venerdì 13 settembre 2013

Kirokomu: combatto, taglio, a modo mio

Le emozioni non hanno simpatia per l'ordine fisso
(Yukio Mishima)

L’auto arranca per stradine tortuose. Boschi verdi qua e là lasciano intravedere villette bianche.
Un bell’equipaggio di maschiacci a rappresentare, di fatto, tre generazioni: io, over sessanta, Paolo, under quaranta e mio figlio Lupo, under dieci.
Raggiungiamo la cava, dove gli spari si susseguono ininterrotti.
E’ lì che incontrerò il katana, di epoca Shinto (1), su cui ho posto le mie attenzioni.
Il direttore di gara, una gara di “tiro dinamico”, si fa avanti. Praticante e Maestro di spada da anni, cultore del Giappone nonché scrittore, antiquario e restauratore di lame nihonto, mi porge la sacca che lo contiene.
Pochi passi, tra auto in sosta, erbacce, rocce grigiastre e sono in un posto isolato.
Lo guardo, lo snudo. La lama, sottile e famelica, brilla alla luce del sole. L’impugnatura è snella, ben conformata. Lo tsukaito, pieno e presente, rivela un colore profondo, dove il verde d’autunno lascia filtrare striature d’oro antico. Un fuchi finemente lavorato evidenzia la “guardia”, la tsuba. Su di essa, l’artigiano ha riversato il suo sapere, la sua esperienza, ricavandone un oggetto di rara bellezza.
Di nuovo poso gli occhi sulla lama: sensazione netta di saper affondare con piacere dentro il bersaglio, dissezionandolo senza incertezze. Boshi e kissaki paiono sicari su cui poter contare, poter contare per penetrare.
Il katana è impressionante nella sua leggerezza: agile e snello come un lupo.
Lo muovo rapido nell’aria ed il suo silenzio fende lo spazio attorno. Già, è una lama che “non fischia” e per questo non è gradita dai cultori dello iaido  (l’arte di estrarre la spada) federale: il sibilo della lama è un obbligo per ottenere punti in gara.
Ad ognuno il suo. A me, che “non fischi”, non solo non importa nulla, ma mi fa ancor più apprezzare l’agguato silenzioso del lupo. Non lo vedi, non lo senti. Saranno le sue fauci a presentarti il conto …
L’hamon, le ondulazioni che costeggiano la lama nei pressi del tagliente, disegna forme generose, nuvole d’ombra grigiastra, ghirigori d’arte per una linea di tempra perfetta.
Cedo il katana a Paolo: mi interessa il suo parere, le sue sensazioni. Anche lui apprezza.
Pochi minuti ancora, mio figlio Lupo osserva e decide che sì, quella “ è proprio una bella spada”.
Ci accomiatiamo dal Maestro. Una vigorosa stretta di mano e da quelle mani esce un piccolo dono: un folder (coltello pieghevole), disegnato da Koji Hara  per la Columbia River. Un bel gesto, che ho saputo apprezzare.
Il ritorno a casa è rapido. Nell’auto, siamo tutti più loquaci.
Una volta arrivati, prima di festeggiare l’acquisto con un brindisi ed un lauto pranzo, mostro il katana a Monica: le piace, glielo leggo negli occhi, poi, sono le sue stesse parole a confermarlo. Sono i primi occhi femminili, le prime mani femminili, a posarsi sul katana.
Lui, ora, fa bella mostra di sé sul katanakake, lo speciale supporto che già ospita “Lama danzante”.
A giorni, celebrerò Matsuri, la cerimonia di nominazione: il katana avrà il suo nome, quello che io sentirò adatto perché il suo cuore batta insieme al mio, perché insieme continuiamo sul percorso di Kenshindo, la Via dello spirito della spada.

I dettagli tecnici:
Mumei: lama priva di firma del forgiatore;
Shinogi zukuri: lama realizzata con il doppio shinogi (costolatura, altrimenti detta “scola sangue”) posto sui lati;
Iori-mune:  dorso della lama in stile iori, ovvero con un apice appuntito.
Nagasa: lunghezza della lama, 70,9 cm;
Motohaba: larghezza della lama alla base,  2,9 cm;
Sakihaba: larghezza della  lama in punta (kissaki), 2,2 cm;
Motokasane: spessore della lama alla base, 6,0 mm;
Sakikasane: spessore della lama alla linea (yokote) che separa la lama dalla punta, 4,0 mm;
Sori: massima curvatura della lama, 1,8 cm;
Nakago: codolo della lama, con un solo perno (mekugi)
Jihada: “disegno” della superficie della lama, grana dritta con ovali irregolari simili a nodi di legno (masame con  itame);
Hamon: linea di tempra, ondulata (notare);
Tsuba: guardia o “paramano” del katana, di forma circolare (maru), in ferro, risalente al periodo Edo (1600-1868)
Fuchi e Kashira: anello posto prima dello tsuba e anello chiuso posto all’estremità dell’impugnatura (tsuka), in ferro;
Peso del katana: 823 gr.

(1)   I katana giapponesi sono classificati in:
KOTO "spada antica"
SHINTO "spada nuova"
SHINSHINTO "nuova spada nuova"
GENDAITO "spada moderna"
SHINSAKUTO "spada fatta nuova"

Shinto, di fatto, sono i katana forgiati all’inizio del periodo Edo: Dopo la riunificazione del Giappone da parte di Hideyoshi Toyotomi e la grande battaglia di Sekigahara, si instaura il regime dei Tokugawa e inizia il cosiddetto periodo Edo (circa 1600)







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