venerdì 25 dicembre 2020

Senso, esperienze emotive e prestazione: le forme del Potere.

Ogni tanto, un allievo, un conoscente, mi chiede cosa ne penso del tal Maestro, del tal insegnante, di questa o quella arte o sport di combattimento, di quella pratica di fitness.

Cosa posso rispondere?

Che c’azzecco, io e quel che faccio, con loro?

 

Io mi occupo di intelligenza motoria, di pratica sensomotoria, di apprendimento e sapere radicato dentro il corpo fino a livello cellulare e, come tale, che investe ogni aspetto dell’individuo: quello fisicoemotivo, quello mentale e, per chi lavori “di fino”, quello spirituale.

L’acero non sa se diverrà violino, le inesattezze di oggi domani incontreranno una verità.

E’, il mio, un percorso concreto fatto di respiri e sudore, di contatto lieve e scontri aspri, di cuori che battono all’unisono per scomporsi in assoli di musica jazz, in danze che chiedono invenzioni e non soluzioni già pronte.  

Penso a Miles Davis, Max Roach, Chet Baker che furono animatori del cool jazz, intrattenendo rapporti col movimento letterario beatnik e sovversivo di Jack Kerouac e Allen Ginsberg, alla possibile commistione con Archie Shepp e il suo free jazz, quello tanto vicino al movimento del Black Power, delle Pantere Nere, ai moti rivoluzionari, Sheep che fu artista capace di tessere musica pregiata con un rocker e bluesman come Frank Zappa.

Penso al talento coreografico ed alle innovazioni nel movimento di Rudolf Laban, alle mani dentro il cuore nelle danze di Martha Graham, fino alle ricerche in cui ogni magia trova significato in altra magia di Merce Cunningham, laddove l’individuo, con la conoscenza di se stesso, si misura anche con ciò che sta al di fuori: spazio e tempo.

G. Courbet "I lottatori"
Per restare al panorama italiano, lascio campo a Orietta Berti, Paola e Chiara, Alessandra Amoruso, Fedez, Claudio Baglioni, Eros Ramazzotti, Ghali e J - Ax, che canticchiarne una canzoncina sotto la doccia è pure un allegro passatempo.

E sarà pure piacevole vedere “Ballando sotto le stelle”.

Ma …

Io palpeggio incertezze mentre mi fletto e mi estendo, inseguendo le curve di una schiena, consapevole che ergersi sfidando la gravità corrisponde ad accollarsi il peso esistenziale, il peso del vivere: la postura mostra sempre il modo in cui tale funzione è svolta.

Mi apro a sentire il tempo che scorre sul petto, che la qualità più eccitante del gusto è l’attesa.

Ogni volta che pratico c’è un movimento, un gesto, di cui non ricordo il senso e il cui suono riverbera un motivo intuito a sprazzi, familiare una volta, ora dimenticato.

Tendo alla fluidità potente sperimentata una volta sola in un incontro buttato fuori poi manipolato, ascoltato perfino nello scroscio di emozioni selvagge, di un intuito capace, come serpente, di mutare la sua vecchia pelle sulla terra, come lupo feroce, di affilare i denti sulle cortecce di lacrime.

Shiva danzante
Sono convinto che le ripetizioni siano il tentativo di superare l’angoscia legata alle esperienze infantili, che rinviano all’impossibilità di procurarsi piacere dal compiere quello schema o parte di esso nelle relazioni rilevanti della storia infantile; siano il rifugio, il porto sicuro, di marinai di lago poco propensi al coraggio del mare aperto; siano il modo più facile e breve per assumere un vestito, uno status quo, non importa se di altri, se confezionato in serie.

Sono convinto che sudare e sfogarsi correndo, saltando, pestando un sacco, senza che questo abbia alcun senso ieratico, alcun senso di presenza e ricerca di sé, sia l’autodromo dove macchine rumorose ed assordanti vanno sempre più rapide senza andare in alcun posto.

Se pratico, e propongo ad altri quel che pratico, è per emozionarmi ed entrare in Poteri Potenti, perché sono in transito in questa vita. Per gli individui felici che sorridono alla luce giorno e per chi, la sera, vacilla colpito alla nuca.

Pratico, e propongo quel che pratico, per ogni individuo schiacciato contro un muro di indifferenza e per ogni individuo alzatosi in piedi in attesa di avanzare.

Pratico, e propongo quel che pratico, per inoltrarmi, solitario o con altri al fianco, nell’enigma del corpo che respira: energia di vitalità ed eros sperimentata attraverso l’espressione autenticamente personale.

E’ atto di creazione intuitivo, realizzazione di forme, dipinti inesplorati di vita come potere politico, nel senso più profondo e rivoluzionario.

E’ Poteri Potenti per chi, in questo breve tragitto sulla terra, voglia vivere davvero.







venerdì 11 dicembre 2020

Il suo nome è “Ferite Profonde”

                                                                            “La nave è riuscita a salpare ma non è all’altezza del viaggio.

Non possiamo abbandonarla perché annegheremmo tutti.

