Quando ti pare di non credere più a niente, ma una
parte di te giura che esiste il luogo che parla di te, che di te vive.
Il dubbio di non saperti cercare o la forza di rassegnarmi
a cadere mentre quel luogo che parla di te, che di te vive, ti fotte e si
nasconde. Non si fa trovare.
E sono i cinque sensi in
azione, e sei autenticamente tu in azione.
E mi chiedo “Cosa sto facendo in questo modo alla mia
vita di oggi?”
L’ultimo Seminario Kenshindo, “La Via dello Spirito
delle Spada” e, nei giorni dopo, l’ultima serata del corso Arti Marziali.
Tra propriocezione studiata sul filo del katana o
dentro strette di mano, tra sensibilità animalesca sperimentata nei Push
Hands o danzando Shili.
Imparare la bellezza anche se hai paura a cercarla, respirare
profondamente e non c’è un motivo, abbracciare vigorosamente anche senza un
perché.
Qui sulle mie spalle, sul mio volto, mi sento toccare.
In fin dei conti, ogni pratica di crescita, ogni percorso
di individuazione, ogni disciplina esoterica, anche nei gesti, tocca il cuore:
nello yoga, le mani giunte alla fronte, ci si inchina a simboleggiare
l’inchinarsi della mente al cuore, e per alcune correnti, già “Namaste”
vede le mani al cuore; nelle varie Arti del Wushu / Kung Fu cinese, il pugno
destro chiuso avvolto totalmente dalla mano sinistra, sta a simboleggiare
l’unione dello Yin e dello Yang, mentre il corpo si flette leggermente in
avanti; nelle Arti giapponesi, in “seiza” (in ginocchio) si porta la
fronte a sfiorare il pavimento, inchino che si chiude sotto il livello del
cuore.
Certi dolori, certe ferite,
certi malesseri hanno bisogno di carezze robuste per essere compresi.
E’ il regalo d’un pugno di amici, quelli che ormi da anni,
da decenni, riscaldano le mie ore di pratica. Ognuno regalo all’altro.
La serata calda, afosa, si
conclude a cena, tavola imbandita e vino rosso a scorrere.
Mi viene spontaneo chiedere, vista la loro partecipazione,
il loro entusiasmo, il loro evidente crescere negli anni uomini e donne adulti,
autonomi, autodiretti, se ne parlino ad altri, se ad altri prospettino
l’intensità forte e la bellezza di questo nostro cammino tra pratiche marziali
e Movimento Intuitivo.
Li ricordo i volti e gli odori e gli sguardi e i gesti di
chi ci è passato attraverso, per mesi o anni, calcando pavimenti e distese
erbose, serate milanesi e notti stellate in montagna, a fare domande per
fuggirne le risposte, a piangere sulle prime delusioni incolpandone il padre o
la madre o il destino bizzarro, a incontrare dolori che dimenticava trangugiando
lo scorrere dei giorni, che si sono arresi senza lottare, che si sono assopiti
a consumare.
Ne ho incontrati e ne incontro anche io tutt’ora, quelli
che vivono di nostalgia o di sogni che non vogliono davvero realizzare, quelli
che si proteggono esibendosi o, al contrario, mimetizzandosi, quelli che
pretendono di decidere i sentimenti degli altri nel mentre che si negano o
vergognano dei propri.
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