Brevi riletture nel terzo millennio che pongono domande, che sollecitano dubbi, che avanzano proposte
Cap. 4
L’arte invisibile della vittoria
Magari non sarà questa la sera giusta per cavalcare le possenti onde della pratica Spirito Ribelle, eppure, da qualche parte dentro di me, sento che ho disegni di corpo da realizzare, ho dubbi, uno dopo l’altro, da resuscitare.
Ed è così che il me corpo pensante si muove sospeso come una foglia nel vento, ricorda alcune brevi letture del libro “L’Arte della Guerra”, al capitolo IV. Non si lascia distrarre dal rumore dell’aria che vado spostando, ma si immerge nel respiro che ascolta, nel cuore che sente, nel corpo che sa.
"Essere invincibili dipende da noi; che il nemico sia vulnerabile, dipende da lui." Così scrive Sun Tsu. E in queste parole si nasconde una verità minuscola ma possente: La vittoria non è dominio sull’altro, ma padronanza di sé. Il guerriero esperto non cerca la debolezza altrui, ma coltiva la propria forza come un giardino segreto. Egli si rende invincibile non perché annienta, ma perché non può essere annientato.
Ma cosa significa essere invincibili? Forse la sincerità verso se stessi, la capacità di guardarsi nudi e senza maschere, di riconoscere la propria Ombra senza fuggire, senza giudicare? Non è forse il sentire profondo, quel percepire spontaneo che afferra il senso di ciò che accade prima che la mente razionale lo traduca in pensiero?"Il Generale può conoscere il modo per vincere, ma questo non significa che possa attuarlo." La conoscenza non basta. Occorre vigile presenza, sincera apertura a quel che accade in quel momento.
"Gli esperti della guerra coltivano il Tao e rispettano le leggi; per questo sono capaci di pianificare politiche vittoriose." Il Tao, più che una complessa strategia, è una disposizione dell’animo. È il fluire con ciò che è, senza dannarsi a forzare, senza dannarsi a trattenere. È il rispetto delle leggi a noi invisibili che governano il ritmo delle cose, il battito del mondo.
Allora, forse, la vera vittoria è questa: Non quella che si celebra con pennacchi e rullar di tamburi, ma quella che si realizza nel silenzio fertile di un gesto semplice e corretto, nel tempismo di una parola che non ferisce ma apre al dialogo, nella scelta di non reagire, ma di agire.
Ti sei mai chiesto, tu che mi stai leggendo, quante volte hai cercato di vincere fuori, fuori da te, quando la battaglia invece era dentro, dentro di te? Quante volte hai ignorato il tuo sentire, per seguire una strategia che non ti apparteneva, un modus operandi copiato da altri?E se il tuo personale essere ‘invincibile’ fosse già lì, nel tuo modo unico di percepire il mondo, sei pronto ad ascoltarlo e realizzarlo? Sì, ne sei capace, io lo so.




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