Perciò la ripariamo lungo la rotta, a pezzi e bocconi,

a volte riuscendoci meglio a volte peggio”

(C.J. Lebron)

 

Il guerriero metropolitano procede a tentoni.

Spaventato, ancora non sa né ha capito il senso di quell’andare così sbilenco.

 

Lei è quella forma snella che ogni notte gli giace accanto, suggestiva nelle curve e distratta nel cuore: Acciaio contemporaneo, prodotto industriale, che rincorre secoli antichi, secoli di manufatti partoriti dalle mani umane di un solitario forgiatore.

 

In tempi disarmati le parole sanno essere taglienti come lame, pesanti come mazze.

Le parole, come spade, sanno distinguere. Sanno ispezionare e sezionare gesti, azioni sordidi e violenti, consumati in vetrine sfavillanti o in recessi opachi, passati in pomeriggi lunghi, balbettante attesa di parole altre che tardano ad arrivare. Eppure, se vuoi sfoderare e tagliare, taglia: con l’acciaio affilato non si gioca. Mai.

Odore di sudore, lontani sospiri e rantoli eccitati, pensieri sfacciati.  Eppure, nessun guerriero si diverte ad infliggere piccole e grandi ferite, si diverte a far soffrire. Il guerriero sfodera e taglia per uccidere, non certo per soddisfare meschini sensi affamati.

Allora, chi impugna la spada e chi ne ha il coraggio, l’ardimento?

 

Lei è quella lingua d’acciaio che porta con sé “Ferite Profonde”, perché è questo che fanno le armi, le spade: tagliano, uccidono.

 

Quando correva il tempo beatamente idiota delle certezze, delle promesse mantenute.

Quando la Natura era incontrastata sovrana e non un dono a uomini e donne perché ne disponessero a loro piacimento.  Quando la parola data era un giuramento di fede e non un orpello da accantonare in un gioco di abbindolamento.

 

Perché non da oggi è scoppiato un imprevisto e ogni cosa che accade e lo fa con oltraggio è un imprevisto.

Allora, perché non ci si aspetta mai che qualche cosa ci aggredisca e ci ferisca fuori e dentro?

Sarà responsabilità di questi tempi di pace, troppa pace? Pace infida dove il coraggio è malvisto?

 

Il guerriero metropolitano sa che occorre ingannarle queste mani, distrarle in qualche inutile, persino irritante, azione quotidiana.

Lui spalanca le finestre del cuore a lottare contro il grigiore della nebbia, quel manto che tutto avvolge, soffoca e conduce a sparire come se il sentimento fosse un’idea malsana.

Eppure non si dà per vinto.

 

Lui guarda l’acciaio luccicante serrato nel fodero scuro.

A lei, spada dalle “Ferite Profonde”, chiede il coraggio implacabile e i segni del fuoco e della carne, chiede il tempo dell’agire e del cacciare forte e duro.

Che buffo, che beffa, lei che dai costruttori, Hanwei Forge - Paul Chen, fu nominata “Three Monkey” (See no evil, hear no evil, speak no evil, ovvero “Non vedere il male non sentire il male non parlare male”, come recita un verso buddista) ora viene rinominata e riconosciuta per quello che è, per quello per cui fu forgiata: Tagliare, uccidere.

Che potrebbe mai c’entrare il Buddismo: “l’aceto è inevitabilmente aspro dunque occorre allontanarsi da esso (aceto = vivere), ovvero da ogni passione” (cit. in “Dalla parte del buio che contiene la luce” 29.09.2020) con questo circo umano in cui addirittura ogni vanità, ogni capriccio, ogni incontinenza è ammessa, giustificata, di più, è esaltata in un’orgia di (in)consapevole cretinismo?!?! Eppure, a leggere bene … (1)

 

La riconoscenza non è di questo mondo. La sincerità nemmeno e, quando gli incontri si fanno rischiosi, l’orgoglio ostentato in prestazioni sfiancanti misura un senso malato di libertà che riconduce all’obbedienza, ad emozioni percorse da maleodoranti necrosi.

Al consumo senza uso? All’ostentare e bullarsi di una spada fatta di latta e non di acciaio vero?

 

Il guerriero metropolitano sa sorridere, anche quando si guarda dentro e vede le miserie disseminate negli anni giovanili e su cui nulla può fare per rimediare. (2)

Molto è perduto, perduto per sempre, in questi tempi disarmati.

Acciaio al fianco, a combattere. Che immagine anacronistica, scolorita, in questi tempi di pace apparente che forse sono tempi in cui sotterfugi e nascondimenti colludono con esibizioni ostentate e piccole guerre sotterranee mai dichiarate.

 

Qualcosa ancora resta da difendere, forse da riparare, ricostruire, in quella nave che si sforza di solcare acque aperte.

 

Spirito Ribelle che non sa né vuole tacere, tantomeno arrendersi. E, dopo, saremo tutti, ma proprio tutti, migliori?

 

Sono questi i giorni del ritrarsi, dell’attendere in agguato. Giorni della speranza costruita atto dopo atto, sorriso dopo sorriso anche quando questi viene abusato.

