Come essere coraggioso? Come fidarsi ancora?
Come posso amare e combattere se ho paura di cadere
nuovamente?
Come posso guardare davanti se dietro, alle spalle, le
rovine ancora bruciano e ladri e ruffiani si nascondono dentro le ombre?
Ma guardandomi stare da solo, tutti
i miei dubbi svaniscono in qualche modo.
Un passo più vicino, un passo dopo l’altro.
Perché c’è chi, con me, continua il viaggio, continua il
percorso, dopo lo Z.N.K.R., ora Spirito Ribelle.
Ai giardini Marcello Candia, pratiche corporee di
introspezione e rafforzamento, di energia e respiro, di ceffoni e pugni e
bastonate e coltellate…
E chi proprio non riesce a esserci, condivide incontri
individuali, perché vivere sia coraggioso, sia attraversare emozioni e
sensazioni, sia sempre e comunque Spirito Ribelle.
Facile, comodo, biasimarmi,
bollarmi (bollare, noi erranti cacciatori di dubbi e mai venditori di certezze)
estremista, bastian contrario, criticone, sempre “gyakufu”, controvento,
come si usa dire in Giappone.
“Sapete come si descrive il biasimo nella ricerca? Un
modo per scaricare il dolore e il disagio” (Brené Brown, ricercatrice,
narratrice, docente)
Piuttosto che conformista,
servo capace solo di qualche generica lamentela, pigro assorbente di
informazioni consone a quel che già sa, a quel che gli fa comodo, masticatore
di capricci e voglie da tardo Peter Pan, piuttosto che questa ameba, meglio il
lupo.
“La sindrome del dipendente accondiscendente
riguarda quanti accettano tutto passivamente ed eseguono senza criticare perché
non concepiscono la critica. Sul posto di lavoro non si interrogano su cosa
stanno facendo né sulla possibilità eventuale di non farlo. Sentono il bisogno
di annullarsi nella speranza di ricevere così una gratificazione, un
riconoscimento. In realtà è una regressione: si rinuncia ai desideri, alle idee,
alla responsabilità, alle prerogative dell’età adulta per tornare a uno stato
infantile. La totale dipendenza implica infatti come contraltare le
gratificazioni del padrone-mamma: protezione e sicurezza. Si sa che ci verrà
sempre detto cosa fare, si sa che gli altri penseranno a noi e per noi:
adattandosi a questo modello si risparmiano energie. Criticare è faticoso:
chi critica sta male perché rileva una differenza tra ciò che è e ciò che
vorrebbe. E affrontare questo conflitto costa molto più che lasciarsi
andare alla regressione.
Questo modello non è il peggiore: gli individui
passivi sono in fondo buoni amministratori della loro energia psicologica!
Eseguire mantenendo la lucidità critica o eseguire senza porsi domande sono due
modi diversi di gestire la propria esistenza. Il primo è più maturo, adulto
e creativo, ma implica costi umani alti, tra cui stress e disagi conseguenti.
Il secondo regala serenità ma comporta il rischio dell’appiattimento. La scelta
dipende dalla propria capacità di gestire la conflittualità: qualcuno preferisce
evitarla; qualcun altro sente di esistere solo se l’affronta”
(Vittorino Andreoli, psichiatra, saggista e scrittore; il grassetto è mio ndr)
by Hiroshi Yagi |
Protettore di quelli come me e quelli che con me
proseguono, ai giardini MarcelloCandia o in incontri individuali o nei
Seminari di Keshindo (la “Via dello spirito della spada”),
la ricerca di sé e del senso del vivere.
Di quelli come me che conoscono il danzare in equilibrio tra
Eros e Thanatos, Amore e Morte; che amano la quiete che nasce
solo dentro una tempesta; che amano la donna con cui scelgono di vivere e la
desiderano, sempre.
“L’amore ti rende un ribelle, un rivoluzionario. L’amore
ti dà ali per volare alto nel cielo” (Osho, mistico e maestro spirituale
Il lupo che si affida all’istinto e vive avventure potenti
in ogni gesto del quotidiano, senza bisogno di eccitazioni effimere e
anticonformismi di maniera, e che lotta fino a trovare il suo posto nel mondo,
anche quando il mondo, questo mondo, gli va stretto. Quel suo posto annusato,
trovato, modellato tra pratiche corporee di introspezione e rafforzamento, di
energia e respiro, di ceffoni e pugni e bastonate e coltellate qui, ai giardini
Marcello Candia o in incontri individuali o nei Seminari di Keshindo
(la “Via dello spirito della spada”).
Solo un attimo di senso, di emozione che palpita, di corpo
audace che sfida ogni nemico invisibile.
L’attimo nel danzare e sfilare
di corpo pare eterno, e mi convinco ogni giorno di più a non
scendere a patti, benché il disagio raddoppi in questo gioco avvelenato, perché
la compagnia della mano gentile, quel “Colpisci gentilmente” che
campeggia sui volantini, forse non morirà mai, almeno nei miei sogni, nelle mie
visioni.
Da qualche parte, sempre e comunque, altri spiriti ribelli.
(http://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/search?q=fuori+dal+coro
Maggio 2018)
“Nella vita non bisogna mai rassegnarsi,
arrendersi alla mediocrità, bensì uscire da quella zona grigia in cui tutto è
abitudine e rassegnazione passiva, bisogna coltivare il coraggio di
ribellarsi.” (Rita Levi Montalcini, neurologa)
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