Finalmente di nuovo con mio figlio Lupo a mostre: Entrambi appassionati di Botero, ci rechiamo al
Museo
della Permanente
dove è
esposta
Via
Crucis. La Passione di Cristo
ciclo
di opere realizzate da Fernando Botero tra il 2010 e il 2011.
Di Botero ho letto critiche anche aspre, come quella di
Francesco Bonami in “Lo potevo fare anch’io”, ma io, quando vent’anni or sono
ne scoprii le opere, rimasi subito ben impressionato.
Solo nell’immagine abbandonato tra le braccia di Maria, lo
si nota piccolo, in dolce subordine. Altrimenti è figura piena, dominante.
Persino quando accasciato al suolo sotto il peso della croce, conserva una sua
dignità, un suo sereno prostrarsi.
Appare evidente che per l’artista questa narrazione
drammatica della Passione è un simbolo di dolore e ingiustizia che travalica
ogni senso religioso, ogni appartenenza religiosa. E’ autentico spettacolo di
forza e dolore dentro il mondo umano, terribilmente umano, del “male”.
Personalmente, come faccio ad
ogni esplorazione dentro l’arte della pittura, ho provato ad entrare nel cuore
di ogni dipinto variando il “modo” di guardarlo, ovvero una volta inspirando e l’altra
espirando, da angolazioni diverse, ecc. ma, soprattutto, assimilando posture
e gesti dei soggetti rappresentati.
Immediato è scoprire che tutte le parti del corpo sono in
relazione, dunque modificare una parte porta a modificare l’intero: imitare una
postura dà un certo senso, poi modificarla lievemente, ascoltando le sensazioni
proprie del momento, dove mi porta? Che relazione stringe con l’immagine
davanti a me?
Poiché noi stiamo e ci muoviamo sempre in rapporto alla
terra, alla gravità, cosa colgo del dipinto nel momento in cui, imitandone la
postura, vario il peso da “pesante” a “leggero”?
Cosa succede nel mio gustare l’immagine quando muto la
connessione centro / periferia, ovvero quando privilegio uno schema corporeo
che dal centro si propaghi alle estremità oppure privilegio l’inverso?
E se provassi a dare continuità all’immagine fissa? A darle
movimento nello spazio?
Mi piace entrare nei dipinti usandomi
di corpo. Così trascurando una lettura, che è comunque sempre “interpretazione”,
razionale, magari indirizzata da recensioni e commenti altrui altrettanto
razionali. Mi piace stabilire con le opere d’arte un rapporto carnale,
somatico; inevitabilmente soggettivo ma così del tutto mio: Allora sì gusto
l’opera. Come avviene (per chi ama e sa vivere!!) in ogni aspetto della vita
quotidiana, in ogni aspetto vissuto attraverso una consapevole esperienza
carnale, fisicoemotiva, di embodiment: che sia un buon piatto di pasta a tavola
o una stretta di mano ad un nuovo incontro, un tramonto sopra Milano o una
passeggiata al parco, l’ascolto di una musica o il soffiare del vento sul
volto.
Splendido insegnamento delle Arti Marziali
quando praticate come da noi Spirito Ribelle: Ovvero esplorazione e
comunicazione di corpo. Ghiotta opportunità perché la pratica marziale sia
chiave di lettura di noi nel mondo, di noi nell’ambiente, di noi… davanti, anzi
dentro, un’opera d’arte.
Museo della Permanente
v. F. Turati 34. Milano
F. Botero “Via Crucis” Novembre – Febbraio 2024