giovedì 26 aprile 2018

La nostra nuova “vetrina”






 Una “vetrina”, un sito, il nostro, che già parla, al primo sguardo, un linguaggio diverso.

Immagini e parole che sono simboli e segni, che, illusione dentro altra illusione, apparenza che nasconde mistero, sono già una storia senza finale certo, assicurato.
E non sta a me svelare arcano ed oscuro: sta a chi vi si imbatta.
Qui, ora, solo qualche spunto, qualche indizio.

E già apriamo con il bosco, luogo di natura che rappresenta lo scenario ideale di ogni esperienza iniziatica e la strettamente connessa rappresentazione fiabesca. E’ luogo simbolico di seduzione e primitivismo, contrapposto alla nostra terra edificata, lavorata e controllata; un luogo in cui dettami e regole, subalterni a quelli apparentemente caotici della natura, perdono ogni valore.
Il bosco è teatro di contraddizioni: insieme attira ed angoscia, tanto conforta quanto intimorisce, propone scorci di intimo raccoglimento e disorienta con l‘ idea dell’essere un labirinto. E’ elemento che possiede caratteristiche creative, metamorfiche e cicliche tipicamente femminili laddove il suo ventre tetro ingurgita carcame, funghi, guano, fogliame putrefatto e vecchi ciocchi metabolizzandoli in fertile humus; laddove un‘ infinità di invisibili spore e minuscoli semi vi si posano in attesa di nascere; ma è anche elemento maschile nei suoi alberi che svettano vero il cielo, pirati dell’impossibile ascesi, cacciatori di luce eterea, e pure, simili a uomini, a padri attenti e premurosi, creano e depositano ombre protettive al suolo.
E’ la stessa psicoanalisi ad indicare il bosco come l‘ area legata all’inconscio e all' archetipo dell'Ombra: un luogo estraneo alla luce solare, intriso di allegorie e simboli iniziatici, luogo ideale delle fasi che compongono il processo di individuazione: sconcerto e turbamento, nomadismo, ricerca, incontro, rinvenimento, ritorno a “casa”, ad una nuova casa.

E ci sono io: non il Maestro che sa e dispensa il suo sapere, ma il “Sensei”, “colui che è nato prima”, colui che solo mette a disposizione la sua esperienza, il suo tratto di strada, il suo essere già stato nel bosco tra pericoli e misteri, e starà poi all’allievo camminarci dentro e fare il suo di personale ed unico viaggio.
Io che mi dispongo ad espormi e a ricominciare ogni volta a farlo, dato che, come “nato prima”, so che non sarò mai totalmente pronto, e quando credessi di sentire di esserlo, mi ricorderò di dubitare di me stesso. Per farlo, ogni giorno ricuso la certezza di conoscere la realtà così com’è e mi impegno a rivedere tutte le premesse che do per sapute.

E c’è lo straniamento del fumetto, della foto “fumettata”. A coltivare l’umorismo per rischiarare i momenti più bui, quelli della fatica dentro più che fuori, della fatica di conoscersi, accettarsi e trasformarsi, della fatica del fisicoemotivo più che della fatica del semplice impegno muscolare. Ad esplorare la facoltà dell’emancipazione che prendiamo dal sorridere: ennesimo segno che noi siamo e vogliamo essere umani e non atleti-robot o scazzottatori da sfogatoio.
Il fumetto, sorta di tendenza romantica al simbolismo, rimanda al sogno, in cui ognuno di noi riesce a vedere le realtà assimilate dall'inconscio e a comprendere la vera natura del nostro Io.
Un’immagine “fumettata” compone, al tempo stesso, una comunicazione diretta ed una comunicazione indiretta o metacomunicazione.
La comunicazione diretta è quel che la persona lì fissata nell’immagine fa: tira un pugno o un calcio; la metacomunicazione, invece, sollecita messaggi differenti che possono (o non possono) essere colti dal lettore e che emergono insieme dai colori, dalle sfumature, dalle “scritte” sovrapposte, dalle distorsioni cromatiche delle immagini e dalla sensibilità, dall’apertura al sogno, all’imprevisto, di chi guarda.

E ci sono le Arti, un’apparente sequela di nomi giappo-cino-americani. In realtà, queste, nella nostra Scuola, sono aree di sperimentazione, di lavoro per contattare le realtà umane più profonde, inducendo eccitazione ed emozioni fino ad approdare a stati di coscienza espansa.
La pratica artistica, in particolare quella della lotta, dello scontro, dei pugni e dei calci, ovvero delle cosiddette “Arti Marziali” costituisce il respiro della psiche e consente l'avvio di un lavoro di elaborazione e di trasformazione dei materiali psichici grezzi perché, come è per sogni e fantasie, esse sono latrici di elementi inconsci universali. Così impariamo, attraverso il confliggere, i movimenti a solo nello spazio e il contenderci lo spazio uno contro uno, uno contro molti, a mani nude o impugnando coltelli e bastoni e financo la regina delle armi d’acciaio: il katana dei samurai, a stare in piedi con le nostre gambe, ad assumerci le nostre responsabilità, a fare dono di noi stessi al mondo.

E c’è lo Spirito Ribelle, quello che travalica e travolge, quello sfrontato che conosce la paura ma osa affrontarla, che conosce la fragilità e se ne fa forza, che combatte per ogni respiro, che osa sempre.

E c’è molto altro ancora, in questa nostra semplice vetrina. Sta a te scoprirlo.

E, comunque, se il viaggio non ti interessa né ti interessa ribellarti, se anche prediligi certezze e sicurezze che già conosci seduto sul tuo comodo divano o tra le tecniche, le arti ed i comandi del Dojo o della palestra che ti è ora consona, non potrai non condividere con me che una “vetrina” siffatta, ti piaccia o meno, non la trovi da nessun’altra parte!!

www.spiritoribelleznkr.weebly.com



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