domenica 1 dicembre 2024

Il mio pensiero di Dicembre 2024

 


Lo scorrere degli anni è anche l’ingresso, ormai da un triennio, nella decade che, a Dio o al grande Coniglio o al Manto del Mistero piacendo (ognuno di voi scelga quale, o altro, punto di riferimento ed origine più gli aggrada), mi sta conducendo verso l’ottantesimo compleanno.

Mentre chiedo alle Moire, inflessibili divinità del destino, di concedermi altri anni da vivere in salute, mi sovviene una severa riflessione.

Credo, ne sono certo, che ad ognuno sia data la facoltà di imparare, sempre.

Non lo fermi il tempo, e tutto quello che ti è accaduto non puoi fare che non sia successo. Ti resta però, sempre, l’istante del “qui ed ora”, sfrontata sfida all’eterno.

Così, qualcosa accade dentro e fuori di me, e mi gusta farne strumento sensibile per provare a comprendere l’altro che mi sta accanto. Perché osservare la diversa organizzazione del movimento di ognuno apre le porte della consapevolezza, la sua quanto la mia. E’ il dono che porta l’insegnare. E’ una porta aperta sull’espressione artistica.

Il mio compito, compito di Sensei qui allo Spirito Ribelle, non è insegnare un gesto “tecnico”, un modo giusto per muoversi, non è obbligare alla fedele copia del gesto dato. Il mio compito è proporre esperienze motorie, concrete esperienze fisicoemotive perché ogni allievo, ogni praticante, porti in figura quel suo movimento dal quale origini il suo personale stile di movimento, suo e solo suo, non omologabile a quello di altri.

Il mio compito è vegliare perché, ad ogni incontro, nessuno dorma sull’orgoglio di quanto appreso in precedenza, ma sempre si nutra ed arricchisca delle prove che fa di sé corpo, delle sensazioni del proprio corpo e di come le legge ed interpreta attraverso le proprie percezioni, fino alla capacità di essere testimone non giudicante del movimento degli altri.

Ogni individuo non può non essere, non può finire prima di essere cominciato. O almeno questo è l’imperativo che mi sorregge nel tentativo di proporre una Via di conoscenza e crescita, Via che è Budo.

Poi, certo, a fronte del furore e della reiterata insistenza di una cultura iper moderna, quella che vuole ad ogni costo fagocitare il potenziale “cliente”, che spinge alla pubblicità invasiva, quella per cui ogni modo è buono per accaparrarsi un allievo, quella del marketing compulsivo, balugina il motto della Tradizione asiatica: “Quando l’allievo è pronto, il Maestro arriva”. Punto.

Però… forse residuo di una concezione di vita, di una cultura occidentale che non si rassegna ad attendere ma vuole, pretende, di fare, quale modo c’è (sempre che ci sia modo), di accompagnare il curioso, quello che ci incontra per caso e suo malgrado, ad essere pronto?

Mentre ci rifletto, ecco un’ipotesi, una possibilità dalle tinte fosche: Che grottesco scherzo sarebbe, pensiero irriverente, se a non essere pronto fosse il Maestro, se fosse questi a non cogliere i diversi sentieri che comunque portano dentro il Sapere. Se l’ameba, improvvisamente e di suo, sapesse trasformarsi tigre.

Oppure, e qui le tinte da fosche si fanno nero pece, senza via di scampo, se il destino, quello ricco e provvido di fortuna, spettasse alle amebe e non alle tigri… già, perché, segnali inquietanti ovunque, pare proprio che l’estinzione a breve tocchi a queste ultime e non alle prime.

Ricordando la fascinosa Patty Pravo, questo non lo vivo affatto come un “pensiero stupendo”.

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