Sono questi i giorni di “Ferite Profonde” (3), e che altro potrebbe fare un katana se non tagliare ed uccidere? Che altro modo ci sarebbe per renderle giustizia, onorarla per quel che è?

 

Katana lieve che viene da un passato condiviso per troppo poco tempo, passaggio di mani, da un amore grande che grande resta.

 

Sono i giorni miei che chiedono con forza siano i giorni nostri. Noi guerrieri MAI PIU’ DISARMATI.

 

“La spada deve essere più di una semplice arma; Deve essere una risposta alle domande della vita”

(Miyamoto Musashi)

 

 

1. “Il senso comunemente (ed erroneamente ndr) attribuito alle tre scimmiette è diverso da quello originale. Viene inteso come un’esortazione a non impicciarsi negli affari altrui, diventa una regola da adottare: non sento, non parlo, non vedo. Una regola che affonda le sue radici in molte culture popolari e la troviamo espressa anche in proverbi come “chi si fa i fatti suoi, campa cent’anni”. Viene così occultato quel messaggio nobile e autentico che consiste nel non parlare del male, non vedere il male e non sentire il male.”

(https://www.tragicomico.it/tre-scimmiette-sagge-significato/).

Sta a vedere che “Ferite Profonde” sta proprio a significare tagliare, uccidere ogni “male”? Sta a significare tagliare, uccidere ogni vanità, ogni capriccio, ogni mediocre lussuria? Sta a significare che nelle mani autenticamente guerriere è in grado di donare calma ed una navigazione fiduciosa ad ogni nave pur rabberciata?

 

2. É ora di andare

E di non tornare

Indietro sui passi

Giusti o sbagliati

ma comunque fatti

nessuno è perfetto

ed io forse meno degli altri

Che io possa bruciare nel fuoco

Per ogni errore che non mi perdono

(https://www.youtube.com/watch?v=_rxqVuacY-U)

 

3. E’ tradizione delle Scuole Guerriere, dunque anche di Spirito Ribelle e prima dello ZNKR, che il praticante celebri Matsuri, la cerimonia in cui, assistito dal gruppo di praticanti, questi dona il nome al Katana che cingerà i suoi fianchi. Così è stato, per me, con Lama Danzante e poi Lupo di Settembre, come per i katana di alcuni dei miei allievi: Nessun Katana, antico o moderno ovvero che venga dal medioevo giapponese o sia una riproduzione dei giorni nostri, è ritenuto autenticamente tale se non è stato “nominato” in questa cerimonia. Oggi, in tempi di “isolamento” forzato, Matsuri è da me celebrata idealmente.

 




 

sabato 5 dicembre 2020

X Factor 2020

 La veste, il packaging, magari cambia, ma il contenuto è sempre lo stesso.

Quello funzionale al “consumo senza uso” dove la voce è data ai soliti servizievoli subalterni, gli stessi se non nel nome e nelle facce, certo nel cuore e nel cervello. A questi il compito di bene imbandire la tavola con minestre e carni insaporite dalle spezie alla moda che i mercanti dell’altrove, che è sempre qui e sempre lo stesso, vendono a profusione; perché i commensali possano abboffarsi in un tempo quotidiano che si accartoccia sempre uguale a se stesso.

Dunque facciamola breve.

Cominciamo dai giudici: Manuel Agnelli, Mika, Emma Marrone, Manuel Zappadu, che tutti conoscono come Hell Raton.

Manuel Agnelli e Mika sono i soli due che dissertano di musica. Hanno i loro gusti, le loro piccole strategie per far inciampare il concorrente avversario, ma almeno si occupano di musica.

Premesso questo, e non è poco in un talent che di musica si dovrebbe occupare, Agnelli è il tipico ex alternativo che, dopo aver fatto e rifatto il giudice a questa simil “Corrida”, (lo spettacolino nato negli anni ’70, presentato da Corrado, e poi trascinatosi per un paio di decenni) venduta e agghindata alla moda per avere successo negli anni 2000, ci sputa sopra, lui che è un vero rocker, e se ne va sbattendo la porta. Ma poi ci ritorna, che una ribalta, un po' di popolarità e qualche soldo in tasca fanno comodo a tutti, anche ai “duri e puri”. Niente di male, come si diceva: “Tutti i gusti sono giusti”, ma due parole di autocritica, due parole di ravvedimento?

Mika, cantante di una mediocrità disarmante, non perde occasione per distrarsi al cellulare, per perdersi nei suoi pensieri, del tutto superficiale ai tempi e ai contenuti dello spettacolo. Però fa il simpatico, sbaglia (apposta?) la pronuncia delle parole, finge di non capire i doppi sensi che diffonde a profusione in una edizione, questa, che ha sdoganato l’intercalare fatto di parolacce, gli apprezzamenti iperbolici in cui domina “super”. Una trasmissione di una povertà culturale e proprietà della lingua italiana perfettamente in linea con un paese dove pochi sono quelli che leggono e ancor meno quelli che capiscono un testo scritto. Insomma, Mika, che lo faccia apposta è quel che penso, è perfettamente funzionale ad un programma di TV trash, la TV come piace ora e raccoglie consensi.

