Tutto sommato un po' mi
dispiace non trovare più da anni, presso un Sifu o Sensei famoso
o un giovane sconosciuto, quella spinta a cercare, quella perla preziosa da inanellare,
quel “qualcosa” di sapere marziale con cui arricchire il mio percorso, iniziato
da quasi cinquant’anni e mai interrotto, nel Bujutsu e nel Budo, qualcosa
di “marziale” che mi faccia progredire e migliorare.
Tant’è, so sempre ricorrere al
sapere moderno, quello estraneo alle Arti Marziali, ormai ridotte a rami
secchi, a pratiche alla cinobalanico, per citare Carlo Emilio Gadda e non
apparire volgare.
Eccomi dunque ad iniziare un
ciclo di seminari di Danzamovimentoterapia Espressivo Relazionale. Le
docenti, che già conobbi ai seminari col fondatore, Vincenzo Bellia; un piccolo
gruppo di praticanti, tra neofiti e chi già conosce l’approccio; la sala di
Eclectika, nella via che fu della mia infanzia.
In un mondo di voci distanti, di corpi estraniati, qui
ognuno danza da solo ma sempre in mezzo agli altri, ognuno si prende e si
sorprende.
Le voci, là fuori, sono quelle che dicono a me come ad
altri che non saremmo mai e poi mai andati lontano, che i particolari più
profondi galleggiano in superficie, che gli occhi sfuggono ad altri occhi e i
volti non si ricordano mai.
Ma oggi, qui, non è così. Almeno nelle tre ore di corpi e cuori danzanti non è così, qui si condivide l’espressione emozionale di corpi che, da estranei, si incontrano, si toccano; di somiglianze e ricordi che narrano ognuno la propria storia ed ogni storia, frammenti e pause, è anche la storia dell’altro.
Bruce Lee ebbe a scrivere “L'espressione
di un artista è la sua anima resa manifesta”, curioso che tutto ciò non
lo trovi ormai più nelle pratiche marziali così come proposte e insegnate ora,
ma in pratiche corporee altre. Queste sì ricche di cura e di attenzione al sé
corpo, al suo posto nel rapporto uomo / ambiente, all’assunzione di
responsabilità verso il suo modellamento interiore (Neijia Kung Fu)
attraverso esercizio e movimento.
Curioso e triste, per antiche pratiche di sapere e di
combattimento spogliate della loro ricchezza e vendute da imbonitori incerti
tra il muscolare trucido e roboante e lo snocciolare tecniche asettiche e
iterative, cadaveri insomma.
Tocca a me, tocca a noi Spirito
Ribelle, mettere le mani nel cuore antico e ancora pulsante di queste
pratiche di sapere marziale, corroborandole con chi e con cosa, pur non
“marziale”, di quel cuore conosce e condivide ritmi, pulsazioni e sentimenti.
Proponendole allora energiche e potenti, per guerriere e guerrieri del terzo
millennio, per donne e uomini vitali ed erotici.
Allora, avanti con i prossimi seminari!!
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