Sono “giochi” in coppia,
codificati e poi semiliberi e liberi, presenti in molte, forse tutte, le Arti
Marziali.
Con nomi diversi, li troviamo nel Tai Chi Chua, Pa Kwa,
Wing Chun, Taiki Ken, diversi stili di Karate di Okinawa, Kalì filippino, Yi
Quan, ecc.
Non entro nel merito del " a cosa servono",
perché so di pareri diversi quando non divergenti. E di questo scrissi in post
precedenti.
Come
si praticano?
Anche qui le opinioni
divergono. Noi Spirito Ribelle abbiamo sempre messo in risalto già in post
precedenti l'importanza del confronto come ascolto di sè, ascolto
dell'altro e ascolto di cosa INSIEME si viene a creare.
Là
dove non vi è spiegazione,
ci si
avvicina con l’intuizione
Niente forzatura o prevaricazione di un praticante
sull'altro, ma anche niente meccanica ripetizione di tecniche, del genere
"se tu fai così, allora io rispondo così". Invece, una danza,
uno scambio armonico di sensazioni in cui indirizzare il compagno là dove
vogliamo: che sia un cul de sac senza via d'uscita, uno sradicamento e
squilibrio, una pressione che immobilizzi, una resa a colpi dolorosi.
A volte, anzi, spesso, vediamo questi giochi di mano
esprimersi in modo sgraziato, a strappi, affidato esclusivamente all’uso della
forza muscolare o attingendo a qualche " trucco", dunque privi di
quella sottile quanto velenosa armonia che, sotto traccia, prima o poi porterà
uno dei due praticanti a ridurre all'impotenza l'altro.
L’armonia
non è quiete, è l’arte nobile
del
trarre forza dall’altro
Questa grossolanità, questo
praticare rozzo, è dovuto alla mancanza di una o di tutte le tre componenti
fondamentali che sostanziano una buona pratica, pratica che sia di autentica
relazione: So cosa sto facendo, so cosa sta facendo l'altro, intuisco (cerco di
intuire) cosa l'altro sa di quel che io sto facendo.
Alla base ci sta poi l'esposizione personale, la
disponibilità a mostrarsi per quel che si è lasciando davvero spazio
all'esperienza in atto, esperienza di relazione con un altro essere umano.
Senza questa esposizione, questa accettazione della propria
vulnerabilità, i "giochi di coppia" resteranno aride pratiche
formali, insipidi accumuli di tecniche praticate da individui incapaci di
guardare dentro di sé, costantemente protetti da maschere di narcisismo,
aggressività repressa, vittimismo, tendenza alla proiezione...insomma, nascosti
dietro un ruolo, dietro quegli evitamenti, (gli stessi messi in atto nel vivere di ogni giorno) che impediscono di essere adulti autentici e sereni.
Solo ed esclusivamente praticando in forma di dialogo di
coppia, e non di scontro, di gara a "chi ce l'ha più lungo" (!!),
si diviene capaci di cogliere il potere profondo che si crea perché si è
dentro una relazione, rispetto al circolo vizioso di quelle " seghe
mentali" (cit. Sandro Giacobbe, psicoterapeuta) che condizionano il nostro
stare al mondo, dello strabordare dell'ego, di tutte le manovre che agiamo
per...non agire. Ovvero fiaccare e smantellare il potere dei pensieri sulle
nostre percezioni, sul nostro agire e su come ci comportiamo abitualmente.
Contatto
è saper apprezzare le differenze.
Hai voglia a dire che le Arti Marziali sono un percorso di
crescita interiore. Non lo saranno MAI se non le pratichi con lo spirito
e il sincero atteggiamento di cui scrivo qui sopra.
Spirito ed atteggiamento che trovi allo Spirito Ribelle
e che fanno del nostro clan una comunità unica, uguale a nessuno.
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