Poi ci sono Emma Marrone e Hell Raton, il “ratto infernale” (!?!?)

Emma, probabilmente inutile al panorama musicale e pertanto perfettamente a suo agio nella musica “usa e getta”, non si sbilancia mai in commenti musicali, anche perché non mi risulta esista prova che abbia la cultura per farlo. Il suo è tutto un esaltare presunti sentimenti ed emozioni dei concorrenti, stati d’animo e simpatie. A lei interessa nulla dello spessore musicale del concorrente e del brano, interessa solo civettare con simpatia ed antipatia, tutta volta al soggetto, alla persona per come appare, cosa, secondo lei, prova dentro e non alla performance con cui si presenta.

L’autorevolezza culturale della signorina ha raggiunto uno dei culmini quando, lei, che si fa paladina della dignità femminile, dei diritti delle donne, ha sbrodolato contenta nell’elogiare la performance di un suo ragazzotto, esibitosi in mezzo a un nugolo di ballerine seminude ed ammiccanti, e declamando un testo platealmente e banalmente maschilista.

P. Claes
Fulgido esempio del maschilismo più bieco e sotterraneo è questo Hell Raton.

Ammetto che alle prime puntante mi aveva fregato: giovane capace di lasciare l’Italia per farsi una esperienza a Londra, si è costruito una solida fama nel panorama musicale nostrano co - fondando la Machete Crew, poi CEO e direttore creativo dell’etichetta Machete Empire Records: Un abile talent scout. Mi pareva uno adatto, con le competenze, per dare dei giudizi musicali a 360 gradi.

Ma, come recita il verso di una canzone rap romana “Sotto pressione la gente cambia” ed il nostro, a gara in corso, ha subito mostrato il suo maschilismo strisciante verso “Le mie ragazze”, giovinette in adorazione del loro Pigmalione che lui manipola verso una sudditanza musicale totale e quando una voce, un contrattempo, chiede spiegazioni sul versante musicale, quello oggetto della trasmissione, che, orrore, potrebbero minare la sua egemonia,  il giovane Topo scansa l’ostacolo rivolgendosi direttamente alla “sua” ragazza chiedendole se è felice, se sta bene, se è contenta di quel che fa.

Non so quanto per ignavia e quanto per abile strategia, al momento di prendersi le responsabilità di giudice (eppure è lì, e pure pagato, per questo) svicola affidandosi al giudizio del pubblico.

Per lui, tutte le valutazioni musicali passano sotto il giogo del mercato, che, ovviamente, è il suo di mercato: la musica fuori da quel che lui produce e comunque transita nel suo genere, non gli interessa. Forse, per lui, non esiste?

Insomma, un abile manipolatore a senso unico che tanto piace alle ragazzine, alle donne adulte (stupidamente sessista la frase a lui indirizzata dalla presentatrice su cui, ovviamente, nessuno ha avuto da ridire: mica era stato un uomo a pronunciarla!!) e credo pure a qualche “tardona” a caccia di sensazioni piccanti, infatti :” Chi è “Manuelito”, il sexy e trendy Hell Raton di X Factor 2020” (Metropolitan Magazine del 2 Dicembre) o i post hot a lui dedicati sui social: https://www.teamworld.it/musica/perche-hell-raton-giudice-ha-conquistato-pubblico-x-factor-2020/ Sì, va bene, beato lui, ma il giudice musicale dove sta?

Una osservazione l’ho da fare sulle canzoni, gli inediti, presentati a iosa in questa edizione.

Va bene il continuo plaudire questi giovani che scrivono da sé i testi delle loro canzoni.

Giusto, ineccepibile. Però anche due osservazioni su come quei testi siano un concentrato di banalità ci vorrebbero. Saranno anche giustificati dalla loro giovane età, ma non si distrugge il loro ego, anzi, forse li si spinge a studiare, facendogli notare che i Baci Perugina sono in commercio da decenni, che qualche tonnellata di poeti ed autori musicali hanno scritto pagine e pagine di grande bellezza ed emozione. Insomma, non è che tutti i pittori sono Botero, allora se in casa tua ci vuoi mettere il tuo quadretto è tuo diritto, ma proporlo ad una mostra senza che nessuno ti dica che è una crosta, non mi pare una bella cosa!!

Chi vincerà questa edizione di X Factor? Boh?

W. Kandinsky
Blind, simpatico ragazzotto della periferia perugina, i cui testi paiono scritti da un dodicenne alle prese con i primi turbamenti ormonali, che semina musica pop alla Paola e Chiara, scolpendosi addosso chissà quali orrori ed ingiustizie di vita da cui cerca un riscatto come artista? Una specie di Fedez degli ancora più poveri?

Casadilego, giovanissima musicista dalla solida formazione classica, voce stupenda, destinata, se resterà nelle mani del suo mentore, a mimetizzarsi nelle sonorità artificiali di una produzione di “plastica” anonima e a breve scadenza?

