mercoledì 22 gennaio 2025

Rivoluzionarie istruzioni per la pratica dei Push Hands (mani che premono)

Antico “gioco di mani” presente, con nomi diversi, in molte, moltissime pratiche marziali, siano cinesi, giapponesi, vietnamite, filippine, di esso ho già scritto più volte, per esempio:

https://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/2022/12/souishou-push-hands.html

(22.12.2022)

https://tiziano-cinquepassineldestino.blogspot.com/2024/09/cosa-sono-push-hands-sui-shou-sujin-te.html (13.09.2024)

Qui intendo scrivere, rubando un’espressione alla cultura anglofona, di dirty care.

Per essa, in ambito sociologico, si intende il prevedere, il percepire un nascente attacco violento riducendone l’inevitabile danno. Una sorta di “cura sporca” che è pratica di autoconservazione, di tutela, in un contesto apertamente ostile, fino, laddove necessario, al prepararsi allo scontro quando inesorabile.

Interpretiamo questa lettura alla luce della pratica dei push hands, quelli che noi Spirito Ribelle chiamiamo Suishou.

Lui ed io a stretto contatto di mani ed avambracci, in una situazione di distanza intima: Non proprio quanto ci sia di quotidiano, di abitudinario, nel nostro vivere ordinario. Dunque con una ridda di emozioni a cui non siamo abituati, l’odore reciproco, corpo ed alito, ad abitare il nostro gioco, lo sguardo dritto negli occhi, il tatto (l’unico senso reciproco: Non posso toccare senza essere toccato) a farla da padrone, dove giochi e trucchi di tecnica (waza) qui hanno poca rilevanza.

Chi pratichi una “cura sporca” si trova dentro un momento contraddittorio:

  • da un lato subisce l’aggressione, la pressione fino alla spinta volta a far perdere l’aderenza al terreno quando non a proiettarti al suolo. Dunque, paradossalmente, è lo stato di aggressione e prevaricazione a darti il campo d’azione entro cui puoi intervenire perché per agire efficacemente e governare lo stato emozionale necessario allo saper stare in uno scontro (essere il guerriero, che è quello per cui ti stai formando in un’arte marziale) sei costretto ad allineare costantemente ed in tempi brevi le tue conoscenze a quelle di chi ti sta offendendo;
  • dall’altro, ciò ti porta a necessariamente conoscere (beh, tentare di conoscere!!) l’aggressore più di quanto sarebbe immaginabile il contrario, perché per difenderti ti è richiesto di divenire un competente conoscitore, un esperto, di chi ti sta aggredendo (1).

L’ addentrarsi nella pratica, il divenire vieppiù esperti di come stare in queste situazioni conflittuali senza subirle o, quanto meno, riducendo i danni del subirle, col tempo ed una buona formazione fisicoemotiva consente di arrivare ad intuire e modellare i tempi e gli spazi in cui sia possibile organizzare un’adeguata resistenza fino a capovolgere a proprio vantaggio la situazione. Ciò utilizzando gestualità motorie capaci di agire negli interstizi tra una resistenza ottusa alla pressione e il cedere passivamente, e di farlo in modi non grossolanamente visibili ma che sovvertono, nascosti, quasi invisibili, lo scenario e la sua apparenza.


Come?

Ci vengono in aiuto i fluidi non newtoniani (2). Quei liquidi che percossi prepotentemente resistono senza piegarsi, frantumarsi, senza alcuna possibilità che siano penetrati. Ma se li investi lentamente, dolcemente, si lasciano penetrare, circondandoti con una mancanza di pressione ed aderenza che lascia sbigottiti. Altrettanto, se provi ad uscire rapidamente ti trattengono con la forza delle sabbie mobili, mentre ti puoi sfilare senza alcuno sforzo se lo fai lentamente, pigramente.

Ecco, se l’impatto forte e deciso sulla pelle umana comporta un’immediata reazione neuro-muscolare, una reazione di contrasto, invece accostarsi lentamente e progressivamente supera la difesa muscolare investendo la fascia, il tessuto connettivo, fino ad influenzare la struttura ossea, lo scheletro, suscitando una nulla, o quantomeno bassa, reazione nervosa, per cui diventa più facile scardinare la postura dell’opponente (3).

Provare per credere!!

E ancora va per la maggiore la convinzione che la pratica marziale sia terreno per forzuti macho men, di allenamenti alla forza muscolare, di trucchi da super sayan…

Il pensiero occidentale ha la colonna rigida, la leva e la forza bruta,

tutti concetti che ci sono familiari fin

 dall’infanzia, quando abbiamo costruito la nostra prima pila di blocchi,

cavalcato un’altalena e distrutto il nostro primo giocattolo.

Nel pensiero orientale, la forza viene dal profondo ed è flessibile, cedevole e mobile: scorre

(S. Levine)

1. In un gioco di relazione come i push hands, la necessità di conoscere l’altro dovrebbe essere reciproca: da parte di chi attacca e preme, come da parte di chi riceve. Esperienza personale ormai quasi cinquantennale in diverse Scuole di pratica, mi dimostra che non è così. Vuoi per ego spropositato, magari con evidenti tracce di machismo, o ansia di prestazione o insofferenza del contatto ravvicinato, chi prende l’iniziativa di premere per squilibrare lo fa senza l’ascolto di “come” sta e “cosa” fa l’altro, interessandosi solo all’obiettivo di “vincere” ad ogni costo, di prevalere sfondando la difesa altrui.

2. https://www.focusjunior.it/scuola/scienze/che-cose-un-fluido-non-newtoniano/

3. Un aiuto alla comprensione pratica di quanto, lo danno

  • Il lavoro sulla fascia e la tensegrità del Body Mind Centering
  • Il lavoro sul peso e sul flusso del Laban Movement Analysis

 


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