“Non
di ‘cose’ ma di processi siamo fatti, nello spazio e nel tempo,
nel
corpo, nella mente e nel cuore.”
(E.
Parrello)
Piccolo gruppo di giovani donne,
tra yogin, danzatrici, terapiste del corpo ed un solo maschio e nemmeno giovane
perché della metà del ‘900: Io. Una sala dai caldi colori, la musica dolce e
suadente, i corpi che si assottigliano e fremono di movimenti liberi e fluidi.
Body Mind Centering (1)
ed oggi il tema sono gli organi interni, in particolare i polmoni.
Eleonora e Federica, le due
docenti, ci accompagnano tra giochi di sensibilità e contatto, immersioni nel
respirare, fino al muoverci a partire dai polmoni e sentendo come essi
sostengano il corpo tutto.
Il mio respirare mi prende e mi avvolge in un abbraccio
totale, anche se ci provassi non me ne potrei liberare: Troppo bello, troppo
emozionante ciò che sto avvertendo. Cuore profondo nel petto, un velo di
tessuto candido avvolge il me che danza. Adesso sono libero e consapevole, solo
eppure insieme alle altre figure danzanti.
Le covate di sogni mai realizzati, le aspirazioni mai raggiunte, le ragioni imperfette delle scelte e delle “non” scelte, i miei piccoli motivi e le grandi congiunzioni, sono danza dei e nei polmoni.
E’ il Maestro Tokitsu Kenji a
scrivere: “Praticare il tai chi chuan con il principio del tai chi significa
attivare le sedi dell’energia del corpo” ed ancora “L’esercizio interno
richiede l’attivazione e il rinforzo del dinamismo interno del corpo”
(Tokitsu K.: Arti Marziali: Trappole e illusioni).
Sì, ma come? E’ sufficiente l’attenzione alla muscolatura
profonda, al lavoro delle articolazioni o c’è altro, altro di più profondo, di
più e realmente interno?
Certo che c’è dell’altro, eccome!!: “Imparavamo a
individuare la posizione di un organo all’interno del corpo, la sua funzione,
il tipo di tessuto che si percepisce attraverso le mani, e a dare inizio al
movimento a partire proprio da lì” (B. Bainbridge Cohen: Sensazione,
Emozione Azione). - il grassetto è mio. Per saperne di più https://www.bodymindcentering.com/) (2)
Sì. Se non si attraversa questa esperienza, se non la si fa
propria, se non diviene pratica abituale di corpo è inutile, è goffo, è …
gaglioffo e menzognero proporsi Maestri, SIfu, praticanti di Neijia Kung
Fu, di Arti Marziali Interne, di Tai Chi Chuan o Pa
Kwa Chuan o Chi Kung / Qi Gong.
Senza la consapevolezza e la pratica motoria, gestuale, a
partire dagli organi, si resta dentro il recinto delle “ginnastiche dolci”,
si bara proponendo lavori che attingono solo ed esclusivamente alla muscolatura
superficiale, che sono dunque solo “ginnastica”, benché venduti come Tai
Chi Chuan, Chi Kung / Qi Gong, Neijia Kung Fu.
Quand’anche essi attingano alla muscolatura profonda, alle
articolazioni e al tessuto connettivo (e, a mia esperienza marziale ormai quasi
cinquantennale, sono pure pochi, pochissimi, i Maestri e Sifu che arrivano, e
però si fermano, alla muscolatura profonda ed alle articolazioni) non sono
ancora Neijia Kung Fu.
Senza
la presenza degli organi interni
non
stai proponendo e praticando un lavoro interno,
non
fai Tai Chi Chuan, Chi Kung / QI Gong, Neijia
Kung Fu
Spiace, ma è così.
