lunedì 9 settembre 2024

Meglio praticare in un locale chiuso o all’aperto?

Per chi lavori principalmente a corpo libero o con piccoli attrezzi, è meglio praticare al chiuso o all'aperto?

Vediamo, succintamente, pro e contro.

Al chiuso

- Pro. La tua performance non sarà mai influenzata dalle condizioni atmosferiche. Godrai di un ambiente privilegiato in quanto a confort, sicurezza, niente distrazioni ed esatta ripetibilità delle condizioni standard che ospitano il tuo praticare.

- Contro. I contro stanno tutti nei pro di cui scriverò nelle righe sotto, dedicate ai " pro" del praticare all'aperto e ai quali ti rimando

All'aperto

- Contro. Ti mancheranno tutti i " pro" del chiuso. Ma...

sei sicuro che siano

davvero dei " pro"?

Sì perché ecco i " pro" del praticare all'aperto.

Il primo: Da alcuni anni, finalmente, si vede chi svolge attività fisica all'aperto (anche se principalmente in forma saltuaria), resta però presente la preoccupazione per ciò che gli altri pensano di noi, e non mi riferisco solo al praticare attività fisica all'aperto!! E' questa una tendenza sociale innata, foriera di ansia e conformismo del pensiero e del comportamento quanto, all'opposto, di azioni forzatamente stravaganti e inconsulte al solo scopo di distinguersi dalla massa

Superare questa forbice, trovando un personale ed autonomo equilibrio, richiede esporsi allo sguardo altrui accogliendo il non essere compresi / accettati, fino anche all'aperta disapprovazione.

Esporsi mostrando l'eventuale goffaggine gestuale e pure l'errore immediatamente percepito da chi guarda, è un'opportunità per imparare l'arte della modestia, temperare ogni atteggiamento narcisistico compreso quel delirio di onnipotenza che ci fa credere al centro delle attenzioni altrui.

Essere sotto l'occhio altrui, dunque in qualche modo vulnerabili, è il passo che conduce all'essere autentici e responsabili. Tratti fondamentali in ogni individuo che possa definirsi adulto autodiretto, dunque tratti fondamentali per chi pratichi realmente la “Via” (Budo) dell'artista marziale e non semplicemente ripeta tecniche e forme di questa o quella Arte Marziale credendosene interprete.

L'esporsi volutamente allo sguardo altrui, ci pacificherà con la preoccupazione di come gli altri ci vedono e del loro giudizio, tanto quanto ci sarà di sprone ad impegnarci sempre al massimo.

 

Il secondo: Ogni ambiente e situazione costante, che si ripeta immutata, nega il principio di continuo mutamento e di imprevedibilità del vivere. Questo principio di continuo mutamento, fonda la reale capacità combattente che è saper stare nello scontro il quale, fisico o meno, è sempre caos e disordine.

Nessuna ripetizione di tecniche memorizzate e portate a vuoto, nessuna ripetizione di tecniche memorizzate e ripetute sempre uguali contro un avversario che ci attacchi quando e come pre -stabilito e sempre nelle stesse identiche condizioni ambientali, sono la benché minima garanzia di successo nella vita quotidiana.

La ripetizione continua e costante di poesie motorie imparate a memoria e recitate sempre tra quattro mura, e magari sempre le stesse quattro mura, perché mai dovrebbe portare ricchezza emotiva e capacità interpretativa quando chi le “recita” vive, nell’arco di una giornata, la sua personale vita vera in situazioni ambientali diverse, stati emotivi diversi, relazioni sociali diverse?

 

Ecco così che i " pro" di un locale chiuso,

si rivelano macroscopici " contro",

soprattutto per un marzialista.

 

 

So che i luminari dell'ignoranza, quelli che dissertano di memoria corporea, potranno dissentire. Ma davvero si può credere che avendo affrontato, in esercitazione, mille e mille volte la perfetta reazione ad una macchia d'olio mentre siamo al volante, la nostra reazione sarà la stessa, cioè perfetta, anche quando saremo sì al volante, ma su una strada sconosciuta, impegnati in un serrato dialogo con chi ci sta seduto accanto, con lo stomaco appesantito da un lauto pranzo?

Che, dopo aver provato mille e mille volte la perfetta reazione ad una presa al collo, reagiremo altrettanto perfettamente quando la presa ci verrà portata di sorpresa, mentre ci districhiamo tra le auto in sosta selvaggia, reggendo in mano il cellulare, le gambe fasciate in pantaloni stretti e l'urgente bisogno di svuotare la vescica?

Dunque, se creatività e intelligenza motoria, fisicoemotiva (tratti fondanti una buona pratica come è qui allo Spirito Ribelle) li esplicitiamo in uno spazio fisico incerto, mutevole e disordinato, portatore di distrazioni del tutto imprevedibili, i risultati saranno ben migliori sotto ogni aspetto di crescita personale e di efficacia ed efficienza. Non fosse altro perché le condizioni all’aperto, nella loro incertezza e mutevolezza di rumori, odori, colori, incontri, luci, ombre; nel loro essere irregolari nel terreno d’appoggio e negli ostacoli circostanti; nell’ospitare caldo, freddo, vento, afa, sono un’ottima riproduzione dell’incertezza e mutevolezza quotidiana in cui ognuno di noi vive.

A questo punto, i " contro", smettono di interessarmi e.... mi appresto a praticare e coinvolgere gli allievi qui, ai giardini Marcello Candia o alla rotonda della Besana. in Milano.

 







 

 

 

 

 

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