Siamo sempre più bombardati da messaggi pubblicitari e indottrinamenti scientifici o presunti tali che ci propongono / impongono stili di vita “salutisti”: attività in palestra e mangiare sano (leggi: biologico).
Come mai, allora, le malattie non trasmissibili, diabete e
infarto, non sono scemate?
“In Italia 240.000 vittime all’anno per le malattie di
cuore” (La Repubblica)
“Malattie cardiovascolari, la prima causa di morte in
Italia” (www.degasperi.it)
Avanzo l’ipotesi che alla base
ci sia la struttura della nostra società capitalista, questo “impero del
denaro” dove la società del mercato ha scalzato persino l’economia di mercato,
“quella per cui le basse pulsioni sono promosse perché incentivano la domanda
e gli acquisti anche futili e quella in cui gli umani ridotti a isole
consumiste sono insensibili a tutto, fuorché alla propria utilità egocentrica”
(L. Tedoldi)
In essa domina la ricerca del
profitto ad ogni costo che significa depredare e avvelenare la Natura
asservendola al nostro dominio, dunque, per esempio, inquinamento atmosferico e
dissesto idro-geologico.
Significa anche che l’individuo – corpo (Leib, corpo
vissuto, abitato) è assoggettato agli stessi dettami e, di conseguenza,
agli stessi disastri.
Secondo il sociologo Codeluppi, siamo in pieno
“biocapitalismo”, ovvero lo sfruttamento integrale di corpi – cervelli, dove
l’individuo – corpo, oggetto di vetrinizzazione (1) e consumo, subisce
le stesse leggi di mercato dei prodotti commerciali.
Uno sfruttamento rapace che ormai va oltre il lavoro
salariato per fagocitare l’essere umano – corpo come terreno per tecnologie
avanzate (Human Augmentation, di cui ho brevemente scritto in un altro post) e
merce di lusso (dalla frenetica estetizzazione di un corpo che DEVE apparire
snello e muscoloso alla chirurgia estetica senza limiti), dove reificazione
sessuale e realizzazione sociale si identificano.
Uno sfruttamento subdolo che spinge Codeluppi a scrivere” Gli
oggetti preziosi ci illudono di riconquistare le certezze perdute e quindi
allontanano la fine” (in “La Repubblica” 30.08.2014)
Per tornare a ciò che più mi
coinvolge, ritengo che l’uomo – corpo, essere fisicoemotivo, Leib, viene
così depauperato e ridotto a oggetto, Korper, oggetto da impreziosire; dunque
costretto e destinato alla stessa discesa agli inferi delle cose, della merce,
in cui ambisce ad essere riconosciuto dal gruppo quanto ad essere però speciale,
ancor più “prezioso” nelle apparenze dentro al gruppo stesso.
Complice identità sempre più fragili e sconnesse, conta apparire (appunto, il corpo snello e muscoloso, “prezioso”) che essere: nel gruppo dei sodi e snelli ma ancor più sodo e snello!!
Quanti uomini (maschi?) alla
ricerca di un corpo levigato e sempre più efebico! Gli stessi che affollano le
palestre per poter poi mostrare addominali a “tartaruga” e braccia scolpite,
non importa se il coraggio maschio e l’autodeterminazione (2) non sanno
dov’è! Quanti runner di mezza età a sbuffare e ciondolare su e giù per i
parchi, abbigliamento, pardon: outfit, alla moda e corsa sgraziata e
disgraziata!
E le donne, femministe incluse, che, come scritto da me in diversi post,
non sono corpo ma hanno un corpo
spezzettato in diverse parti e ridotto a strumento a disposizione di altri, così che interiorizzano lo sguardo dell’osservatore e “trattano se stesse come oggetti da valutare in base all’aspetto fisico” (M.A. Polesana in “La Chiave di Sophia” Giugno – Settembre 2020).
Triste via a cui non sfuggono, con le adolescenti in cerca
di identità e dunque particolarmente esposte alle lusinghe della pubblicità e
del consumismo, le donne adulte, (adulte almeno anagraficamente!!) che, a
cinquant’anni, sentendo sfuggire la giovanile bellezza, ricorrono a diete
asfissianti, turn over di ginnastica massacrante (3), volte alla
disperata e goffa ricerca di uno sguardo, di una proposta indecente, da parte dell’
“osservatore” del momento, becero uomo dominante, quando non sono loro
stesse ad andare a caccia di
apprezzamenti e incontri di sesso finalizzati a vedere confermato che ancora
sono una bella merce in esposizione e a disposizione.
L’individuo non è più (se mai lo è coscientemente stato) un
corpo autentico, reale, quanto corpo immaginario e modellabile a piacere, illudendosi
che questo non intacchi la sua stessa personalità, le sue stesse modalità
di interazione. Una corporeità finta, artificiale, priva di vitalità ed
erotismo: morta, come l’individuo stesso.
1. Esposizione, mostra pubblica,
spettacolarizzazione di qualcosa (in www.treccani.it). “nel processo di
vetrinizzazione il corpo umano perde l'identità personale che lo caratterizza,
per costruire un'identità sociale basata sui valori che le merci sono in grado
di comunicare, grazie al fatto che queste possiedono delle identità ben
definite, le quali derivano da strategie aziendali e pertanto sono facilmente
consumabili.
Quindi anche il corpo si annulla nel consumo estetico ed
edonistico, effimero ed immediato. Esso (omissis) insegue disperatamente le
mode e i costumi tipici della cultura occidentale per raggiungere l'ideale di
perfezione estetica: il corpo si fa packaging. Come le merci dispongono di un
rivestimento seducente, così il corpo diventa autoreferenziale, cioè oggetto di
se stesso con risultati talvolta nocivi”. (C. Morrone in www.brandoforum.it)
2. “L'autorealizzazione è l'inizio dell'Adulto”. (omissis) “La
salute può essere definita un Adulto emancipato che esercita costantemente il
proprio controllo su ogni transazione”. (T.A. Harris “Io sono ok tu sei ok”)
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