Sabato 10 Maggio, terremo la
4° edizione de “La Notte del Guerriero”: otto ore di formazione marziale “non
stop”, dalla mezzanotte alle otto del giorno successivo.
In un precedente post del
giorno 1 Aprile, ho “aperto” lo scenario su quel che faremo.
In questo post, offro una
veduta sulle ore di formazione dedicate a
“Il sé fisicoemotivo. il Tai
Chi Chuan, le origini”
A seguire, gli altri post sugli argomenti
successivi.
Chi si è iscritto, avrà
un’idea di cosa lo attende, chi non ci sarà … avrà un’idea di cosa si è perso
!!
Attendo commenti,
suggerimenti, critiche, domande e quant’altro.
“L’esperienza mi ha fatto scoprire che il
corpo non è una semplice cosa tra le altre cose del mondo oggettivo e che non è
una macchina soffice. Il nostro sé umano è piuttosto un orientamento
psicospaziale e psicotemporale; perciò la trasformazione dell’intero essere, a
qualsiasi livello avvenga, è sempre un evento corporeo”
(J. Maitland)
Fuori da ogni schema scientista ottocentesco, da una
concezione del corpo meccanicistica, da ogni pretesa ginnico / atletica.
Ecco, il sistema nervoso è come un complesso sistema di
porte che si aprono e si chiudono quando gli stimoli incontrano i recettori
locali. Quel che sento in “zona” non è semplice conseguenza della risposta del
cervello, ma anche di come il tessuto locale opera in queste “porte”.
Noi siamo esseri fisicoemotivi, non macchine; siamo un’
entità complessa, intra ed inter relazionata.
Membrana aponeurotica, tessuto connettivo, muscolatura
profonda, cervello sottocorticale … insieme in un comunicare ed influenzarsi a
vicenda. L’individuo è un organismo omeostatico, in cui ogni parte si relaziona
organicamente con le altre e rispetto al tutto. Ogni parte è metonimia e
metafora del tutto.
“Dalla
fisica sappiamo che ogni corpo possiede una cosiddetta frequenza naturale,
ossia che esiste un campo di lunghezze d’onda con cui esso è in risonanza e che
questa risonanza può incrementarsi”, così scrive Laszlo Mero,
psicologo, matematico, autore di libri su intelligenza e razionalità umana.
Con il dialogare delle nostre mani, contatteremo i
piedi, in cui si concentra tutta
l’evoluzione psicomotoria, che sono, in quanto basi d’appoggio, espressione
della nostra aderenza alla realtà.
Un’immagine passata da Jader Tolja (medico,
psicoterapeuta e leader dell’ ‘anatomia esperienziale’, ovvero la conoscenza
diretta interna e propriocettiva del corpo), descrive l’essere umano come un
burattino all’incontrario: nel burattino i fili che lo comandano scendono
dall’alto, nell’uomo, questi fili sono i piedi. Ovvero è il diverso muoversi
dei piedi ad innestare il movimento in tutto il corpo. Per questo, ai piedi
dedicheremo l’apertura della nottata.
Da qui, con il contributo di come io ho assimilato le mie
esperienze in
arti
occidentali, tra queste Feldenkrais, Expression
Primitive e Danza Sensibile,
e quelle in
arti
asiatiche, in particolare il Tai Chi Chuan, incontrato sul finire
degli anni ’70 grazie al M° Grant
Muradoff ( ballerino e coreografo giorgiano, esperto di esoterismo occidentale,
il primo ad introdurre il Tai Chi Chuan in Italia ) poi studiato, regolarmente
o a “tratti”, con diversi Maestri quali Tokitsu Kenji, Chen Zenglei, Anthony
Walmsley, Erle Montaigue, fino ai recenti insegnamenti che ricevo dal M° Aleks
Trickovic,
affronteremo il “corpo guerriero”, la sua densità e
sostanza.
Praticheremo Peng, “come un pallone che galleggia
sull’acqua” e i Souei Shou, le “mani che spingono”, i cui movimenti si
iscrivono in un tracciato sferico, dotato di volume, e sono sostenuti da una
“forza assente”.
La nostra cultura attuale, di stampo narcisistico, dunque
alla costante ricerca di un’immagine che dia sicurezza, di certezze assolute in
ogni campo del fare e sapere, privilegia immagini e figure fisse, in quanto
un’icona immobile è sempre identica a se stessa e può essere facilmente riconosciuta,
il che ci dà una sensazione di potere e controllo.
L’individuo propriocettivo, di contro, privilegia le informazioni originate dalla propria esperienza corporea più che da
quella visuale. In questo senso, egli si
immerge nel movimento praticandolo come un insieme in cui ogni parte è … parte
di un’altra parte e tutte quante concorrono a quell’insieme che è l’agire e il
traslocare nello spazio. Ovvero, il fluire del movimento è ampiamente
influenzato dall’ordine in cui le diverse parti del corpo si mettono in azione.
Questo genere di “artista marziale”, consapevole
dell’indissolubile relazione che c’è tra le diverse parti di sé e delle stesse
con l’ambiente esteriore, ascolta la voce
degli stimoli interiori del comportamento che precedono i suoi movimenti, dando
inizialmente poca attenzione all’abilità necessaria per l’esecuzione gestuale.
Risulta, quindi, esaltata, al posto dell’abilità tecnica, dell’abilità formale,
la partecipazione interiore.
Nel tentativo di lasciar fluire liberamente i suoi movimenti spontanei,
questo praticante sarà più irregolare e impulsivo del praticante mero esecutore
di tecniche imposte. Però, come organismo vivente, libero ed autodiretto,
trascurerà gli aspetti narcisistici, i tratti più esteriori della vita, per
darsi al rispecchiamento dei processi nascosti nell’interiorità del suo essere
… umano.
“Noguchi
ha parlato della necessità dell’elasticità del corpo, per mantenerlo in buona
salute. Se si accetta quest’idea, che occorre fare ? E’ molto semplice:
rilassarlo” (Tsuda
Itsuo).
Post illustrato con opere mobili (“una parola francese comparabile all'italiano «movente», che contiene
un'allusione al moto ma anche alla motivazione”) di Alexander
Calder. Ovvero, “Mitologia, la logica del mito, è quella dell’Energia
Vitale, in forma di semi, sepolti in ogni cultura umana e in ogni uomo, che
aspettano anche se oscurati, dimenticati, l’illuminazione creativa” (S.
Guerra Lisi - G. Stefani)
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