lunedì 1 dicembre 2025

Il mio pensiero di Dicembre 2025

 

L’immaginazione attiva e la pratica Kenpo

 Taikiken e Tai Chi Chuan qui al 

DAO – Spirito Ribelle

Essere mossi invece di muovere




Il vento non bussa mai alle porte”, questa semplice frase mi accompagna spesso nelle mie riflessioni.

L’immaginazione attiva, come la praticava Carl Gustav Jung, non è fuga dalla realtà, ma immersione in un dialogo vivo con le forze interiori. È un lasciarsi attraversare da immagini che non sono semplici fantasie, bensì presenze, impulsi, archetipi che premono per incarnarsi.

Qui, allo Spirito Ribelle, Il Kenpo Taikiken, Arte Marziale che nasce dall’essenza del movimento naturale, e il Tai Chi Chuan, Arte Marziale che poggia sul mondo delle iperboli taoiste, incontrano questa visione così come un fiume va a scomparire nel mare. Non si tratta di costruire una capacità muscolare, né di dirigere il gesto come farebbe un burattinaio: Si tratta, invece, di lasciar accadere. Il marzialista Spirito Ribelle si pone in ascolto, come dentro ad un sogno che prende forma, e attende fiducioso che l’impulso motorio sgorghi dal profondo.

Il gesto come epifania

In uno schema che vede:

  1. Aprirsi all’inconscio

  2. Lasciare che spontanee gestualità si espandano nello spazio

  3. Domandarsi quale senso dare a quel movimento e come integrarlo nella vita quotidiana

lì il movimento non è più un atto deliberato, ma un’epifania. È come incontrare un linguaggio nuovo o semplicemente un linguaggio perduto, dimenticato: Il braccio che si muove non è “agito da me”, ma da una corrente che mi attraversa; la gamba che avanza non è una decisione, ma una “rivelazione”.

In questo senso, autentico e Tradizionale, il Kenpo Taikiken e il Tai Chi Chuan divengono un rito di incarnazione: L’immagine interiore si fa carne, il simbolo si fa gesto. Non è più il praticante che si muove, ma il movimento spontaneo che lo muove.

Essere mossi

Essere mossi significa innanzitutto rinunciare al copiare uno schema prestabilito e poi alla pretesa (impossibile?) di controllare minuziosamente la propria gestualità. Infine, significa accogliere l’imprevisto, viverlo in toto e, mano a mano, esperienza dopo esperienza, senza fretta né censure, introiettarlo. Farlo prendendosi il tempo e la responsabilità di conoscersi nel profondo attraverso di esso, avventurandosi nel personale mondo del Sapere Profondo. È un atto di fiducia, come aprire le mani e lasciare che il vento le sollevi. È un dialogo con l’invisibile, dove l’Io si fa fitro e l’energia vitale, Ki o Chi, trova la sua Via.

In questo spazio, il corpo diventa confine elastico, mobile: Tra il visibile e l’invisibile, tra il conscio e l’inconscio, tra il gesto e l’immagine. L’artista marziale non si sforza di dominare, ma di ascoltare. Tutto questo nel solco del Wu Wei, che è non sforzarsi . Egli non forza, non eccede, ma ascolta e riceve. Nemmeno inventa, ma lascia emergere.

Conclusione

Il Kenpo Taikiken e il Tai Chi Chuan, vissuti nel solco dell’immaginazione attiva, sono un invito a lasciarsi sorprendere dal movimento che nasce da dentro. Sono arti che non insegnano a “fare”, ma a “essere mossi”. In questo lasciar accadere, il corpo diventa dipinto vivente e l’immaginazione, la reverie, muta in personale esperienza incarnata.

Noi non muoviamo: Siamo mossi.

Non imponiamo: Lasciamo accadere.

Il gesto nasce dalle voci del corpo.”