NAIP, talentuoso ed estroverso musicista, in bilico tra l’originalità eccellente di Caparezza e l’avanspettacolo minuto di Elio delle Storie Tese?

I Little pieces of marmalade, rock sanguigno e tecnicamente ineccepibile, che, fuori dal talent, dovranno decidere se svendersi subito all’imbonitore di turno per raggiungere un successo immediato oppure, come loro auspicato da Agnelli, seguirne le orme transitando per anni nel loro rifugio di nicchia e poi, alla mezza età, cedere “armi e bagagli” e dignità per una sedia (e la popolarità) da giudice a X Factor ?

Non lo so, non ne ho idea e nemmeno tanto mi interessa.

Quel che mi interessa, per la mia formazione corporea e “guerriera”, è ascoltare la musica col corpo tutto, attivando le più diverse esperienze sensomotorie: dalla visuale che offre il centro del corpo a quella del suo volume, dal rimbalzo nel sistema vestibolare allo spazio nelle articolazioni ecc. E’ affrontare ogni forma di spettacolo gustandolo di corpo e, nel trattarne, in uno scritto o in un dialogo, ancora ed ancora ascoltarmi corpo, facendone un corpo dialogante aperto, lontano dalla fissità del “pensiero unico” quanto in grado di affrontare ogni conflittualità con idee altrui. E questo tanto nel provare a comprenderle quanto nel riconoscere la forza, i Poteri Potenti, insiti nelle mie. Anche quando vanno, e succede spesso, contro il pensiero dominante, quello prepotente.

D’altronde, Spirito Ribelle

 

 


 

 

 

giovedì 3 dicembre 2020

Spaccaossa

Chiudo gli occhi e guardo.

Guardo dal tamburellare di un’oscurità rauca e delirante, sbircio le tracce lasciate negli anni, nei decenni, col mio passo a volte sfrontato, a volte barcollante.

Spio alle spalle la strada fatta e adocchio quella a venire.


Sono armato a dovere? Di quel vulnerabile e delicato coraggio umano, guerriero?

Ho al fianco la mia lama preferita, acciaio spietato, sibilante?

Ho le mani aperte a cogliere ed accogliere come a frantumare e sfondare?

 

E mi tentano a sostare le piccole certezze, il tranquillo tran tran quotidiano, come se non sapessi, tra cespugli di orgoglio ferito e merda nascosta dentro la panna di un sorriso, che nulla è tutto quanto è qui, e non lo è per sempre, né certo né improvviso.

 

Come un profumo di pianto, gesti apparentemente invisibili, ogni respiro, ogni fitta all’inguine, porta un ricordo lungo mesi che si srotola indietro per anni e anni senza saper distinguere.

Sto a lottare, come sempre, lo so. Ma questa volta, rialzatomi ancora, io che non volevo più soffrire, sto imparando a saper amare. Dono di parole e poemi violenti. Ladri ignavi e schiave incontinenti. Di pensieri e carne furfante, dissoluta, sono portatori balbuzienti.

 

Ho cercato e pure patito la guerra nell’anima e nel cuore e nella carne.

Mi si chiude lo stomaco e sobbalza il cuore ad affrontare così acuminate zanne.

 

C’è un’onda nera di fuoco che cola sugli innocenti, ma… ci sono innocenti in questo mondo?

Ogni persona sta combattendo una battaglia di cui io, nessuno, sa nulla, allora mostriamole rispetto e delicatezza anche se porta sembianze di smorta canaglia.

Per ognuno dei superstiti, avviliti attorno alla piazza squarciata, danzano sorrisi rubati e gesti sfilacciati.

Ad ogni uomo autenticamente adulto, ad ogni guerriero metropolitano, spetta il compito audace di cercare le tracce anche là dove rispetto, sincerità e sguardi onesti sono immersi in una melma di cui nemmeno si scusano e che a loro piace.

 

Ogni pugile, ogni combattente, prima di colpire dovrebbe imparare a incassare.

Ogni pugile, ogni combattente impara a tendere la mano, sapendo scegliere quando aprirla alla vita e quando chiuderla ad ogni ladro che il suo sogno gli vuole sfilare.

Sono Poteri Potenti, uomo, roba buona, roba che attraversa vitalità ed erotismo fino, se li reggi, a portarti dentro ogni cuore, persino il tuo. Se lo vuoi.

Allora, dai fiducia, sorridi e goditi il presente.

 

Cadendo sei cosciente di cadere ma se guardi come fanno gli altri impari a farlo bene

E l'ho imparato, lo sai che so cascato mille volte

Ma il sorriso quello no

Non me l'hanno mai levato

Soldato addestrato in una giungla di cemento armato,

Vivo dentro a una trincea

Da solo e disarmato

Questa è la mia natura, il modo in cui sono nato

Il bicchiere mezzo vuoto lo bevo tutto d'un fiato

(https://www.youtube.com/watch?v=oFYtF_hrraQ)

 

 







 

lunedì 9 novembre 2020

Per restare in piedi

 Il silenzio interiore

è vuoto inteso come assenza, come attesa di un “pieno”, come mancanza o… può essere un vuoto fertile, un momento da gustare per quel che è, altra forma di conoscenza?

