatto scoprire che il corpo non è una semplice cosa tra le altre cose del mondo oggettivo e che non è una macchina soffice. Il nostro sé umano è piuttosto un orientamento psicospaziale e psicotemporale; perciò la trasformazione dell’intero essere, a qualsiasi livello avvenga, è sempre un evento corporeo
(J. Maitland)

Fuori da ogni schema scientista ottocentesco, da una concezione del corpo meccanicistica, da ogni pretesa ginnico / atletica.
Ecco, il sistema nervoso è come un complesso sistema di porte che si aprono e si chiudono quando gli stimoli incontrano i recettori locali. Quel che sento in “zona” non è semplice conseguenza della risposta del cervello, ma anche di come il tessuto locale opera in queste “porte”.
Noi siamo esseri fisicoemotivi, non macchine; siamo un’ entità complessa, intra ed inter relazionata.
Membrana aponeurotica, tessuto connettivo, muscolatura profonda, cervello sottocorticale … insieme in un comunicare ed influenzarsi a vicenda. L’individuo è un organismo omeostatico, in cui ogni parte si relaziona organicamente con le altre e rispetto al tutto. Ogni parte è metonimia e metafora del tutto.
“Dalla fisica sappiamo che ogni corpo possiede una cosiddetta frequenza naturale, ossia che esiste un campo di lunghezze d’onda con cui esso è in risonanza e che questa risonanza può incrementarsi”, così scrive Laszlo Mero, psicologo, matematico, autore di libri su intelligenza e razionalità umana.
Con il dialogare delle nostre mani, contatteremo i piedi,  in cui si concentra tutta l’evoluzione psicomotoria, che sono, in quanto basi d’appoggio, espressione della nostra aderenza alla realtà.
Un’immagine passata da Jader Tolja (medico, psicoterapeuta e leader dell’ ‘anatomia esperienziale’, ovvero la conoscenza diretta interna e propriocettiva del corpo), descrive l’essere umano come un burattino all’incontrario: nel burattino i fili che lo comandano scendono dall’alto, nell’uomo, questi fili sono i piedi. Ovvero è il diverso muoversi dei piedi ad innestare il movimento in tutto il corpo. Per questo, ai piedi dedicheremo l’apertura della nottata.
Da qui, con il contributo di come io ho assimilato le mie esperienze in
arti occidentali, tra queste Feldenkrais, Expression Primitive e Danza Sensibile,
e quelle in
arti asiatiche, in particolare il Tai Chi Chuan, incontrato sul finire degli  anni ’70 grazie al M° Grant Muradoff ( ballerino e coreografo giorgiano, esperto di esoterismo occidentale, il primo ad introdurre il Tai Chi Chuan in Italia ) poi studiato, regolarmente o a “tratti”, con diversi Maestri quali Tokitsu Kenji, Chen Zenglei, Anthony Walmsley, Erle Montaigue, fino ai recenti insegnamenti che ricevo dal M° Aleks Trickovic,
affronteremo il “corpo guerriero”, la sua densità e sostanza.
Praticheremo  Peng, “come un pallone che galleggia sull’acqua” e i Souei Shou, le “mani che spingono”, i cui movimenti si iscrivono in un tracciato sferico, dotato di volume, e sono sostenuti da una “forza assente”.
La nostra cultura attuale, di stampo narcisistico, dunque alla costante ricerca di un’immagine che dia sicurezza, di certezze assolute in ogni campo del fare e sapere, privilegia immagini e figure fisse, in quanto un’icona immobile è sempre identica a se stessa e può essere facilmente riconosciuta, il che ci dà una sensazione di potere e controllo.
L’individuo propriocettivo, di contro, privilegia le  informazioni originate  dalla propria esperienza corporea più che da quella visuale.  In questo senso, egli si immerge nel movimento praticandolo come un insieme in cui ogni parte è … parte di un’altra parte e tutte quante concorrono a quell’insieme che è l’agire e il traslocare nello spazio. Ovvero, il fluire del movimento è ampiamente influenzato dall’ordine in cui le diverse parti del corpo si mettono in azione.
Questo genere di “artista marziale”, consapevole dell’indissolubile relazione che c’è tra le diverse parti di sé e delle stesse con l’ambiente esteriore, ascolta la voce degli stimoli interiori del comportamento che precedono i suoi movimenti, dando inizialmente poca attenzione all’abilità necessaria per l’esecuzione gestuale. Risulta, quindi, esaltata, al posto dell’abilità tecnica, dell’abilità formale, la partecipazione interiore.
Nel tentativo di lasciar  fluire liberamente i suoi movimenti spontanei, questo praticante sarà più irregolare e impulsivo del praticante mero esecutore di tecniche imposte. Però, come organismo vivente, libero ed autodiretto, trascurerà gli aspetti narcisistici, i tratti più esteriori della vita, per darsi al rispecchiamento dei processi nascosti nell’interiorità del suo essere … umano.

“Noguchi ha parlato della necessità dell’elasticità del corpo, per mantenerlo in buona salute. Se si accetta quest’idea, che occorre fare ? E’ molto semplice: rilassarlo” (Tsuda Itsuo).



Post illustrato con opere mobili (“una parola francese comparabile all'italiano «movente», che contiene un'allusione al moto ma anche alla motivazione”)  di Alexander Calder.  Ovvero, “Mitologia, la logica del mito, è quella dell’Energia Vitale, in forma di semi, sepolti in ogni cultura umana e in ogni uomo, che aspettano anche se oscurati, dimenticati, l’illuminazione creativa” (S. Guerra Lisi  - G. Stefani)
Per saperne di più:






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