Tu che da un po’ di anni pratichi e, dunque, bazzichi
nell’ambiente delle Arti Marziali, del Tai Chi Chuan (Taiji Quan) che ne pensi
delle origini di quest’Arte? Che idea ti sei fatto della sua storia? Come hai
scelto e scegli il tuo Maestro e la Scuola di appartenenza a cui dedichi le tue
energie, il tuo tempo, il tuo denaro?
La tradizione, generalmente condivisa e, dunque,
probabilmente anche da te, fa risalire la nascita di quest’arte a Cheng San
Feng, personaggio leggendario che sarebbe vissuto nel tredicesimo secolo, e
successivamente ad altri maestri di maggiore veridicità storica.
Accantoniamo, per ora, la
figura di Cheng San Feng, mitico personaggio del taoismo che ha
sicuramente partecipato allo sviluppo di esercizi corporei, ma tutti noi, anche tu, sappiamo il termine
Taiji Quan si riferisce storicamente a un tipo di arte marziale ben definito.
Lo facciamo e, per primo, abbracciamo il pensiero del
Maestro Benjamin Pang Lo (1927 – 2018).
Questi, meglio conosciuto in Occidente come “Ben Lo”, più
volte sostenne la tesi che il Taiji Quan non sia stato autonomamente sviluppato
dalla famiglia Chen, come questa famiglia ha a lungo sostenuto (tesi, la sua, riportata
anche recentemente nella NL della Associazione Italiana Cheng Man Ch’in e
ribadita da anni da ricerche sulle origini di quest’arte) e che nel suo ambito
si sia attinto da uno stile di arti esterne da essa praticato sulla base dei
principi di un’arte marziale taoista (chiamata Taiji Quan soltanto nel
ventesimo secolo).
Secondo il Maestro Ben Lo, studente del gran Maestro
Cheng Man Ch’in (1901 – 1975, questi fu allievo del Maestro di Tai Chi Chuan
Yang Cheng Fu, caposcuola della Famiglia Yang) e pare suo primo allievo a
Taiwan, lo stile Chen non è a tutti gli effetti uno stile di Taiji Quan, poiché
non ne applica rigorosamente i principi e non condivide i “testi classici”
adottati dalle famiglie Yang e Wu.
Poi, però, leggiamo “Tuttocina” e annotiamo che a cavallo
dell’ultimo periodo della dinastia Ming e l’inizio della dinastia Qing, nel 17°
secolo, cominciarono a svilupparsi in modo sistematico, in quanto necessità
delle truppe imperiali, tutte le tradizioni delle tecniche di combattimento.
Tra queste, vi erano soprattutto quelle dette "stile interno" (Nei
Jia), nel senso che le forze e le caratteristiche di una tecnica venivano
"interiorizzate" o sviluppate internamente al punto tale da sembrare poco
efficaci esternamente.
Tra i personaggi di quell’epoca che contribuirono a
questa costruzione, ci furono:
- Chen Wangting, un generale dell’impero Ming. Questi, a
partire dal lavoro di sistemazione delle arti marziali dei suoi predecessori e
aggiungendovi poi anche i concetti della medicina tradizionale cinese, creò una
serie di tecniche denominate Taiji Quan. Pare fosse fortissimo nei
combattimenti, e questa tecnica, oggi è chiamata Taiji Quan stile Chen.
Secondo questa fonte, Lo si può considerare il capostipite
di tutti gli stili di Taiji Quan. Deluso degli ultimi anni della dinastia Ming,
Chen alla fine insegnò solo ai membri della sua famiglia, per cui questa scuola
rimase nascosta per lungo tempo.
- Yang Luchan (1797-1872), allievo di Chen, rese ancora
più morbidi e rotondi i movimenti di Chen. Era così bravo e famoso che il suo
modo di combattere veniva chiamato "Taiji Quan stile Yang".