Un po' come andare in nessun luogo e niente pensare e niente mandare. Un po' come non dire niente per non offendere la mente.

 

La vulnerabilità è debolezza, è vigliaccheria o… può essere il coraggio autentico di mostrarsi per ciò che sei e senti; su errori e ferite non mentire; a ciò che ti circonda e a chi ti scivola accanto aprire?

 

POTERI POTENTI … sapere essere forte e delicato insieme, senza alcuna vergogna.

Guerriero che osa sfidare prima di tutto quel nemico che è se stesso; cacciatore che sa cacciare prima di tutto quella preda che è se stesso; dell’Ombra di se stesso il conquistatore.

 

Ognuno ha il diritto al silenzio interiore e alla vulnerabilità, ad essere “tigre accucciata e dragone nascosto”, in un pudore di sentimenti che è lì, a portata di mano e non vuole fuggire.

 

Silenzio interiore e vulnerabilità 

che sono rassegnazione e resilienza. (1)

Rassegnazione, che è capacità di stare ed adeguarsi creativamente ad ogni avversità, ogni colpo che ti viene inferto.

Resilienza, che è capacità di risalire, di tornare a galla, dopo che brutture della vita o mani delinquenti ti hanno buttato in mare.

 

POTERI POTENTI, che sono te.

 

Il pittore ha le mani vuote eppure dipinge ricami nell’aria.

Impensabile che cielo e terra si accartoccino l’uno nell’altra.

Allora, Poteri Potenti a danzare nel cuore, lascio il sentiero segnato e ricomincio daccapo.

 

Che silenzio interiore e vulnerabilità siano le mie armi, le armi di ogni Spirito Ribelle. Per restare in piedi.

E tu? Pronto a condividere questo cammino adulto e guerriero?

 

1. Un po' la decadenza della nostra lingua, avvilita tra talk show ed intellettuali dallo spessore di un’acciuga, un po' l’invasione della cultura USA, ben accettata dal nostro provincialismo. Sono questi i motivi per cui a rassegnazione sia attribuito un significato di tremula passività. Invece, la sua origine latina “resignare” è rompere un sigillo e dunque rivelare, sciogliere, liberare. Stesso vale per resilienza, che non è “resistere ad una rottura”, riferendosi al mondo della tecnologia dei materiali e nemmeno quel senso di sforzo, di opposizione introdotto dal pensiero motivazionale yankee. Resilienza, invece, è “resilire”, prefisso re- e verbo salire ‘saltare, fare balzi, zampillare’, dunque ritornare rapidamente, di colpo, rimbalzare.






mercoledì 4 novembre 2020

Dove ci porterà lo sport

“Gli sport vanno dividendosi sempre più chiaramente tra sport, ovvero diporto (svago), e competizione.

E questi due ambiti sono completamente diversi anche se si compiono gli stessi gesti e si usano gli stessi attrezzi.

Quelli che si dedicano alla competizione diventano sempre più animali da circo o da spettacolo, sfruttati, anche se alcuni ben remunerati, così come lo erano i gladiatori del tempo antico.

E coloro che riusciranno a fare dello sport il proprio diporto, la propria arte di ascesi e liberazione diventeranno sempre più umani”.

(Engaku Taino, monaco Zen (Luigi Mario), guida alpina e maestro di sci e arrampicata)

 

Perfetto.

Manca però precisare che gli “sport diporto – svago” non intendono affatto essere pratiche di “ascesi e liberazione”.

Essi, infatti, sono generalmente praticati obbedendo a diversi imperativi, a volte coniugati tra di loro:

- packaging, ovvero addobbare un corpo “immagine”, “oggetti da valutare in base all’aspetto fisico” (cit. in “Il corpo in vetrina” post del giorno 11 Ottobre 2020);

- catarsi, intesa come gran sudata sotto sforzo ovvero semplice sfogatoio per le proprie frustrazioni e repressioni, una boccata d’ossigeno prima di tornare di nuovo dentro le frustrazioni e repressioni senza che nulla sia mutato;

- passatempo, ovvero come ingannare la noia senza alcun coinvolgimento emotivo con se stessi;

- strategia di "abbordaggio" in ambiente protetto e facilitato dalla vicinanza dei corpi.

 

Nulla di quanto sopra investe “ascesi e liberazione”.

 

ATTENZIONE:

Non si tratta di quale sport, di quale pratica scegliere perché essa sia “ascesi e liberazione”,

quanto di “COME” si pratichi.

 

E qui torniamo a Engaku Taino: “Così vi mettete di fronte a voi stessi e vi domandate: “Chi è che ora parla? Chi è che ora si siede? Chi è che ora sta praticando il Tai Chi o sta scalando o sta facendo qualsiasi altra cosa?”. E il momento in cui guardiamo noi stessi in tal modo, nel momento in cui comprendiamo realmente cosa sta cercando questo sé, allora cominciamo a praticare, nel modo corretto

Semplice. No?

