Allora
riemerge il ragazzo che ho dentro, nel suo impasto di rabbia e violenza, quel
“passeggero oscuro” che attinge alle forze più buie dentro, che mi portò sulla
strada “sbagliata”, oltre i confini del lecito.
Ci
vuole forza e pazienza per farlo rientrare, in un disordine malsano che mi
confonde. Anche perché so che, già domani, ho un altro pezzo di vita da
affrontare.
E’
una danza affannata che, con gli anni, con la pratica quotidiana, si è fatta
più lieve, si è come affondata.
Certamente
è anche la pratica marziale, autentico Budo per adulti sinceri, che mi fa
scavare nella pancia e nel cuore, dell’animale conserva l’istinto ma è
dell’uomo adulto che fa l’attore.
Così
è per la pratica Kenshindo, la “ Via dello spirito della spada”. Così è
anche oggi, Sabato, al seminario che, ogni mese, da il ritmo al nostro tirare
d’acciaio.
Ogni
scelta marziale è scelta che fa del “Conosci te stesso” la mappa su cui
procedere, perché altrimenti, che senso avrebbe dedicare tempo ed energie a lanciare
un pugno o un affondo di lama? Ad affannarsi in un groviglio di corpi al suolo
o a portare un fendente d’acciaio?
Come
semplice divertimento? Come sfogatoio per repressi?
No,
grazie. Queste due strade le lascio a chi ha bendati cuore e cervello, a chi
non ha il coraggio di un mondo migliore che cominci da sé, dal togliersi
maschera e mantello.
Infatti,
per come io lo pratico, per come io lo propongo, ogni momento marziale mischia
il piacere e l’appassionarsi con il faticare e lo scontrarsi. Per crescere adulti coraggiosi.
Oggi
è riandare ai kata a coppie da un passo di distanza, uno di fronte all’altro,
occhi negli occhi. Lesti nello sfoderare l’acciaio che si opponga a quello
dell’altro, pazienti nell’aspettare che quello ti piombi addosso.
Un
intreccio dalle pause dilatate e dai ritmi sincopati in cui vivi e non muori
solo se ogni sfida, ogni scontro, lo affronti nudo nel tuo coraggio e nelle tue
paure, nudo perché la tua forza sta nel coraggio e la paura averli accettati.
Col
tempo che scorre rapido, arriva la pratica Ryo
To, le due spade, corta e lunga, Kodachi
e Katana.
Ancora
siamo ai primi passi, dunque ancora ad armarci di legno che l’acciaio affilato,
quello vero, è strumento pericoloso per chi, come il piccolo gruppo di adepti,
si impaccia tra estrazione e falciata, difesa ed attacco che impegnino due mani
e due armi contemporaneamente.
Però
ci divertiamo, che il sorriso non manca mai ad affiancare la passione, a
nutrire l’entusiasmo.
Una
buona respirazione chiude l’incontro, tra muscoli stanchi e sguardi contenti.
Ognuno
netta il suo acciaio e lo ripone accuratamente pulito nella custodia, come un
poco più pulito è senz’altro il cuore di ognuno, ognuno di noi che, anche oggi,
tirando d’acciaio, esplorando Kenhindo, ha cercato un pezzo di sé, ha costruito
la sua microstoria.
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