Senza dimenticare, nel calderone, Sun Lutang (1861-1932)
creatore dello stile Sun e Wu Jianquan (1870-1941) creatore dello stile Wu, e le innumerevoli varianti e
modifiche che tutti gli stili, pur mantenendo il nome d’origine, in oltre due
secoli di vita hanno visto ad opera di Maestri di ogni continente.
Da quanto riportato sopra e da quanto ogni Maestro ed
ogni Scuola ci tiene a ricordare, ci viene rimandata la storia di guerrieri e
soldati che combattevano usando il Taiji Quan, che proteggevano la propria vita
togliendola ad altri con le movenze e le tecniche del Taiji Quan.
Lato affascinante e per niente trascurabile di
quest’Arte, tanto lenta e dolce quanto capace di farti stare in buona salute in
ambedue i sensi: Ti aiuta a stare bene fisicoemotivamente e resti tale anche se
un disgraziato ti mette le mani addosso perché sai neutralizzarlo.
Immagino questo duplice aspetto sia presente nel tuo
praticare. Giusto?
Tornando a noi e alla storia e alle origini del Taiji
Quan, da qualsiasi angolazione la si veda, a me pare che le autentiche origini
dell’Arte restino incerte, come combattute siano ancora le dispute, mai
tramontate, tra quale sia lo stile originario e, appunto, se uno sia meglio
dell’altro.
Per non parlare delle modifiche introdotte nei secoli,
vuoi perché lo stesso Maestro, procedendo nell’età, insegnava cose differenti e
in modi differenti, vuoi perché l’allievo, divenuto a sua volta Maestro,
introduceva altri cambiamenti, altre modifiche, dettate dalla sua diversa costituzione
fisicopsichica, dal diverso luogo / nazione in cui insegnava e dal suo stesso
invecchiare … e questa sequenza, questo continuo cambiare, consapevole o meno,
voluto o meno, si protrae sin dagli albori del Taiji Quan.
Personalmente, da buon eretico e “pratico”, non mi
importa alcunché delle autentiche, o presunte tali, origini e trovo alquanto
infantili le dispute su “Il mio Taiji
Quan è più originale del tuo”
(vedi “Di una
bella, dei suoi cortigiani e dei suoi possenti amanti” 27 Giugno 2013 in
Quel
che mi interessa, in linea con l’essenza stessa del Taiji Quan,
è
che la pratica mi faccia star bene (1),
contribuisca
a costruire un sé fisicoemotivo efficace ed efficiente
e
lo faccia servendosi dei principi che, di fatto, sono comuni ad ogni buon Taiji
Quan. (2)
Come scrissi più volte e citando Vincenzo Bellia,
psichiatra e psicoterapeuta: “Nessun
modello, a mio parere, ha validità descrittiva generale e metacontestuale. Ogni
modello è culturalmente determinato: ha senso all’interno delle condizioni
(antropologiche, culturali, sociologiche, ecc.) in cui è nato, in riferimento
ai bisogni ed alle aspettative della comunità scientifica che lo ha formulato”.
Dunque, ad un
praticante Taiji Quan italiano del terzo millennio, serve un Taiji Quan
ritagliato su misura per lui, che, mi pare incontrovertibile, non lavora nei
campi, si muove poco a piedi e molto di più con mezzi motori privati o
pubblici, si ciba di una cucina mediterranea o internazionale, si nutre di una
cultura ben distante dai dettami di quella cinese passata e pure contemporanea,
non professa alcun credo taoista o confuciano o moista, quotidianamente si
siede su una sedia o su un divano invece che stare accoccolato per terra,
cammina su strade asfaltate, ecc.
Insomma,
non è inserito in una società ottocentesca e nemmeno novecentesca, tantomeno
cinese, e questo risulta ben evidente nella sua intera persona: struttura
fisica, portamento, pensieri ed azioni.
Semplice, no?
E tu, che ne dici? Mi interessa il tuo parere.