No: semplice in sé, ma difficile da realizzare.  Ancor più in questa società della competizione sfrenata, del “consumo senza uso”, dell’apparire ad ogni costo.

 

Per esempio, mi rendo conto di quanto sia poco appetibile per cultori del packaging, dello sfogarsi, del passatempo fine a se stesso, praticare Spirito Ribelle.

Io, mentre respirano, si muovono nello spazio, portano una bastonata, chiedo loro “Quale parte di te corpo ha avviato il gesto?”, “Cosa stai provando ora nell’agire”” ecc. Io, invece di imporre loro un modello, una tecnica da copiare, li introduco all’arte della scoperta autonoma di quel e come sia meglio per ciascuno di loro, individualità uniche e non replicabili.

Lavoriamo sulla consapevolezza interiore, sull’efficienza fisicoemotiva; siamo dentro Poteri Potenti

Troppo, troppo “fuori”, per cultori del packaging, dello sfogarsi, del passatempo fine a se stesso!!

 

Spirito Ribelle, pratica per tutti ma scelta da pochi.

Poteri Potenti alla portata di tutti, ma cercati da pochi.

 

Comunque, la nostra porta resta aperta…


“La consapevolezza interiore aumenta l'efficienza fisica, 

 che a sua volta permette di migliorare la tecnica. 

Stiamo quindi parlando di una tecnica che scaturisce dall'interiorità verso l'esterno

anziché seguire il percorso inverso.

(J. Whitmore)

 


giovedì 29 ottobre 2020

Poteri Potenti

 

 Spirito Ribelle, attraverso il Counseling Fisicoemotivo e il Movimento Intuitivo, accompagna il praticante

- ad una maggiore conoscenza di sé, di sé corpo, delle proprie percezioni ed emozioni;

- ad un riequilibrio energetico che rafforzi la sua salute;

- alla capacità di affrontare con coraggio e determinazione tensioni e conflitti che la vita gli pone e oppone davanti.

 

Spirito Ribelle forma il praticante all’ascolto profondo dei messaggi del corpo proponendo di ripercorrere

- le tappe fondamentali dell’evoluzione attraverso un percorso filogenetico in cui rivivere consapevolmente i vari stadi del processo dalle prime forme di vita alla stazione eretta dell’essere umano. Così coniugando l’istintualità animale, ora persa e dimenticata, con il senso e la potenzialità dell’umano;

- i vari stadi del respiro e le sue enormi abilità trasformative e di conoscenza, capaci di investire l’energia sessuale come potere alchemico, la pulizia di organi ed ossa, il rafforzamento dei tendini, l’elasticità del tessuto fasciale, il riconoscimento e la gestione delle emozioni;

- le primitive gestualità ordinarie: accendere un fuoco, esplorare il territorio, seminare un campo, tra cui privilegiare il combattere, il confliggere, come elemento fondante la costruzione di una personalità equilibrata, autodeterminata, coraggiosa, vitale ed erotica.



 

Spirito Ribelle permette di accogliere le reazioni inaspettate ed incontrollate del corpo, riconducendole all’interno di equilibrate espressioni di movimento e padronanza delle emozioni.

 

Spirito Ribelle si avvale dell’arte del tocco, dell’ascolto sensibile, dell’immaginazione, perché il praticante si cali nella densità del corpo che è profondità dell’essere, coscienza espansa e personalità tanto indipendente quanto capace di relazionarsi positivamente con gli altri e l’ambiente.

 

Spirito Ribelle è per tutti, tutti coloro i quali vogliano

- riconoscere nel sé corpo il maestro di ogni giorno, il quale chiede ascolto e rispetto, donando scoperte emozionanti e la Via della consapevolezza e della serenità;

- scoprire ed affermare la loro unicità nel mondo, coniugandola con l’unicità di ogni altro individuo;

 

Prenditi cura di te,

per non doverti curare

 

Poteri Potenti

 









 

 

sabato 24 ottobre 2020

Dai, dai, gonfiati i muscoli e indurisciti le ossa, fatti il callo!!

 
























 Mi muovo lento, a tentoni, nello spazio attorno.

Il cuore batte profondo. Luce e buio, promesse mai mantenute per il coraggio di chi sa che può cadere da un momento all’altro, da un passo all’altro, in un ingorgo senza fine di inciampi e cadute.

Seguo, anzi, no, percorro la struttura scheletrica, quella che ci fa stare in posizione eretta, quella che protegge i nostri organi interni, quella che, ma guarda un po', sviluppa le linee di forza, ovvero consente il movimento nello spazio col minimo sforzo possibile e dando ad ogni gesto una sua forma.

 

Sì perché l’onere principale non tocca affatto ai muscoli.

Lo sapevi vero? Lo sapevi anche tu che ti affanni con pesi e manubri e katteblell e macchine a gonfiarti e potenziarti i muscoli, convinto così di prestazioni più efficaci inseguendo questa tua chimera per anni.