Allora eccomi, ancora una volta e grazie al Body Mind
Centering, a praticare “interno”. E il prezioso viaggio che sa di energia
interna (Qi o Chi nella cultura cinese, Ki
in quella giapponese) di Naido (il “percorso interno”), continua
per me e sarà poi terreno di pratica per gli allievi che mi accompagnano lungo
il cammino Budo, lungo lo Spirito Ribelle.
1. BMC è una pratica nata
all’interno dell’area chiamata Anatomia Esperienziale. L’Anatomia
Esperienziale è un approccio che conduce ad entrare in contatto con se stessi a
partire da una profonda e interna conoscenza del corpo e delle sue strutture. A
differenza dell’anatomia così come conosciuta, che studia il corpo considerato
come oggetto (Korper) e dunque attraverso osservazioni esterne e
visive, l’Anatomia Esperienziale studia il corpo vissuto e vivente (Leib)
e si fonda sulle informazioni che ci arrivano direttamente dall’esperienza.
Immediato capirne lo stretto legame con la Medicina Tradizionale Cinese e, a
parer mio, con le origini della stessa medicina “occidentale” quando questa
affermava: “Ricordati che il miglior medico è la Natura: guarisce i due
terzi delle malattie e non parla male dei colleghi” (Galeno 131 – 201),
Sarà alla fine del 1500 che la medicina “occidentale” prenderà le distanze
dalle sue origini e diverrà esclusivamente razionalità e determinismo in luogo
di Natura e divino; che da essa verranno banditi e perseguitati i guaritori
tradizionali con un trattato pubblicato sotto re Giacomo I d’Inghilterra
(1597). Ciò portò a dimenticare e poi dileggiare e disprezzare tutto ciò che
non era meccanico e quantificabile: “In sostanza quindi quella che poi
sarebbe diventata la moderna medicina occidentale ha un approccio sempre più
analitico e di dettaglio, cercando di isolare le malattie in base alle zone del
corpo umano che ne sono interessate e considerandone solo ed esclusivamente gli
aspetti fisici e materiali” (E. Sassi: L’impronta dell’elefante). Il
disastro era stato compiuto, la cura dell’essere umano sarebbe poi progredita
solo per un troncone, dimentica dell’altro e della potenza e delle possibilità
che l’unità, l’unione, le avrebbe potuto dare.
2. Perché ho dovuto abbracciare una pratica ed un pensiero estraneo alle Arti Marziali per approcciare e studiare il corpo e il movimento dall’interno? Perché non ho ancora incontrato, di persona o tramite libri e documenti vari, un Maestro o SIfu o un semplice adepto di Neijia Kung Fu e delle arti che al Neijia Kung Fu si richiamano, che conosca e pratichi realmente con i principi Neijia /Naido. Parole tante, pratica nessuna. Conservo la fiducia che qualche esperto di lavoro interno studiato con i metodi Neijia /Naido, da qualche parte del globo, ci sia. E’ che non appartiene alla pletora dei nomi che circolano nell’ambiente marziale, tanto meno ai nomi pubblicizzati dai siti e dalle riviste. Fa eccezione il Maestro Mantak Chia, di cui seguo da alcuni anni gli insegnamenti. Probabilmente, è la mia sensibilità al tema e la mia cultura inevitabilmente “occidentale” che mi hanno spinto ad affiancarne la pratica e lo studio con una “disciplina”, il Body Mind Centering, il cui linguaggio e proporsi sono immediatamente comprensibili ad un individuo “gajin” (persona esterna, non nata in Giappone. Per estensione: Persona non appartenente alla cultura asiatica), ovvero un italiano del terzo millennio. Non posso poi non citare il Maestro Tokitsu Kenji, probabilmente il più fine ed acuto ricercatore vivente di ciò che è Arti Marziali. Di lui ricordo, già diversi anni addietro ed in anticipo sui più, l’accento posto sullo scheletro e sulla muscolatura profonda, per cui forse è già entrato nel terreno degli organi interni, ma è un sapere che, per ora, tiene per sé.
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