1. “La salute non è solamente l’assenza di malattia o di
infermità ma un completo stato di benessere fisico psichico e sociale”. (definizione
data da OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità). Ovvero stai bene, sei di
buon umore, sorridi, ti relazioni in modo adulto e pacato con gli altri, sai
scegliere cosa fare, come farlo e con chi, sai fare dei conflitti, delle
difficoltà, un’occasione di crescita ulteriore: “La sofferenza ha una
dimensione relazionale (si esprime solo nel confine contatto con il mondo esterno
ed interno), ha una valenza contestuale e temporale (si esprime nel qui ed
ora), nasce da interruzioni nel flusso del processo di adattamento ininterrotto
che caratterizza l’interazione tra l'individuo e l’ambiente” (Raffaele
Sperandeo: Il Modello Della Gestalt Integrata)
2. Giusto per limitarmi a questi miei ultimi anni di
pratica, ho trovato, seppur espressi in modo diverso e proposti con esercizi
diversi, gli stessi “principi” nell’insegnamento del Maestro Xia Chaozhen
(assoc. Nin Hao), laureato in Medicina Tradizionale Cinese, che insegna Taiji Quan stile Yang, Sun, Wu e
Chen; nell’insegnamento di Angela
Chirico, Istruttrice Certificata Universal Tao, la Scuola del Maestro Mantak
Chia; nell’insegnamento di Alexandar Glavan, istruttore della HME, la Scuola
del Maestro Adam Mizner.
a riguardo delle teorie sulla provenienza del Tai chi chuan ne sò poco, mi piace pensare però che ogni posto o persona abbiano avuto propri stile particolare, atto agli abitanti ai tempi , al tipo di nemici, all'alimentazione al territorio e a quant'altro potesse essere loro utile, una sorta di "quì e ora coltivabile".
RispondiEliminasono in perfetta sintonia sulla ricerca di efficacia ed efficienza perciò mi tengo ben lontano nella mia ricerca da chi pratica con armi finte, facendo forme antiche a detta loro con alabarde che non pesano nemmeno un kilo, o lame di ferraccio non affilato ( se non di plastica ) o gli appassionati del kenjutsu, che immaginano armature di bambu del giappone feudale in cui dover entrare con un bokken di legno ( senza nulla togliere a ognuno di questi , è la LORO strada non la MIA).
Ho limiti miei, lo sò bene, non imparerei mai per lungo tempo da un insegnante tronfio di sè che denigra allievi e altri insegnanti; il mio vissuto antiautoritario mi ha reso ciò che sono, con le mie rigidità corporre (e ovviamente anche emozionali) su cui poter lavorare, sugli incendti che il mio corpo ha acquisito percorrendo strade oscure di cui pago caro il prezzo.
Io che non indosso il pigiama nemmeno per dormire come potrei indossare un pigiamino candido e ben stirato , facendo quello che fanno gli altri come un automa copiando da un tizio col pigiamino più bello di tutti?mi rispondo che non voglio, potrei certo ma mentirei a me stesso, mi siedere su un bel sofà ikea di convinzioni fasulle..
e vedo ora in figlio di pochi mesi come nasce la spontaneità del movimento, uneconomia su cui noi adulti, io adulto occidentale devo lavorare parecchio per ritrovarla, carico delle sovrastrutture alzate, di armature caratteriali (per dirla alla bioenergetica) costruite per difesa e poi di solo intralcio.
Non cerco certo lavori sulle spirali da solo "immaginando" senza poi poter testare a due un esecuzione concreta, e se chi lo insegna si dimentica questa fase fondamentale, suppongo che non sappia nemmeno farlo quindi cosa mi stai vendendo?
e certo in una società che vive di illusioni e apparenze sti fenomeni spopolano oggigiorno.
semplice marketing, a domanda ,offerta!!
sarà per questo che ora continuo a praticare con lo "Spirito ribelle ZNKR" continuando, con le mie scarse possibilità economiche a cercare dove meglio investire le miei energie monetarie ma non sempre trovo ciò che cerco, certo è che quasi sempre posso portare con me qualcosa da aggiungere al mio.
Questo si insegna allo "spirito ribelle ZNKR"