Inizia bene Gianrico Carofiglio nel suo
Della
gentilezza e del coraggio
Tra un excursus sulle origini
delle Arti Marziali e una folata che attraversa psicologia e filosofia, (“Ciò
a cui opponi resistenza persiste. Ciò che accetti può essere cambiato” C.G.
Jung), emerge una interessante visione della gentilezza.
Quella gentilezza che, secondo gli psicologi, attiva, in
chi la esercita, un aumento di ossitocina, comunemente chiamata “ormone
dell’amore” perché favorisce le buone relazioni e l’empatia tra le persone, e
serotonina e dopamina, capaci di incrementare stati d'animo ed emozioni
piacevoli. Quella gentilezza che Carofiglio bene individua come potente arma
contro ogni aggressione.
Quella gentilezza e flessibilità d’animo che, per me, per
noi Spirito Ribelle, fa il paio con duttilità e flessuosità nella didattica
della nostra proposta marziale ai praticanti quanto nella pratica
corporea stessa (1), nella gestualità dolce e potente, così profondamente
animalesca, dunque totalmente predatoria, astuta e letale, quella che ci fa
combattenti efficienti ed efficaci.
Poi, il nostro si lancia in un
peana fondato sul dominio della ragione, sul raziocinio, e pesantemente
orientato a criticare populismo e populisti. Tante pagine, pure noiose, in cui
di Carofiglio emerge la personalità radical chic e la sua ovvia collocazione
politica.
Narcisismo, livore, presunta superiorità morale, di questo
trasudano le sue pagine, oltreché di una totale dimenticanza del ruolo delle
emozioni nelle relazioni umane.
Troppo facile, nella sua acrimonia verso Trump e i
populisti, inserirgli il dubbio che, forse, l’alternativa a Trump, Hilary
Clinton, non è tanto meglio, tra legami con la lobby delle armi, spergiuri e
documenti fatti sparire, inchieste FBI; che i nostrani Matteo Renzi, Maria
Elena Boschi, Teresa Bellanova, Raffaella Paita, Francantonio Genovese, Paola
Bragantini, solo per citarne alcuni, tutti pure incappati nelle maglie della
giustizia, in quanto a menzogne e goffe difese improponibili (chi non si
ricorda del “Rinascimento arabo” (2) di renziana memoria?) sono tutti di
estrazione PD, lo stesso partito di Carofiglio? E, all’epoca della stesura del
suo libro, ancora non era emerso il Quatargate del vorace Panzeri!!
Troppo facile incrinare il rigido neo – illuminismo del
nostro ricordandogli che “Le emozioni ci forniscono informazioni sui nostri
fabbisogni e sul significato dell’esperienza che stiamo facendo, orientano i
nostri comportamenti ed indirizzano le nostre azioni, considerando diverse
alternative” e a scriverlo è Francesca Tinelli, su una delle più autorevoli
riviste di “Risorse Umane”; forse il capitolo “Discussioni ragionevoli”
andrebbe riscritto !!
Poi, il Carofiglio si riprende
da questo delirio e scrive pagine davvero interessanti sul coraggio e il
suo rapporto con la paura, arrivando a scrivere, citando Hobbes, “ciò che
rende inevitabile la violenza (omissis) non è l’aggressività, non è la
forza di taluni; è la debolezza di molti”, aprendo così non una porta, ma
un portone a tutta una filosofia di vita e di scelte che certamente non abita
nella parte culturale e politica di cui mena vanto il Carofiglio.
Esemplare e condivisibile il
capitolo “Gentilezza e senso”, con i limiti che l’autore pone al concetto di
tolleranza perché non divenga passività, con l’affermazione che la pratica
della gentilezza è l’antidoto alla supremazia della tecnica, con l’affermazione
che “la pratica della gentilezza è una scelta, e per esercitarla ci vuole
coraggio”.
Un bel libro, una volta spuntato dal personale dubbio che
dell’autore si potrebbe che sia: “egoriferito costantemente impegnato nella
contemplazione di se stesso” (“Psicopatologia del radical chic” di R.
Giacomelli).
Un bel libro che rende giustizia alla gentilezza, dunque
alla vulnerabilità, come pratica antagonista, persino alternativa, al
moloch capitalista con le sue brutali violenze, alienazioni e prevaricazioni,
tanto economiche e sociali quanto culturali, di stile di vita.
Chissà, magari anche
Carofiglio, nato da una borghesia ricca ed illuminata (madre scrittrice, padre
ingegnere) a sua volta scrittore (ma va?!), ex magistrato e politico di lungo
corso nelle file del PD (3), prima o poi aprirà gli occhi e, in un
prossimo libro, dedicherà almeno qualche pagina alla pochezza e gracilità
culturale della “sua” di parte, e arricchirà la sua formazione di una sana e
robusta consapevolezza emotiva.
1. Un abisso, come sa chi mi e ci conosce, tra noi Spirito
Ribelle e la didattica autoritaria e dogmatica, la pratica gestuale rigida
e ripetitiva del gran mondo delle Arti Marziali tutte; davvero da noi “La
gentilezza, la cedevolezza, la non durezza (omissis) è una sofisticata
virtù marziale” (ibid) e non uno vuoto slogan smentito nella pratica.
2. Secondo Amnesty International, il regime saudita
reprime "i diritti alla libertà d’espressione, associazione e riunione.
Ha vessato, detenuto arbitrariamente e perseguito penalmente decine di persone
critiche nei confronti del governo"
3. Non credo sia un caso che tra i papabili alla segreteria
del partito ci sia Elly Schlein, famiglia ricca dell’alta borghesia,
scuole svizzere prima dell’università; poco più che ventenne partecipa come
volontaria alla campagna elettorale di Barack Obama per le elezioni
presidenziali statunitensi di quell'anno e, subito dopo, la troviamo nella
direzione nazionale del Partito Democratico e in parlamento: proprio le opportunità
che si affacciano “spontaneamente”, senza alcuna … spintarella … ad un
qualsiasi giovane italiano. Ah, dimenticavo, la Schlein è dichiaratamente
bisessuale, in linea con una cultura progressista che, abbandonata la lotta per
il lavoro e contro la diseguaglianza economica e sociale, da anni di nota solo
per gli strepiti a favore dei diritti civili. Insomma, dal 2015 oltre 1.000
morti sul lavoro ogni anno, ma ora possiamo scegliere di avere il doppio
cognome!!
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