Una “vetrina”, un sito, il nostro, che già parla, al primo sguardo, un linguaggio diverso.
Immagini e parole che sono simboli e segni, che, illusione dentro altra illusione, apparenza
che nasconde mistero, sono già una storia senza finale certo, assicurato.
E non sta a me svelare arcano ed oscuro: sta a chi vi si
imbatta.
Qui, ora, solo qualche spunto, qualche indizio.
E già apriamo con il bosco,
luogo di natura che rappresenta lo scenario ideale di ogni esperienza
iniziatica e la strettamente connessa rappresentazione fiabesca. E’ luogo
simbolico di seduzione e primitivismo, contrapposto alla nostra terra edificata,
lavorata e controllata; un luogo in cui dettami e regole, subalterni a quelli
apparentemente caotici della natura, perdono ogni valore.
Il bosco è teatro di contraddizioni: insieme attira ed angoscia,
tanto conforta quanto intimorisce, propone scorci di intimo raccoglimento e
disorienta con l‘ idea dell’essere un labirinto. E’ elemento che possiede
caratteristiche creative, metamorfiche e cicliche tipicamente femminili laddove
il suo ventre tetro ingurgita carcame, funghi, guano, fogliame putrefatto e
vecchi ciocchi metabolizzandoli in fertile humus; laddove un‘ infinità di invisibili
spore e minuscoli semi vi si posano in attesa di nascere; ma è anche elemento
maschile nei suoi alberi che svettano vero il cielo, pirati dell’impossibile
ascesi, cacciatori di luce eterea, e pure, simili a uomini, a padri attenti e
premurosi, creano e depositano ombre protettive al suolo.
E’ la stessa psicoanalisi ad indicare il bosco come l‘ area
legata all’inconscio e all' archetipo dell'Ombra: un luogo estraneo alla luce
solare, intriso di allegorie e simboli iniziatici, luogo ideale delle fasi che
compongono il processo di individuazione: sconcerto e turbamento, nomadismo, ricerca,
incontro, rinvenimento, ritorno a “casa”, ad una nuova casa.
E ci sono io:
non il Maestro che sa e dispensa il suo sapere, ma il “Sensei”, “colui che è nato prima”, colui che solo
mette a disposizione la sua esperienza, il suo tratto di strada, il suo essere
già stato nel bosco tra pericoli e misteri, e starà poi all’allievo camminarci
dentro e fare il suo di personale ed unico viaggio.
Io che mi dispongo ad espormi e a ricominciare ogni volta a
farlo, dato che, come “nato prima”,
so che non sarò mai totalmente pronto, e quando credessi di sentire di esserlo,
mi ricorderò di dubitare di me stesso. Per farlo, ogni giorno ricuso la
certezza di conoscere la realtà così com’è e mi impegno a rivedere tutte le
premesse che do per sapute.
E c’è lo straniamento del fumetto, della foto “fumettata”. A coltivare l’umorismo per
rischiarare i momenti più bui, quelli della fatica dentro più che fuori, della
fatica di conoscersi, accettarsi e trasformarsi, della fatica del fisicoemotivo
più che della fatica del semplice impegno muscolare. Ad esplorare la facoltà
dell’emancipazione che prendiamo dal sorridere: ennesimo segno che noi siamo e vogliamo essere umani e non atleti-robot o
scazzottatori da sfogatoio.
Il fumetto, sorta di tendenza romantica al simbolismo,
rimanda al sogno, in cui ognuno di noi riesce a vedere le realtà assimilate dall'inconscio
e a comprendere la vera natura del nostro Io.
Un’immagine “fumettata” compone, al tempo stesso, una
comunicazione diretta ed una comunicazione indiretta o metacomunicazione.
La comunicazione diretta è quel che la persona lì fissata
nell’immagine fa: tira un pugno o un calcio; la metacomunicazione, invece, sollecita
messaggi differenti che possono (o non possono) essere colti dal lettore e che
emergono insieme dai colori, dalle sfumature, dalle “scritte” sovrapposte,
dalle distorsioni cromatiche delle immagini e dalla sensibilità, dall’apertura
al sogno, all’imprevisto, di chi guarda.
E ci sono le Arti,
un’apparente sequela di nomi giappo-cino-americani. In realtà, queste, nella
nostra Scuola, sono aree di sperimentazione, di lavoro per contattare le realtà
umane più profonde, inducendo eccitazione ed emozioni fino ad approdare a stati di coscienza espansa.
La pratica artistica, in particolare quella della lotta,
dello scontro, dei pugni e dei calci, ovvero delle cosiddette “Arti Marziali” costituisce il respiro
della psiche e consente l'avvio di un lavoro di elaborazione e di
trasformazione dei materiali psichici grezzi perché, come è per sogni e
fantasie, esse sono latrici di elementi inconsci universali. Così impariamo,
attraverso il confliggere, i movimenti a solo nello spazio e il contenderci lo
spazio uno contro uno, uno contro molti, a mani nude o impugnando coltelli e
bastoni e financo la regina delle armi d’acciaio: il katana dei samurai, a
stare in piedi con le nostre gambe, ad assumerci le nostre responsabilità, a
fare dono di noi stessi al mondo.
E c’è lo Spirito
Ribelle, quello che travalica e travolge, quello sfrontato che conosce la
paura ma osa affrontarla, che conosce la fragilità e se ne fa forza, che
combatte per ogni respiro, che osa sempre.
E c’è molto altro ancora, in questa nostra semplice
vetrina. Sta a te scoprirlo.
E, comunque, se il viaggio non ti interessa né ti interessa
ribellarti, se anche prediligi certezze e sicurezze che già conosci seduto sul
tuo comodo divano o tra le tecniche, le arti ed i comandi del Dojo o della
palestra che ti è ora consona, non potrai non condividere con me che una
“vetrina” siffatta, ti piaccia o meno, non la trovi da nessun’altra parte!!
www.spiritoribelleznkr.weebly.com
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