 

https://www.youtube.com/watch?v=gRw6lpkBjSc&feature=player_embedded#%21

 

Certo (o no?!) che lo sai che è il sistema scheletrico a mettere in forma il corpo tutto, creando quelle espressioni di energia che sono i gesti, i movimenti nello spazio, quello snodarsi potente così simile ad un flutto.

Che è la consapevolezza scheletrica a permettere alla parte cosiddetta “mentale” di organizzarsi in strutture di supporto del pensiero, “sistemi di leva, punti di fulcro e spazi tra le nostre idee, per articolarle e per comprendere le relazioni che tra esse intercorrono “ (B.B. Cohen), capaci di presenza autentica.

 

Mi guardo stare solo, muovermi da solo e sento svanire i dubbi ... ogni passo, ogni gesto più vicino, più prossimo, alla comprensione. Forse, perché non manco, ad ogni scoperta, di lasciarmi ancora sopraffare da insistenti ripensamenti e cattivi lutti.

Potrei muovermi solo per sentirmi respirare e agire di ossa, di scheletro.

Potrei vedermi sorridere mentre balzo e striscio e mi distendo.

Vorrei prolungare all’infinito questa dolce resa, sospeso in questo momento per sempre, che ogni secondo trascorso così è un tempo imperdibile di cui faccio tesoro, io attento.

 

Mi permetto di ascoltare ogni osso, ne intuisco, ancora la mia comprensione è incerta, la diversa configurazione in tre strati: una membrana protettiva e connettiva, una dura parte tubolare e, dentro, ancora più dentro, il midollo.

Struttura viva, che parla. Altro che cosa inerte, morta.

 

E certo, anche tu che mi leggi, anche tu come me, sorridi e prendi le distanze da chi sbatte ripetutamente le ossa contro bersagli ed oggetti per creare un callo osseo, perché le ossa siano dure, ancora più dure, considerandole così più efficaci, più letali, immerso in una pratica che lascia ogni onesto sapere stravolto, persino disarmante

Ancora più dure… sorde, insomma.

 

Vecchia abitudine da karateka che conobbi e praticai anche io negli anni ’70, prima di incontrare il Maestro Tokitsu, le sue riflessioni critiche, la sua pratica marziale, e poi tutto il sapere corporeo, di movimento, racchiuso in discipline coraggiose e lucidamente intelligenti come Feldenkrais, Danza Sensibile e, più recentemente, Body Mind Centering: strade che alla salute ed all’efficacia rivolgono sempre uno studio attento.

 

Non mi voglio perdere niente, perché persino quando pratico “standing” (1) la consapevolezza più espansa non basterebbe. E non mi voglio perdere proprio niente.

Non mi voglio perdere, con l’immagine di me scheletro, anche la spoliazione ossea, dallo strato superficiale al corpo duro e fin dentro l’intelligenza midollare, quella che mette in comunicazione cervello e resto dell’organismo, perché la conoscenza olistica, totale, finalmente si compia.

La vita è nel midollo osseo.

Questo è il primo livello “superiore” di ogni pratica “standing”, non il solo percepire l’abbandono, il defluire verso il terreno, delle parti carnose, muscolari.

Questo è l’autentico stare nello scheletro, se sai come conoscerlo.

 

Ascolto battere il cuore e snodarsi gli arti a disegnare ghirigori delicati e precisi, e mi chiedo cosa sto immaginando, a che sogno sono così vicino, stracci di rigidità ora dimenticati.

Attenuo col corpo la tempera e darò così colori nuovi, inaspettati, ad una danza che cresce di giorno in giorno, ad un carattere capace di due opposte direzioni. Ali di un uccello libero nel cielo, animale immane che conserva tratti delicati

Come ogni bravo pugile sono bravo ad incassare, ma se manca la scherma d’assalto, lontano non potrò mai andare.

 

Ora resto sdraiato dentro me stesso ascoltando a fatica il linguaggio nuovo esplorato.

Scordati, mi dico e ripeto, per il ritorno di essere la stessa persona, che ogni volta e di nuovo è sempre così; scordati l’inferno.

 

Un grazie enorme a chi mi ha guidato ed accompagnato in questi oltre quarant’anni di pratica.

Un grazie

ad Angela, che da tre anni mi fa strada nel sapere taoista dell’Healing Tao System

ad Eleonora che mi ha preso per mano e, da un anno, mi accompagna nel sapere corporeo e di movimento del Body Mind Centering.

 

1. Diverse Arti di combattimento e salute: Tai Chi Chuan, Chi Kung e Kiko, Taiki Ken, Yi Quan, usano praticare posizioni statiche (standing) dando loro nomi diversi

 

 Ad aprire il post ecco:

La scultura "Ercole scaglia Lica” del Canova,

è un chiaro esempio della continuità e integrazione

che attraversano il corpo umano.

E’ sufficiente osservare come una linea di forza viaggia

dall'alluce del piede destro di Ercole e più su

fino alla sua spalla sinistra, attraverso tutto il suo braccio

e così pure attraverso tutto il corpo di Lica.

(http://bodythinking.com/it/)