Sala, oggi, ben riscaldata (evviva!!). Siamo alla ripresa del corso
Laban Movement Analysis
dopo la pausa Natalizia. Una dozzina di noi intorno a Micaela, la docente.
Ho proprio voglia di divertirmi prendendomi sul serio, prendendo il mio tempo per aggirarmi nei luoghi miei più profondi, affondando nella tenera melanconia che apre interiori sguardi sconosciuti quanto a quella gioia infantile che porta in cielo.
Così sono ben contento, dopo un’apertura al suolo, contatto
intimo con madre Terra e fuga dal conflitto con la forza di gravità, di
muovermi e danzare da solo.
Sguardo basso, movenze mie e solo mie. Nessuno può diventare
tutta la nostra vita e voglio masticare il diritto di stupirmi delle cose
normali, quelle banali e per questo, a loro modo, importanti. Ma da solo.
Poi, dolcemente, senza sforzo,
che Micaela conosce i tempi dell’abbandono per poi riprendersi, eccomi a
danzare, di una danza libera con pochi limiti e tanta sperimentazione, accanto
a Franca. Avvenente e sempre elegantemente vestita anche in “tuta da lavoro”,
le gambe viaggiano e con esse il cuore.
Lascio che si montino e smontino frammenti di un
immaginario percorso da seguire. Lei sorride, io anche.
A volte trapela un obiettivo comune, poi lo lasciamo, io o
lei, se non ci crediamo più, se le note smettono di accordarsi, se il sogno
condiviso ci sfugge di mano.
Danziamo quella che mi pare essere la fiaba di chi si
incontrerebbe se un oscuro maleficio non lo impedisse. Tra scherzi e piacevoli
inganni di gesti e passi, sguardi ed espressioni ilari sul volto, fughe
precipitose e repentini avvicinamenti.
“Coincidere con chi si è diventati credendo sia saggezza
è il più facile dei tradimenti perché il suo castigo è nella pace”, scrive
il poeta Michele Mari. Forse, certo è che mi sto divertendo parecchio.
D’altronde sono troppo uno spirito ribelle per apprezzare
danze costrittive e costrette in passi e gesti obbligati, col Maestro che ti
impone e ti corregge gesti e portamento.
D’altronde ancora ricordo, a distanza di quasi vent’anni, l’intensa esperienza di Expression Primitive con il suo fondatore Herns Duplan, ad uno stage in quel di Roma. E la scoperta di quel
“Un minimo di struttura e molta sperimentazione”
come Via principale sul mio cammino
di corpo, movimento e Arti Marziali.
Ora sono con una giovane, giovanissima fanciulla a giocare di equilibri e squilibri. Giochi del tutto simili a precedenti esperienze formative che io da tempo ho tradotto come preparazione ai Souishou, “mani che premono”. Ridiamo, sempre sull’orlo di cadere al suolo.
Coreografie improvvisate,
allontanamenti ed avvicinamenti, peso pesante e peso leggero (come faccio a non
ricondurre questo binomio al lavoro di contatto nello scontro Marziale?) e la
gioia improvvisa del commiato finale.
A Lunedì prossimo.
Insomma… il pieno di serenità continua!!
Post illustrato con immagini tratte dalla mostra:
Amano Corpus Animae
13.11.2024 – 01.03.2025
Alla Fabbrica del vapore (Mi)
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