venerdì 11 luglio 2025

Sincronie: Quando il ritmo diventa movimento


Con Paolo, ex allievo con cui è nata e si è mantenuta negli anni una amicizia forte e solida. Con Paolo in un campo di tiro, tra alberi e verde, è lui che affina il mio ancora maldestro modo di sparare.

Mi suggerisce l’uso del metronomo: Cadenza regolare nel premere il grilletto, attenzione totale all’essenziale del breve gesto; quello che nella pratica marziale è yoshi, ovvero cadenza e ritmo.

Passano i giorni e mi sovviene l’idea di usare il metronomo anche nella mia pratica marziale e, una volta verificatane l’utilità, proporlo anche al gruppo di allievi.

Il Ritmo è linguaggio universale

Il ritmo è elemento trasversale tra musica e movimento, come tale presente in tutte le culture sin dagli albori dell’umanità.

Mi vengono alla mente studi e pratiche marziali che sperimentai nei primi anni ’80 sollecitato dagli scambi con Attilio Zanchi, giovane bassista del gruppo Yu Kung e con Tinin Mantegazza, artista, scenografo, autore televisivo e fondatore della compagnia ‘Il Teatro del Buratto’; la lettura di alcune riflessioni sul rapporto tra ritmo, musica e gestualità che faceva il M° Plée, l’uomo a cui si deve l’ingresso in Europa e la sua diffusione del Karate: Furono i miei primi tentativi di abbinare ritmo percepito dall’orecchio e ritmo carnale, di corpo, inserendoli nella pratica con gli allievi. Anni dopo, a Roma, la scoperta dell’Expression Primitive, laddove questo binomio sostiene tutta la costruzione del movimento nello spazio (1) e via via fino alla pratica odierna del Laban Movement Analysis, probabilmente l’impianto teorico e la pratica più completi in questa lettura ritmo / gestualità.

 

Il corpo che ascolta: Percezione e Neuroscienze

 

Il nostro cervello, sollecitato dal ritmo musicale, lo trasforma in impulso motorio.


Sin dal nostro essere feto, il ritmo che ci arriva dai rumori e movimenti materni influenza la nostra crescita: Si chiama ‘risonanza motoria’.

La ripercorriamo, scegliendo più o meno consapevolmente come interpretarla, col crescere dell’età, quando camminare, mangiare, saltellare ecc. si esprimono con un determinato ritmo e, a sua volta, questo ritmo plasma il ‘come’ camminiamo, mangiamo, saltiamo.

Il nostro essere corpo ha ritmi e suoni propri che variano con le emozioni che viviamo, variano con il ‘cosa’ e il ‘come’ agiamo, influenzandosi a vicenda.

E’ ormai risaputo che i canti gregoriani sono volutamente costruiti per risuonare con un cuore che abbia 60 btm, che è il ritmo di un cuore a riposo, inducendo così rilassamento e disponibilità alla meditazione (https://www.tomatisfirenze.it/metodo-tomatis-canti-gregoriani/); la techno music lavora sui 120 battiti al minuto, ovvero un cuore sotto sforzo. Marce militari usano un tempo musicale che cavalca emozioni di potenza, mentre l’uso di accordi minori in successione evoca stati di melanconia, non a caso il blues, una musica che ha origini tristi e melanconiche perché nata dalla sofferenza degli schiavi – lavoratori africani nei campi di cotone, usa una scala minore, anche su accordi maggiori, per mostrare un suono più scuro e infelice.

Oggi sappiamo quel che le popolazioni antiche avevano già intuito: La musica attiva il sistema limbico, responsabile dell’elaborazione delle emozioni. Le variazioni di tempo e dinamica agiscono su aree come l’amigdala e la corteccia prefrontale.


Insomma: Tutto comincia con un impulso. Prima ancora della melodia, prima ancora del passo, c’è un ritmo che nasce dentro. E ci muove, cosicché il movimento non è un’imitazione, una copia del suono, ma la sua eco vivente.

Da anni ho inserito la musica nei momenti di formazione, prima ZNKR ora Spirito Ribelle. Musica sia prodotta da ‘macchine’ che suonata dal vivo da noi praticanti, utilizzando strumenti come tamburello e tamburi vari, ma anche gli strumenti messi a disposizione dallo spazio in cui siamo: il pestare dei piedi sul terreno, il battere delle mani, fino all’uso del suono vocale; tuttavia, quest’ultimo apre un altro enorme orizzonte di pratica e sapere di cui scriverò in una prossima occasione.

Si suole dire "Il suono esce da una cassa. Il corpo non pensa: Risponde." E risponde accordandosi spontaneamente al ‘cosa’ gli arriva e soprattutto al ‘come’ interpreta quel che gli arriva. Potemmo spingerci ad affermare che la pelle (il primo organo di udito nel grembo materno, ancor prima delle orecchie) funge da partitura.

E qui entriamo in un terreno che è proprio della Danzaterapia. Personalmente, ritengo la pratica marziale, quando fatta con capacità formativa del docente ed autentico spirito di crescita (Budo) del gruppo, una esperienza eccezionale di esplorazione e trasformazione personale e di gruppo: Realistico percorso di individuazione quanto e sicuramente più di tante terapie a prevalenza verbale come di terapie corporee frikkettone e modaiole. Ma di questo ho già scritto più volte!!


Forte di queste mie precedenti esperienze, corroborate negli anni da pratiche motorie che fanno di musica e ritmo fondamenta essenziali (Danzaterapia Espressivo Relazionale e Laban Movement Analysis), ora non mi resta che sperimentare l’uso del metronomo nelle sue variabili per arricchire ulteriormente il mio percorso di crescita Bujutsu e Budo e poi metterlo a disposizione dei praticanti Spirito Ribelle.

In fin dei conti, come la luna ha il potere di alzare ed abbassare il livello del mare, così il corpo che sappia lasciarsi andare, cedere alle voci dell’ambiente, dialogherà incantato, cavalcando i flussi di energia e potenza a seconda del ritmo.

Anche questa è autentica e potente pratica marziale!!

PS) Grazie Paolo!!

 

1. http://web.mclink.it/MC9889/pdf/express.pdf

 



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